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Venerdì, 26 Aprile 2024
Prevedere le eruzioni

I Campi Flegrei potrebbero essere più vicini ad una nuova eruzione

I terremoti e l'attività degli ultimi decenni ha causato un progressivo indebolimento nella crosta della caldera, che rende più probabile un'eruzione. Lo suggerisce un nuovo studio dell'Ingv. Resta comunque solo una possibilità, ed è impossibile prevedere quando potrebbe avvenire

I campi flegrei sono la più ampia caldera attiva d'Europa. L'attività vulcanica prosegue, senza sosta, ormai dagli anni '50: gas idrotermali e magma intrappolati nelle profondità premono verso l'alto, sollevando il terreno in un'area larga 25 chilometri intorno a Pozzuoli, e nei prossimi decenni, secoli o millenni, potrebbero riuscire a spaccare gli strati di rocce superficiali, provocando una nuova eruzione vulcanica. Prevedere con cura, e in largo anticipo, i rischi è quindi fondamentale per garantire la sicurezza delle oltre 300mila persone che abitano all'interno della caldera. E un nuovo studio dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia va proprio in questa direzione, identificando un cambiamento avvenuto negli ultimi decenni nella crosta superficiale dei Campi Flegrei che modifica sostanzialmente la sismicità dell'area, rendendo più probabile un'eruzione nei prossimi anni. 

La struttura dei Campi Flegrei

La ricerca è stata appena pubblicata sulla rivista Communications Earth & Environment, del gruppo Nature, ed è stata realizzata in collaborazione con i ricercatori dell’University College London. Si basa sull'utilizzo di un modello di previsione delle fratturazioni della crosta prodotte dal risveglio di vulcani dormienti realizzato dai ricercatori di Londra, che è stato applicato per la prima volta in tempo reale proprio allo studio dei Campi Flegrei. 

“Abbiamo utilizzato per la prima volta il modello nel 2017, e da allora i Campi Flegrei si sono comportati esattamente come avevamo previsto, con un numero crescente di piccoli terremoti, indicativo della pressione sottostante”, spiega Christopher Kilburn, dello University College London. “Ora dovremo aggiustare le nostre prodcedure per stimare le chance che si apra un nuovo percorso con cui il magna o i gas potrebbero raggiungere la superficie. Questo è il primo studio di questo tipo a prevedere una fratturazione in un vulcano attivo. Rappresenta un cambio di passo verso l'obbiettivo di migliorare le capacità di previsione delle eruzioni in tutto il mondo”. 

L'ultima eruzione dei Campi Flegrei risale ormai al 1538, e in quel caso il vulcano era rimasto silente per oltre 3mila anni. Dal 1950, però, il vulcano è tornato tremare, con un'intensa attività sismica e quattro periodi di sollevamento del suolo susseguitesi negli ultimi 70 anni, il più intenso dei quali è avvenuto tra il 1982 e il 1984.

“Lo studio evidenza che, nonostante il livello del suolo raggiunto oggi sia superiore di oltre 10 cm a quello raggiunto durante la crisi bradisismica del 1984, la deformazione inelastica sta avvenendo con un livello di sforzo inferiore rispetto al 1984”, afferma Stefano Carlino dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV (INGV-OV). “Questo risultato suggerisce che, nel corso degli episodi di sollevamento della caldera dei decenni passati si sono progressivamente prodotte modifiche dello stato fisico della crosta e che questi cambiamenti non possono essere trascurati nello studio della dinamica vulcanica in atto e nelle sue evoluzioni future”.

Stando alle analisi dei ricercatori, la crosta della caldera flegrea starebbe attraversando un progressivo passaggio da una fase “elastica” a una “inelastica”, in cui ogni nuova sollecitazione provocata dal sollevamento viene immediatamente scaricata sotto forma di terremoti. Il risultato è che in futuro la fratturazione degli strati di roccia superficiali potrebbe diventare rapida, ed essere preceduta da precursori sismici meno intensi di quanto atteso solitamente per la risalita magmatica. 

Un eruzione di questo tipo, avvertono però gli scienziati, è però solo uno degli scenari possibili – il peggiore – ed è assolutamente possibile che il terreno continui a sollevarsi e riabassarsi per un lunghissimo periodo senza conseguenze, o che nei prossimi anni i Campi Flegrei tornino di colpo a quietarsi. Per ora, insomma, le conclusioni della ricerca hanno un valore puramente scientifico, e non permettono di trarre conclusioni rilevanti per la sicurezza degli abitanti della zona. Approfondendo queste ricerche, però, sarà impossibile in futuro imparare a prevedere con maggior precisione le dinamiche che precedono l'eruzione di vulcani dormienti. Sia in Italia, che nel resto del mondo. 

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