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Martedì, 30 Aprile 2024
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Che Tempo Che Fa, Gaia Tortora: “Bastavano 48 ore per rendersi conto che mio padre era innocente”

La figlia di Enzo Tortora racconta la folle vicenda giudiziaria che ha distrutto la vita del giornalista

“E’ il mio primo e ultimo libro. Non avevo fatto i conti con il doverne parlare dopo, che è una cosa tosta”. Così Gaia Tortora, ospite di Fabio Fazio nella puntata di domenica 19 marzo di Che Tempo Che Fa,  inizia una conversazione difficile, ma necessaria, sul suo libro “Testa alta e avanti”, che ripercorre il folle caso giudiziario che coinvolse suo padre, il giornalista Enzo Tortora, finito in carcere sulle basi delle deliranti accuse di un camorrista e prima ancora finito in un tritacarne mediatico che ha distrutto la sua immagine.

Una vicenda incredibile e, ovviamente dolorosissima per il protagonista e per la sua famiglia, di cui quest’anno ricorrono i quarant’anni.

Era il 17 giugno 1983 e Gaia Tortora stava sostenendo l’esame di terza media, quando si accorse che qualcosa non andava. “Mi fecero fare l’esame per primo quando avrei dovuto farlo per ultima, e mentre stavo facendo l’esame ho visto che arrivava mia sorella Silvia e lì ho capito che era successo qualcosa. Mi disse: ‘papà è in questura, ma non ti preoccupare, si risolve tutto. E invece non si risolse niente”.

Nel filmato che Fabio Fazio manda per raccontare la figura del giornalista e conduttore Enzo Tortora, non possono mancare le immagini della vergogna, di lui ammanettato, e poi quelle della sua battaglia giudiziaria, il suo proclamare la sua innocenza in tribunale, con parole forti e sicure: ‘Io sono innocente, spero lo siate anche voi’. E poi, il ritorno nella sua amata trasmissione 'Portobello', ormai stanco e provato, ma con quella frase coraggiosa, che si augurava di lasciarsi tutto alle spalle, come un brutto incubo svanito al risveglio: “Dunque, dove eravamo rimasti?”

“Mentre vedevo queste immagini pensavo che hanno tolto la possibilità della leggerezza a un’intera famiglia, perché, dopo, nulla è stato più come prima” dice Gaia Tortora. “Io ai ragazzi più giovani dico quello che dico sempre alle mie figlie: fatevi una vostra idea, non vi fermate alla prima impressione, raccogliete tutti gli elementi prima di farvi un giudizio”.

“Si pensa sempre che una volta che c’è stata l’assoluzione tutto è passato”, spiega la giornalista, “ma invece non finisce niente, mio padre diceva: ‘se dovessi vedere negli occhi di qualcuno che incrocio un dubbio, mi sentirei morire’”.

Enzo Tortora venne assolto da tutte le accuse, tornò anche in tv, ma pochi mesi dopo, sfinito da questa vicenda morì di tumore. Dice la figlia:

“In questa vicenda c’è la pesante responsabilità di una certa magistratura. Quella roba lì che per tanti anni ho chiamato malagiustizia, poi ho capito che era invece una persecuzione: sarebbero bastate 48 ore di verifiche per capire l’assurdità dell’accusa. Ma la cosa più dolorosa per me, è come l’informazione abbia trattato questa orrenda pagina. Ha fatto quanto la malagiustizia”.

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