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Lunedì, 29 Aprile 2024
Calcio

La Lazio ed il Rovella “ritrovato”: quantità e qualità per la mediana di Sarri

Alla sua prima gara da titolare, il centrocampista ex Monza è stato una delle note più liete nel successo dei biancocelesti sul Torino, il primo stagionale davanti al pubblico dell'Olimpico

Non c’è solo il tanto auspicato successo casalingo, il primo clean sheet della stagione e la conferma dell’utilità di un Vecino che, al suo debutto da titolare in campionato si è preso la scena realizzando la rete che ha sbloccato il punteggio. Se la rete del centrocampista uruguaiano rende merito a chi si è opposto alla sua partenza con destinazione Turchia, in casa Lazio c’è posto anche per quella che è stata una delle note più liete nel 2-0 al Torino. Tessere le lodi di Nicolò Rovella e rimarcare le sue qualità potrebbe apparire superfluo, in considerazione della sua triennale presenza nella nazionale Under 21 e dell’ultima stagione che lo ha visto per ventidue volte in campo dal 1’ con il Monza, a cui ha fornito un prezioso contributo in termini di qualità e quantità. Eppure, in questo avvio di stagione, la domanda “che fine ha fatto?” ha finito per circolare, dopo quattro panchine ed un’oretta complessivamente accumulata in campo contro le sue ex (prima la Juventus e poi i brianzoli), anche per via di uno stato di forma non ottimale al suo arrivo a Formello.

Un Sarri che mostra sempre prudenza nell’inserimento dei nuovi (l’altro esempio lampante è costituito da Guendouzi, oltre che da Castellanos), gli ha concesso una chance dall’inizio contro il Torino, prendendo il posto nella cabina di regia del pluriutilizzato Cataldi, che Rovella ha saputo sostituire nel miglior modo possibile. Mansioni leggermente diverse da quelle a cui ci ha abituato: più posizionamento e meno uno contro uno rispetto all’esperienza in biancorosso, come ha fatto notare nelle dichiarazioni post partita, ma anche una fase di impostazione passata in generale più dai piedi di Luis Alberto che non dai suoi, nei quali a Monza veniva con regolarità recapitata la sfera in situazione di prima costruzione. Ma il Nicolò da Segrate, ventidue anni il prossimo dicembre ha svolto con diligenza ma soprattutto con efficacia il suo compito: palloni dispensati con intelligenza e precisione (lo scorso anno uno dei migliori, statistiche alla mano), concreto in fase difensiva e soprattutto oltre 13 chilometri corsi fino al triplice fischio, che ne hanno fatto un vero uomo ovunque.

In quel ruolo che lo scorso anno, complici sia i problemi fisici che un mancato allineamento ai meccanismi di gioco di Marcos Antonio, aveva visto Cataldi divenire imprescindibile, la Lazio ha ora un’alternativa in grado di sostenere il centrocampo, di fare legna ed all’occorrenza anche rifinire negli ultimi trenta metri di campo. E con il trittico Milan-Celtic-Atalanta prima della sosta, un aiuto non indifferente per ruotare la squadra e contestualmente modificarne le sembianze.

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