rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

Conte si presenta in Parlamento con le dimissioni in tasca?

L'operazione centristi salta e per il premier i numeri si fanno più difficili. L'ipotesi di un governo di minoranza non piace al Quirinale. E allora l'Avvocato potrebbe lasciare dopo il voto al Senato. Per ottenere di nuovo l'incarico. O per presentarsi alle elezioni

A consigliarglielo oggi è Marco Travaglio, che con Palazzo Chigi mantiene da tempo un filo rosso. Ma ad adombrare l'ipotesi elezioni (e quindi le dimissioni di Conte) sono oggi anche i retroscena dei giornali. Per questo Giuseppe Conte potrebbe presentarsi domani, lunedì 18 gennaio, con le dimissioni in tasca alla Camera dove è atteso nel primo, ininfluente (perché lì il governo non ha problemi con la fiducia) dibattito per poi portarle al Quirinale dopo il voto del Senato. E, vista l'indisponibilità (ad oggi) dei partiti a un altro governo senza di lui, prepararsi ad affrontare le elezioni. 

Conte si presenta alla Camera con le dimissioni in tasca?

La situazione è infatti precipitata ieri dopo il naufragio dell'ipotesi dei centristi per Conte: dopo tre giorni di trattative l'Udc si è sfilata dall'operazione, mettendo in pericolo anche il gruppo Maie-Italia 23 mentre persino Clemente Mastella annuncia di avere l'intenzione di chiamarsi fuori a SkyTg24: "Io non sono né pilastro, né costruttore, su questa crisi sono molto diffidente. Dopo aver cercato di dare consigli su come risolvere la crisi, sono stato attaccato sul personale". Il riferimento è allo scontro su Facebook con Carlo Calenda ma l'impressione è che la situazione stia precipitando perché mancano i numeri, non perché abbondano le polemiche. E se il Corriere della Sera fa sapere che dallo staff del premier c'è ancora l'intenzione di andare in Parlamento a verificare i numeri della sua maggioranza, il direttore del Fatto nel suo editoriale quotidiano prima accusa il Partito Democratico di essere dietro all'uscita di Matteo Renzi dal governo e poi tuona: 

A questo punto non si vede perché Conte dovrebbe consentire a questi doppio e triplogiochisti senza faccia di giocare con la sua. Se oggi la Direzione Pd non uscirà con un no chiaro e definitivo al richiamo della foresta renziano, tanto vale che domani si presenti dimissionario alle Camere. Anziché andare al macello per conto terzi, saluti tutti e torni al suo lavoro (avendo la fortuna di averne uno).

L'ipotesi è più o meno la stessa che viene ventilata sugli altri giornali, dove si dice che l'alternativa è tra questo governo e le elezioni. O meglio: dopo l'addio alla conta dei Costruttori le ipotesi per il premier si fanno più grigie: 

Rinunciare alle comunicazioni e limitarsi a una informativa, così da evitare la conta in Aula? E poi salire al Quirinale per le dimissioni e aprire una crisi al buio? Il Conte ter è una strada, certo, ma il presidente la ritiene troppo pericolosa.

Il problema è che il pallottoliere in Senato si ferma a 154 e con l'astensione di Italia Viva ventilata ieri da Renzi si potrebbe aprire la strada solo per un governo di minoranza. Un governo debole, come sanno benissimo a Palazzo Chigi, che rischia in qualsiasi momento di cadere al primo trappolone parlamentare. E l'esatto contrario di quello che vuole il Quirinale. "Se non prendo la fiducia il governo cadrà in Parlamento, davanti agli occhi degli italiani — sarebbe l'idea del premeir —. E se a giugno si vota, la vittoria della destra è tutt’altro che scontata. Girerò l’Italia città per città, paesino per paesino, casa per casa...". Ovvero si presenterà alle elezioni. Con il MoVimento 5 Stelle o con una "sua" lista collegata (che ruberebbe voti a Pd e M5s). 

"Conte non ha i numeri"

"La maggioranza al momento sta tra 150 e 152. Non hanno i numeri", dice intantro Matteo Renzi ai parlamentari Iv secondo l'AdnKronos. "Stiamo uniti, siamo decisivi", incita il leader di Italia Viva che oggi però ha visto la prima defezione: Vito De Filippo è tornato nel Pd, ex-presidente della Basilicata e parlamentare di peso, in dissenso sulla scelta di aprire la crisi. "È stato accolto come un fratello, come lo saranno tuti quelli, eletti nel Pd, che torneranno", dice un big dem all'Adnkronos. Quello di De Filippo, per ora, è l'unico addio ed è alla Camera. Al Senato al momento c'è compatezza. Anche grazie all'astensione su Conte annunciata da Renzi che domani sera tornerà a incontrare i parlamentari Iv. "Si gioca tutto sui numeri... e Conte non ce li ha. Noi restiamo disponibili a discutere di contenuti e di quel patto di legislatura promesso da mesi e mai realizzato", dicono i renziani. Iv potrebbe rientrare in gioco? Pd e M5S non c'è alcuna apertura. "L'operazione con i centristi si è fermata perchè pensano che Renzi potrebbe tornare in partita ma non è così", dicono fonti parlamentari dem. Ma "si continua a trattare". Il premier Conte "andrà in aula, farà un discorso rivolto al Paese e vediamo cosa farà Renzi. Se vota contro, mezzo gruppo si sfila...". Conte, è la convinzione, supererà il passaggio al Senato e "poi dal giorno dopo si lavora a rafforzare la maggioranza". Se non arriva a 161, però, sarà un governo di minoranza. "Forse, ce ne sono tanti in Europa", si osserva mentre sullo sfondo resta un pericolo. Quello della mozione di sfiducia di Giorgia Meloni e il timore che Renzi possa votarla.

Il Pd dunque non sembra intenzionato a ricucire i rapporti con Iv. "I sì saranno più dei no" al Senato, dice un big dem. E se anche non fossero 161 "i governi che li avevano, sono almeno 10 nella storia repubblicana". Ma nel Pd c'è comunque preoccupazione: "Siamo preoccupati per il Paese perché aprire una crisi al buio, come ha fatto Matteo Renzi con il suo partito, è incomprensibile per gli italiani e per tutti. Quindi, nell'interesse del Paese cerchiamo una maggioranza politica che raggiunga gli obiettivi che ci siamo dati in Europa", dice Debora Serracchiani. Poi in serata arriva una nota del Nazareno che invita tutti alla responsabilità in aula. "L'Italia ha bisogno di sicurezza, stabilità e futuro. Invece, come prevedibile, con l'apertura della crisi da parte di Italia Viva si stanno determinando condizioni sempre più difficili per garantire un governo adeguato al Paese in una situazione di emergenza, rischiando di aprire scenari imprevedibili". "Dopo l'approvazione della bozza di Recovery per la rinascita e lo sviluppo e in piena pandemia, con la crisi l'ltalia sta pagando un prezzo immenso. Il Pd lo ha sempre ribadito con grande chiarezza e trasparenza: i problemi vanno affrontati e risolti, non aumentati e fatti esplodere. Ora -si sottolinea nella nota dem- per garantire una piena trasparenza si vada nelle sedi appropriate, quelle parlamentari, dove tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità per salvaguardare gli interessi del Paese''. Stamattina Zingaretti riunirà la Direzione. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Conte si presenta in Parlamento con le dimissioni in tasca?

Today è in caricamento