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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il retroscena

Fronda pacifista M5s e Conte impone il silenzio

Pentastellati divisi sull'invio delle armi in Ucraina, come anche sull'aumento delle spese militari fino al 2% del Pil

È come se il Presidente dell'Ucraina Zelenskyj, con il suo discorso all'Italia, avesse dato coraggio a chi, dentro il Movimento 5 Stelle, ha una posizione diversa dalla maggioranza parlamentare e non è allineato col Governo. Infatti oggi si sono espressi alcuni parlamentari pentastellati, scettici o addirittura contrari al voto espresso dai loro colleghi alla Camera sul decreto Ucraina (invio di armi) e sull'ordine del giorno che impegna il governo ad aumentare le spese per la difesa al 2% del Pil italiano.   

Emerge così una vera fronda di parlamentari del Movimento 5 Stelle definibili pacifisti. Il problema è che la maggioranza di questi parlamentari si troverebbe in Senato, dove, a questo punto, il decreto rischia di spaccare il Movimento. Motivo per il quale oggi il Presidente Giuseppe Conte ha richiamato i suoi ad evitare interviste e esternazioni con la stampa sul tema delle armi. 

Al netto della dura posizione del senatore Petrocelli, che ha imbarazzato tutto il Movimento, oggi ha parlato il deputato Giuseppe d'Ippolito (M5s) che ha detto di non aver "votato a favore dell'invio delle armi da parte dell'Italia e continuo a rimanere convinto che la via diplomatica e la via delle sanzioni siano l'unica strada per contrastare l'odiosa invasione di Putin. Continuo a rimanere convinto, così come il Papa, così come il nostro presidente Conte, che l'incremento delle spese militari non è una strada da perseguire, non è una priorità. Quelle risorse devono essere utilizzate per i più deboli".

Già, perché il primo ad aver espresso una posizione pacifista è proprio Giuseppe Conte, il quale, in una riunione di ieri con i vertici del Movimento ha ribadito la posizione secondo cui "il carobollette e caroenergia restano la questione prioritaria per il M5s e certo non è pensabile procedere ad incrementi della spesa militare nel contesto attuale di enorme sofferenza economica di famiglie e imprese''. Eppure è stata proprio la maggioranza del suo partito alla Camera a votare l’ordine del giorno, che impegna il Governo ad aumentare le spese per la Difesa fino al 2% del Pil. 

Un fatto che ha innervosito l’ex Presidente Conte. Soprattutto dopo alcune uscite dei suoi. Negli scorsi giorni il senatore Gianluca Ferrara (M5S) aveva già detto che "mandare armi letali all'Ucraina aumenta in maniera esponenziale le probabilità che possa esserci celermente un'escalation senza ritorno". Voce a cui si era aggiunta quella del senatore Mauro Coltorti, che aveva detto: "Io sono un pacifista da sempre. Ho fatto l'obiettore di coscienza. Questo conflitto lo vedo in modo realista. Alimentare il conflitto con le armi vuol dire creare una situazione in cui moriranno più persone, il conflitto durerà di più, verranno distrutti maggiori tessuti infrastrutturali del Paese con un rischio escalation. Siccome tengo alla vita delle persone faccio un discorso diverso e credo si debba andare rapidamente verso un accordo, un negoziato di pace, con le parti che in qualche devono trovarlo. Come Italia dobbiamo lavorare su questa strada, non su altre". 

Insomma Conte ha capito che il suo Movimento è di nuovo vicino ad uno scontro interno. Non solo fra Camera e Senato. Secondo fonti interne M5s, lo stesso Senato è diviso fra chi (sarebbe la maggior parte) condivide la posizione pacifista di Conte e chi vede la posizione dell’ex Premier come demagogia pura, per cui vale la frase latina "Si vis pacem, para bellum" (se vuoi la pace, prepara la guerra). Anche per questo Conte ha frenato la comunicazione dei suoi, almeno dei vertici. Draghi è stato chiaro: "Aiutare l’Ucraina anche con le armi". Conte deve serrare le fila, se no rischia lo scontro col Governo. 
 

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