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Sabato, 27 Aprile 2024
Referendum

"Il pareggio di bilancio va abrogato, ecco perché": intervista a Gaetano Azzariti

Il costituzionalista, professore alla Sapienza di Roma e membro del comitato promotore, spiega i motivi che poteranno gli italiani alle urne: "Dobbiamo ricominciare a insegnare la grammatica Costituzionale al Paese.

E' arrivato il momento di rimettere i diritti al centro. Così vogliono fare i membri del comitato promotore del referendum per abrogare il pareggio di bilancio, inserito nella Costituzione con l'articolo 81 nel 2012. Tra loro tanti personaggi della politica e della cultura, dal mondo del diritto a quello delle associazioni e del terzo settore.

Ne abbiamo parlato con uno loro: il professor Gaetano Azzariti, costituzionalista, che insieme a Stefano Rodotà appoggia le ragioni del referendum. E' lui stesso ad ammettere che senza diritti al centro si torna "nella giungla dello Stato di natura, dove vige la legge del più forte".

Se invece i diritti si riprendono verso dove si va?

"Si va verso lo Stato Civile, la contrapposizione è quella classica. Torniamo finalmente a formare una comunità fondata sui diritti, come si diceva già nel seicento e non da ieri. Sono il fondamento della convivenza civile, non lo è certo il pareggio di bilancio"

Il pareggio di bilancio è stato inserito nella Costituzione e approvato molto velocemente nel 2012. Da allora sono passati due anni in cui è aumentata la povertà, la disoccupazione ed è diminuita anche la capacità produttiva del nostro sistema industriale. Non è troppo tardi?

"C'era una trasmissione televisiva, tempo fa, che insegnava l'alfabeto agli italiani. Si intitolava 'Non è mai troppo tardi' e ha raggiunto i suoi obiettivi, visto che molta gente così ha imparato a leggere e scrivere. Non so se il parallelo è corretto ma potremmo ricominciare a insegnare la grammatica Costituzionale al Paese. Noi viviamo una fase di grande incultura costituzionale che porta distanza dai diritti. Così pensiamo di rimetterli al centro dell'attenzione. E' vero: molti danni sono stati fatti. Allora è arrivato il momento di fermarci per riflettere davvero e comprendere a pieno l'importanza della centralità dei diritti"

La gente non conosce la Costituzione e i suoi principi che fondano i diritti di tutte e tutti. Questa distanza non è la stessa che c'è oggi tra popolazione e istituzioni, tra strada e politica di palazzo?

"E' chiaro la società civile abbia risentito delle scelte della politica, indirizzate a risolvere la crisi con austerità e principi neo-liberisti, che non hanno portato benefici. La cultura è anche quella che il sistema politico diffonde e in questi anni è stata diffusa una cultura politica con una forte disattenzione nei confronti dei diritti del cittadino"

Quindi la crisi è rimasta e gli economisti non ci hanno salvato. Ci salveranno i giuristi e i costituzionalisti?

"Solo il Parlamento, la rappresentanza popolare e la ricostituzione della rappresentanza politica potrà salvarci. Non saranno né gli economisti né i costituzionalisti e non sarà questo ceto dirigente che ha fallito e continua a fallire. Non è un problema generazionale: oggi ci sono molte facce nuove in Parlamento ma l'impostazione delle culture costituzionali è rimasta la stessa. Pensate soltanto ai discorsi che si fanno sull'articolo 18: cambiano le persone ma c'è una sostanziale continuità con il passato. Allora adesso bisogna cambiare questa impostazione e di conseguenza anche le persone"

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