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Domenica, 28 Aprile 2024
L'intesa / Emirati Arabi Uniti

La benzina è davvero finita? Cosa si è deciso alla Cop28

Per la prima volta, quasi 200 Paesi si sono impegnati nella "transizione dai combustibili fossili". Dalle rinnovabili al nucleare, dalle case alle auto, ecco cosa prevede l'accordo Onu

Il caso ha voluto che a decretare quella che potrebbe essere la fine dell'era dei combustibili fossili sia stato un petroliere. "Un risultato storico", ha detto Sultan al-Jaber, direttore della principale compagnia petrolifera degli Emirati Arabi, nonché ministro dell'Industria di Abu Dhabi, nel salutare l'accordo finale raggiunto alla ventottesima Conferenza sul clima dell'Onu (la Cop28), da lui stesso presieduta. L'accordo, per la prima volta da quando questa conferenza viene organizzata, prevede l'impegno di quasi 200 Paesi di tutto il mondo ad abbandonare petrolio e gas, il cosiddetto "Global stocktake". Una "transizione" dai combustibili fossili, per la precisione. Ma dietro questo termine, secondo gli ecologisti, si nascondono scappatoie che di fatto rendono più lenta l'uscita da fonti inquinanti che, stando alle condizioni del Pianeta, è inevitabile e andrebbe al contrario accelerata.

I punti principali dell'accordo 

L'accordo esorta i Paesi a iniziare "la transizione dai combustibili fossili". Come dicevamo, questa è la prima volta che un testo finale della Cop cita espressamente l'addio a petrolio, gas e carbone. Le organizzazioni ecologiste avrebbero voluto una dichiarazione più forte, in cui si citasse l'obiettivo di "eliminare gradualmente" i combustibili fossili, con l'indicazione di un percorso chiaro nel tempo per arrivare allo stop definitivo. Ma l'opposizione dei Paesi produttori, guidati dall'Arabia Saudita, ha impedito il raggiungimento di questo obiettivo.

cop28 foto

Il testo di compromesso chiede di "abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050 in linea con la scienza". E riconosce inoltre "la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra in linea con il percorso di 1,5° C", uno degli obiettivi degli accordi di Parigi. L'impegno sulla transizione dei Paesi è volontario, e questo rischia di aprire la porta a possibili passi di indietro (come quello che potrebbero compiere gli Stati Uniti in caso di un ritorno di Donald Trump alla presidenza il prossimo anno, avvertono gli ambientalisti).

Scappatoie e debolezze

Il fatto che si sia sottolineato che la transizione debba avvenire "in modo giusto, ordinato ed equo" è un assist anche ai Paesi più poveri, che non hanno gli stessi mezzi di quelli più ricchi per accelerare l'addio a petrolio e gas. In realtà, questo fronte chiedeva più che altro maggiori finanziamenti, che però non sono arrivati. "I Paesi ricchi vogliono avere la botte piena e la moglie ubriaca - dice Teresa Anderson, responsabile globale di ActionAid per la giustizia climatica - Ma dovrebbero ricordare che non esistono obiettivi climatici gratuiti. Questo testo significa che i Paesi a basso reddito, già indebitati a causa dei costi dei disastri climatici, potrebbero essere costretti a fare scelte impossibili tra sicurezza economica e azione per il clima".

Gli ecologisti lamentano anche le alternative ai fossili citate dall'accordo, alcune delle quali non sarebbero così "verdi", ossia non inquinanti, come il testo le presenta: la cattura e lo stoccaggio del carbonio, i cosiddetti combustibili di transizione (come i biocarburanti cari all'Italia), l'energia nucleare (su cui ha insistito tanto la Francia), i mercati del carbonio (quelli in cui le industrie si scambiano quote di emissioni, come l'Ets europeo), e la produzione di idrogeno a basse emissioni (non solo quello "verde" ossia prodotto esclusivamente a partire dalle fonti rinnovabili). 

Case e auto

L'accordo fissa comunque l'obiettivo di "triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramenti dell'efficienza energetica entro il 2030". Quest'ultimo punto potrebbe avere un effetto sulle politiche abitative, per esempio: un modello potrebbe essere la legge europea sulla ristrutturazione degli edifici (la direttiva "Case green", come è stata ribattezzata), che l'Ue dovrebbe varare a breve. C'è poi l'impegno ad "accelerare la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto stradale lungo una serie di percorsi, anche attraverso lo sviluppo delle infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero e a basse emissioni". Infine, si invitano i Paese a "eliminare gradualmente, quanto prima possibile, i sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o le semplici transizioni".

L'accordo adesso andrà tradotto in realtà. "Siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo. Dobbiamo trasformare questo accordo in un'azione tangibile", ha detto al-Jaber. Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha salutato il testo finale togliendosi qualche sassolino dalla scarpa: "A coloro che si sono opposti a un chiaro riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili durante la Conferenza sul clima Cop28, voglio dire: 'Che ti piaccia o no, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili è inevitabile'. Speriamo che non arrivi troppo tardi", ha scritto su X.

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