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Sabato, 27 Aprile 2024
Calcio

Fiorentina, quindici giorni e due finali per riscrivere la storia

Dopo quella di Coppa Italia, la squadra viola conquista anche la finale di Conference League. I meriti di Italiano e la maturazione di una squadra sbocciata alla fine di un inverno difficile

Due tavole imbandite alle quali sedersi, due titoli messi in palio in altrettante finali, per quindici giorni che potrebbero far redigere una delle pagine più belle nella storia del club. Fiorentina in Italia, nella coppa nazionale, e Fiorentina in Europa nella Conference League, protagonista del testa a testa che riserverà alla vincitrice la possibilità di alzare un trofeo. Inimmaginabile solo poco tempo fa, alle prese con la sterilità di un attacco che faticava a carburare, con i risultati a singhiozzo a rendere sempre meno nobile la collocazione nella graduatoria di Serie A, con i mugugni di una piazza che non ha mai – e va precisato – fatto mancare il suo supporto alla squadra, ma non ha né lesinato critiche né fatto piovere qualche fischio. Di disapprovazione, di delusione e frustrazione per un’annata che stava prendendo una piega poco gratificante al netto delle buone intenzioni estive.

E sulla graticola c’è finito anche Vincenzo Italiano. Normale, quando si è il timoniere di un’imbarcazione che ha faticato, parecchio, a trovare la rotta, sballottata dal mare magari non in tempesta, ma ben increspato dalle onde delle critiche scaturite da un rendimento che non trovava adeguata continuità. Radicale nella sue convinzioni, a partire da quell’ostinato turn-over e quell’essere fedele ai suoi principi di gioco anche quando la cose giravano nel verso sbagliato. Eppure, a distanza di mesi, il rumore dei detrattori è risultato sempre meno amplificato, poi trasformatosi in un brusio di sottofondo, ancora un pelo fastidioso, fino a cessare praticamente del tutto. Perché pur non venendo meno alle sue convinzioni, Italiano ha saputo ridisegnare la Fiorentina conferendole sembianze leggermente diverse (un 4-3-3 meno integralista e più dinamico nel passaggio a 4-2-3-1) ma trovando stabilità e certezze assenti in inverno, e sbocciate poco prima della primavera.

Anche la costante rotazione di quasi tutti gli effettivi a sua disposizione, alla fine, si è rilevata un valore aggiunto determinante, con buona pace di chi la riteneva superflua e poco funzionale. Senza un adeguato ricambio nell’undici iniziale, difficile immaginare di arrivare in fondo a due competizioni con la media di una gara ogni quattro giorni: le partite a fine stagione – contando le due finali – saranno 60, numero mai raggiunto nella storia del club viola in una singola annata, 37 delle quali solo nel 2023 in cinque mesi esatti. Italiano ha saputo reintegrare strada facendo gli infortunati, concedendo spazi sempre maggiori ai più in forma e alleggerendo il carico degli impegni ai più stanchi ed a chi accusava cali prestazionali. Una caratteristica che ha permesso alla Fiorentina di sfruttare sempre anche nel finale di stagione una delle sue armi maggiori, ovvero l’intensità, senza incorrere nel rischio di trovarsi in prossimità dei match clou con il serbatoio delle energie pericolosamente vuoto.

I match clou, tra Coppa Italia e Conference League, questa squadra li ha vinti. L’ultimo, a Basilea, con una rete arrivata quando nel cronometro c’era restata una manciata di secondi a separarla dalla lotteria dei rigori. Magari un segno del destino, o forse semplicemente il giusto premio per un gruppo che è arrivato a quota sei vittorie europee consecutive in trasferta ed ha saputo ribaltare la serataccia della semifinale di andata al “Franchi” con cuore, carattere e tanto spirito di sacrificio. Di sicuro, è il frutto di un lavoro portato avanti da un tecnico che per Firenze rappresenta una certezza: ora ci sono Inter e West Ham da battere, è vero, ma intanto il rendez-vous con la storia è già segnato sull’agenda. E pochissimi, a gennaio, avrebbero messo un centesimo sull’ipotesi di riempire le pagine del 24 maggio e del 7 giugno con due impegni così.

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