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Venerdì, 26 Aprile 2024

Cinque milioni di test rapidi sul coronavirus per gli alunni delle scuole

Il ministero della Salute punta all’analisi della saliva che dà il risultato in 20 minuti. E diversi enti locali hanno già scritto dei protocolli per far entrare i medici in classe

Repubblica racconta oggi che c'è un piano del governo per fare cinque milioni di test rapidi sul coronavirus per gli alunni delle scuole. Attualmente si resta appesi al tampone, che quando va bene permette di conoscere la positività o la negatività della persona analizzata nel giro di 24 ore. Ma i tempi quasi sempre si dilatano, con ritardi sia al momento della prenotazione che nella esecuzione delle analisi in laboratorio. Finisce che ci vogliono anche tre o quattro giorni per sapere l’esito. E nel frattempo i compagni di classe e i contatti stretti dello studente o del professore che ha fatto il test restano sospesi, in attesa di capire se scattano o meno le quarantene e se altri alunni devono fare anche loro gli esami. Ora potrebbe cambiare tutto: 

Martedì scorso il commissario, Domenico Arcuri, ha parlato con il Cts dell’idea di acquistare un alto numero dei test rapidi, circa 5 milioni. Nelle sue intenzioni servirebbero prima di tutto per gli aeroporti, dove si controlla chi arriva da Paesi considerati a rischio, cioè per ora da Croazia, Grecia, Spagna e Malta. Ma il ministro alla Salute, Roberto Speranza vuole appunto usare anche a scuola quel tipo di esami, che sono detti “antigenici”, perché rilevano attraverso la saliva la presenza della frazione di proteina della superficie del coronavirus.

Il loro problema oggi è la affidabilità, non ancora al livello di quella dei tamponi, che dal punto di vista diagnostico restano lo standard. Per questo al ministero stanno mettendo insieme i dati di quelli fatti fino ad ora, ad esempio proprio negli aeroporti come Fiumicino, per ottenere le evidenze scientifiche del loro funzionamento e quindi allargarne l’uso anche alle scuole. Intanto svariati produttori stanno entrando nel mercato con kit che vengono pubblicizzati come molto affidabili ma che ancora devono essere in buona parte validati dalle istituzioni sanitarie pubbliche.

Ma dietro all’idea di acquistare un gran numero di test antigenici c’è anche un’altra partita, quella dei controlli a chi arriva dalla Francia e eventualmente da altri Paesi dove la diffusione del virus cresca in modo preoccupante. Al ministero ci pensano ormai da giorni e in questo momento sono in campo le diplomazie dei due Paesi, che stanno studiando un sistema di reciprocità.

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