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Sabato, 27 Aprile 2024
Il racconto della guerra

Lavrov su Rete 4 e il portavoce di Putin sulla Cnn: trova le differenze

L'intervista del ministro degli Esteri russo a 'Zona Bianca' messa a confronto con quella di Dmitry Peskov all'emittente americana

Quella di Giuseppe Brindisi al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov è stata "un'intervista perfetta" (come l'ha definita Paolo Mieli) oppure un comizio "senza alcun contraddittorio" come sostiene invece il presidente del Consiglio Mario Draghi? Lo scoop di Zona Bianca, (perché di scoop si tratta) ha dato la stura a un dibattito che non riguarda più (solo) la guerra in Ucraina ma il ruolo dei giornalisti e lo stato dell'informazione in Italia.

È giusto dunque indignarsi non solo con Lavrov per le sue fanfaronate (da "Bucha è una fake news" a "Hitler era ebreo"), ma anche con chi gli ha dato spazio? L'accusa principale mossa al conduttore di Zona Bianca è stata quella di non aver controreplicato alle dichiarazioni, a tratti sconcertanti, del ministro russo, o di non averlo fatto abbastanza. In altre parole, le critiche avanzate da vari commentatori, opinionisti e dallo stesso premier Draghi, non riguardano l'opportunità di dare la parola al Lavrov di turno, ma la mancanza di un adeguato contraddittorio per aiutare il telespettatore (o in altri contesti il lettore) a orientarsi in un terreno minato come quello della propaganda. 

Le altre importanti notizie della giornata

Per rendere chiaro il concetto, molti utenti citano sui social il video di un'intervista realizzata il 22 marzo scorso da Christiane Amanpour della Cnn al portavoce del Cremlino Dmitry Peskov come esempio di un lavoro giornalistico rigoroso che non offre appigli alla propaganda di Mosca. In effetti, senza voler dare giudizi di merito né gettare la croce su chicchessia, il confronto è condotto in uno stile decisamente diverso rispetto a quello che abbiamo visto su Rete 4. 

Il portavoce di Putin incalzato dalla giornalista della Cnn

Come si è svolta dunque l'intervista? Ne abbiamo fatto un breve resoconto. Nei 28 minuti di dibattito Amanpour ribatte di volta in volta alle affermazioni di Peskov, sottolineando ad esempio che gli attacchi dell'esercito russo nei confronti della popolazione civile sono documentati dalle immagini e dai racconti di giornalisti sul campo e degli stessi ucraini; confutando con fermezza la fake news secondo cui gli Stati Uniti avrebbero costruito laboratori di armi chimiche in Ucraina ("sono strutture sanitarie riconosciute orgogliosamente dagli Stati Uniti, dall'Organizzazione mondiale della Sanità e da altri governi e istituzioni internazionali"); e ancora ricordando al portavoce del Cremlino che in Russia la censura militare impedisce ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro ed evidenziando il ruolo della propaganda nell'orientare l'opinione pubblica.

"Che cosa pensa di aver ottenuto il presidente Putin in Ucraina?". "Che cosa sta andando storto?". "Qual è l'obiettivo strategico di Putin nel far saltare in aria tutte le infrastrutture civili di una città come Mariupol?". Queste alcune delle domande rivolte a Peskov nel corso di un confronto serrato, e come si dice, senza esclusione di colpi. 

Nel corso dell'intervista Amanpour rimprovera più volte i funzionari di Mosca di aver mentito sull'intenzione di invadere l'Ucraina e cita a proposito una dichiarazione dello stesso Peskov del 12 novembre scorso, in cui il portavoce del Cremlino dice che la "Russia non rappresenta una minaccia per nessuno" smentendo così le notizie, già circolate sulla stampa, di un possibile attacco. Per rendere più chiaro il tutto viene mandato in onda anche un video in cui, lo scorso 18 gennaio (e dunque poco più di un mese prima dell'attacco) il vice ministro degli esteri Sergei Ryabkov dice di non vedere "il rischio di una guerra su larga scala" perché "non vogliamo intraprendere nessuna azione di carattere aggressivo, non attaccheremo né colpiremo l'Ucraina". Da qui la domanda posta dalla giornalista britannica: "Immagino di non poterle chiedere il perché di queste bugie, ma come pensa che la Russia potrà essere presa sul serio dopo tutte queste bugie?".

Insomma, a Peskov la Cnn non ha fatto sconti, tant'è che alla fine il poco loquace funzionario russo ha parlato molto meno della sua interlocutrice ed è risultato a conti fatti assai poco convincente. 

Il ministro russo intervistato a Zona Bianca

E l'intervista di Lavrov a Rete 4? Diciamo che il piglio di Giuseppe Brindisi (qui il video) è stato molto meno aggressivo rispetto a quello della collega americana, pur premettendo che Lavrov e Peskov non hanno lo stesso peso politico, né probabilmente la stessa caratura intellettuale. Non sono mancate però prese di posizione non proprio accomodanti. Come quando il conduttore ha chiesto al ministro in che modo la presenza di qualche migliaio di militari nazisti possa "legittimare la denazificazione di uno stato sovrano che ha 40 e passa milioni di abitanti". Oppure quando ha fatto notare, parlando dei massacri di Bucha, che le immagini riprese da un drone il 12 e 13 marzo dimostrano "che i soldati russi erano su quelle strade, tra quei cadaveri".

In generale Lavrov ha potuto parlare abbastanza liberamente, cosa che non è riuscita a Peskov sulla Cnn. Qualcuno dice che nel dibattito sono mancate le obiezioni e le seconde domande, genere in cui in Italia non siamo certo maestri. Giuseppe Brindisi la vede così: "Credo da giornalista di aver fatto il mio mestiere, perché il mio mestiere non è quello di dichiarare guerra alla Russia, ma di portare a casa il maggior numero di notizie, e alla fine dei 40 minuti di intervista mi sembra di averne portate un bel po' e anche importanti".

E ancora: "L'altra accusa che mi viene fatta è che avrei dovuto essere un po' più aggressivo. Ora, premesso che non stiamo parlando del sindaco di qualche paesino ma del ministro degli Esteri russi, praticamente del braccio destro di Putin, verso il quale c'è un dovere di ospitalità, quindi devo dirgli buongiorno, benvenuto, e alla fine devo anche salutarlo, perché poi c'è anche la polemica sul mio 'buon lavoro' detto alla prova, premesso ciò, io ho due possibilità: posso fare il cavaliere senza macchia e senza paura che dice a Lavrov 'brutto stron*o che cosa stai combinando', e sicuramente Lavrov si alza e se ne va e non ho portato niente a casa. Il mio interesse è invece portare qualcosa a casa e cerco l'approccio il più possibile neutro che mi porti ad avere le notizie".

Come sempre le parrocchie si dividono. Se da una parte c'è chi sostiene che il conduttore abbia fatto il suo lavoro portando a casa un'intervista di indiscutibile valore giornalistico, dall'altra vengono criticate le "regole d'ingaggio" e la mancanza di contraddittorio perché il rischio, specie se c'è una guerra di mezzo, è quello di fare da grancassa agli aggressori e un torto agli aggrediti. Quello di Rete 4 resta oggettivamente un grande scoop. Ma tornando ad allargare l'obiettivo sul tavolo rimane soprattutto una domanda: perché Lavrov ha scelto di parlare proprio a una tv italiana, anzi agli italiani? Forse è questa la cosa che dovrebbe davvero preoccuparci. 

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