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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Mori non favorì il boss Provenzano: una legge e un film dopo l'assoluzione

Il generale Mario Mori, ex comandante dei Ros e direttore del Sisde, si racconta per la prima volta dopo l'assoluzione definitiva per la mancata cattura di Bernardo Provenzano: la sua vita nel nuovo film di Ambrogio Crespi. E una legge "per far sì che quello che è capitato a me non accada mai più a nessun altro"

Durante la conferenza è stato presentato il docufilm "Il Generale Mori. Un'Italia a testa alta" di Ambrogio Crespi, in cui il generale si racconta in una lunga intervista "face to face" con Negri. “Sono felicissimo dell'idea del film che Ambrogio Crespi sta realizzando sulla mia vita - ha osservato Mori - Ritengo di non meritare tanto onore e attenzione e sono quasi imbarazzato di dover raccontare di un lavoro che mi vede protagonista. Aspetto con ansia di vedere il risultato perché ancora non lo conosco”. Dal rapporto con il padre, a cui dava rigorosamente del “lei”, ai momenti più rilevanti della sua carriera militare. Dagli anni della lotta al terrorismo come comandante della Sezione Anticrimine del Reparto Operativo di Roma, all'epoca siciliana: il rapporto con Falcone e Borsellino, la nascita dei Ros e del nuovo “metodo” per la lotta alla mafia, gli arresti eccellenti, fino alle dolorose vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto e da cui è uscito totalmente innocente. E poi la nomina come direttore del Sisde all'inizio del nuovo millennio e di una nuova “guerra”, quella contro il terrorismo internazionale. Le parole e i ricordi si alternano a ricostruzioni cinematografiche di alcuni momenti importanti della vita del Generale, e agli interventi di magistrati, giornalisti e di alcuni dei “suoi” uomini, come l'allora capitano Giuseppe De Donno, autore della famosa informativa “mafia e appalti”, che hanno acconsentito a partecipare a quello che è un vero e proprio ritratto di un pezzo importante della storia italiana.

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