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Lunedì, 29 Aprile 2024
I dati

Un miliardo di euro in meno dal 2024: così il governo fa cassa sui più poveri

Il reddito di cittadinanza verrà abolito per tutti a gennaio 2024 quando gli ultimi 700.00 percettori abbandoneranno il sussidio per passare al nuovo assegno di inclusione. Ma a conti fatti i fondi per il contrasto alla povertà saranno tagliati di 1 miliardo di euro e i redditi delle fasce più deboli della popolazione diminuiranno sensibilmente

"Il reddito di cittadinanza? Lo cancellerei altre mille volte" scandiva Giorgia Meloni dal palco di Atreju, appena pochi giorni fa. L'abolizione del sussidio, usufruito da più di 1 milione di nuclei familiari fino allo scorso luglio, è da sempre uno dei grandi cavalli di battaglia della destra di governo. E dalla sua abolizione il governo conta di guadagnare anche un discreto tesoretto. 

1 miliardo di euro in meno per la lotta alla povertà

A novembre 2023 dal taglio del reddito di cittadinanza lo Stato ha risparmiato pressapoco 200 milioni di euro rispetto allo stesso mese del 2022. Ma è solo l'inizio: ulteriori risparmi dovrebbero essere previsti da gennaio 2024 quando la misura sarà abolita per tutti. Attualmente infatti ci sono ancora 700.000 nuclei familiari considerati "non occupabili" che stanno ancora percependo il sussidio. Dovranno fare domanda in massa per l'Adi, acronimo che sta per "Assegno di inclusione". Gli altri 300mila che hanno invece perso il reddito di cittadinanza sono già tenuti, da qualche mese, ad aderire al nuovo patto di supporto formazione lavoro che dà diritto a un contributo mensile di 350 euro mensili da parte dell'Inps. 

Ma l'evidenza è che, di fatto, con l'abolizione del reddito di cittadinanza il governo taglia risorse per contrastare la povertà, proprio nel momento in cui l'Istat certifica il suo incremento. Le risorse complessive impiegate per il finanziamento del reddito di cittadinanza sono ammontate nel 2022 a 8 miliardi di euro. Quelle per l'assegno di inclusione e per il patto per il lavoro saranno pari a un massimo di 7,076 miliardi di euro per il 2024 e il 2025. Ne deriva un tesoretto di almeno un miliardo di euro reso possibile grazie alle nuove strettoie per accedere ai sussidi statali che, complessivamente, diminuiscono per tutti. Un risparmio che non viene utilizzato né per incentivare le politiche attive del lavoro, né per alzare i sussidi di quelle categorie (anziani o disabili, ad esempio) che non possono più lavorare.

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Il risparmio sbandierato dalle stime istituzionali viene di fatto ottenuto restringendo l'insieme degli aventi diritto ai sussidi e le tempistiche di erogazione. Per accedere al nuovo assegno di inclusione infatti è necessario che all'interno della famiglia sia presente un minorenne, un anziano o un disabile. Un accorgimento che, per il governo Meloni, è anche una scelta ideologica. Analizzando gli ultimi dati diffusi dall'Inps sul reddito di cittadinanza erogato tra il 2019 e il 2023, ci si accorge che i single che l'hanno percepito sono stati oltre 350mila. Lo scarto di reddito mensile percepito da una singola persona rispetto a un nucleo familiare composto da cinque componenti con minori a carico, è stato di poco più di 380 euro mensili. Una stortura che necessitava sicuramente di accorgimenti: il governo l'ha risolta estromettendo, di fatto, tutti i single dagli aventi diritto. 

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Ma non solo. La nuova misura restringe la platea anche per quanto riguarda un parametro fondamentale: l'affitto. Se precedentemente la soglia Isee era fissata a 9360 euro di reddito familiare per chi aveva un contratto di locazione, ora le spese dell'affitto non entrano più nel calcolo per l'attribuzione del sussidio. La nuova soglia viene fissata a 6mila euro per tutti, un accorgimento che esclude molti dalla domanda. 

Criteri molti simili si registrano per il nuovo sussidio destinato agli occupabili, ovvero tutte le persone tra i 18 e i 59 anni che non hanno figli a carico e non hanno disabilità. Per accedere al supporto "per la formazione e il lavoro" bisogna possedere un Isee inferiore ai 6mila euro annui. Inoltre è attivabile per un solo anno e non più rinnovabile. Una particolarità che sa di coperta di Linus e che non risolve il drammatico problema della riqualificazione professionale degli italiani. 

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Secondo uno studio degli economisti Giovanni Bovini, Emanuela Di Carlo e Antonella Tomasi, pubblicato da Bankitalia, proprio per queste limitazioni la platea dei sottoscrittori tenderebbe a ridursi nel tempo fino ad arrivare ad appena 133mila nuclei nel 2027 dai 322mila del 2022. La platea di chi può sottoscrivere l'Adi, a differenza del Reddito di cittadinanza si restringerebbe invece di 900.000 potenziali unità, proprio grazie ai nuovi stringenti parametri. E gli stessi economisti mettono in guardia su quanto costerà l'abolizione del reddito di cittadinanza per le fasce più deboli della popolazione. 

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Complessivamente le famiglie che presentano i redditi familiari più bassi avranno a disposizione 1300 euro in meno l'anno. Ovviamente questa riduzione si abbatterà in particolar modo su chi riceve sussidi statali. Chi non avrà accesso al sussidio rischierà di perdere circa 4360 euro a partire dal 2024. Complessivamente il reddito, secondo le previsioni, si ridurrà per circa un milione di italiani in difficoltà. Il tesoretto del governo nasce da queste cifre. 

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Ma come se non bastasse, l'altro problema sono i ritardi con cui il governo sta gestendo i cambiamenti. Sono 1,6 milioni le persone per le quali dovrebbe essere attivo dal 1° gennaio 2024 l'Assegno di inclusione al posto dell'Rdc. Ma per fare domanda si è dovuto aspettare lunedì 18 dicembre per ritardi istituzionali. Complessivamente sono invece 1 milione i nuclei familiari che a gennaio potrebbero trovarsi senza alcun tipo di reddito, come denunciato dagli attivisti di "Ci vuole un reddito". 

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Gli stessi attivisti sottolineano che il 70% di chi doveva attivare il patto per il Supporto per la formazione e il lavoro sono di fatto rimaste escluse da ogni forma di sussidio. E si segnalano molte inefficienze: molte domande non sono presenti sulla piattaforma per errori informatici o banche dati che non si parlano. Il risultato? In molti non hanno ancora visto ancora un euro, né alcun progetto formativo dopo mesi. Come denunciato dalla Cgil solo il 20% delle richieste gestite dai Centri per l'Impiego ha ricevuto un bonifico. Un disastro praticamente annunciato. L'ennesimo dopo la beffa dell'abolizione del reddito di cittadinanza tramite sms di questa estate. 

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