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Sabato, 27 Aprile 2024
L'epidemia

Terza ondata o "rimbalzo" della seconda? Ecco qual è la grossa differenza rispetto all'estate

"Gli ospedali e in particolare le rianimazioni non si sono svuotate del tutto" spiega Emanuele Catena, primario delle rianimazioni del Sacco che ha in cura molti malati Covid. In questo scenario "basta poco perché le cose si complichino"

414 morti e più di 18mila contagi: il bollettino di ieri: il rapporto tra test e positivi sale al 14,8%, e cresce anche il numero di pazienti negli ospedali. In Lombardia le chiamate al 112 nei giorni a cavallo di Capodanno hanno fatto alzare la soglia di attenzione negli ospedali. A che cosa stiamo assistendo: è solo un rimbalzo delle riunioni familiari durante le Feste o siamo ai piedi di quella montagna che si chiama terza ondata?. Stiamo alla realtà, alle opinioni di chi vive tutti i giorni la situazione ospedaliera.

Coronavirus: le terapie intensive non si sono svuotate nella seconda ondata

"Ora non siamo in crisi - dice al Corriere della Sera Emanuele Catena, primario delle rianimazioni del Sacco di Milano - ma in questo scenario basta poco perché le cose si complichino". Si guarda a cosa sta succedendo dai nostri vicini europei per intuire i trend: "In Italia sequenziamo troppo poco e non conosciamo bene quali e quante varianti stiano girando sul territorio. La speranza è che le nostre curve non rispecchino in ritardo quelle ad esempio dell’Inghilterra".

La certezze di Catena è che siano "finiti gli effetti del lockdown di novembre. Questa volta la curva di discesa è stata molto lenta e ora purtroppo si è fermata". Impossibile dire con certezza adesso "se le oscillazioni degli ultimi dati siano un inizio di terza ondata o una coda di una seconda ondata lunga".

Covid: la differenza grossa tra la fine della prima e della seconda ondata

C'è un problema grosso rispetto alla scorsa estate: "A differenza di quanto accaduto con l’estate, gli ospedali e in particolare le rianimazioni non si sono svuotate del tutto".

"Ora in Lombardia ci sono 473 persone in terapia intensiva. Che sono meno della metà del picco vissuto a novembre, ma sono comunque un livello medio da cui ripartire nel caso dovessero tornare ad aumentare i ricoveri più gravi".

In Italia torna ad aumentare il numero di regioni che supera il livello d'allerta per i posti occupati da pazienti Covid in terapia intensiva: la soglia fissata dal ministero si attesta infatti al 30% e corrisponde alla media nazionale, ma secondo i dati forniti da Agenas, aggiornati al 6 gennaio, a superare questa soglia sono al momento 11 regioni, cinque in più rispetto a una settimana fa. Sono Provincia autonoma di Trento (50%), Lombardia (38%), Veneto (37%), Provincia autonoma di Bolzano (35%), Umbria (35%), Friuli Venezia Giulia (35%), Puglia (33%), Lazio (32%), Emilia Romagna (31%), Piemonte (31%), Marche (31%). In bilico la Liguria, al 30% di occupazione.

Se la terza ondata in arrivo è per ora solo un'ipotesi, è certo invece che l'impatto dei vaccini sia molto lontano. Gennaio e febbraio saranno molto probabilmente mesi duri.

Cosa ci sarà nel nuovo Dpcm e nel decreto legge del 16 gennaio 

Fonte: Corriere della Sera →
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