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Sabato, 27 Aprile 2024
decennio decisivo

L'allarme Onu: "Siamo nel decennio decisivo per il clima"

Per l'Onu si può evitare la catastrofe, ma bisogna agire ora o sarà troppo tardi: siamo nel decennio decisivo di lotta ai cambiamenti climatici

Siamo nel decennio decisivo per contrastare i cambiamenti climatici causati dalle emissioni di gas serra. Il Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) ha pubblicato il rapporto di sintesi sul volume conclusivo del "Sesto Rapporto di Valutazione dell'IPCC", la più aggiornata e completa rassegna scientifica sui cambiamenti climatici in atto nel nostro pianeta. Quasi metà della popolazione mondiale è a rischio e l'impatto dei cambiamenti climatici ha anche moltiplicato il numero di morti. Per l'Onu c'è però ancora spazio per agire. 

Siamo nel decennio decisivo

Le emissioni di gas serra di origine umana alimentate dalla dipendenza dai combustibili fossili stanno danneggiando il pianeta, ma si può ancora fare qualcosa per affrontare, frenare e mitigare l'emergenza climatica in atto. Per l'Onu questo è il decennio decisivo, poi sarà troppo tardi e più avanza il riscaldamento più sarà difficile intervenire. Dipende tutto dall'uso dei combustibili fossili: è necessario avviare e finanziare politiche di adattamento, soprattutto per le aree più vulnerabili, e dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030, mantenendo vivo il target di Parigi di +1,5 gradi, come limite al riscaldamento globale.

Il rapporto Ipcc, l'impatto del riscaldamento globale sulle generazioni

"Nonostante i progressi ci sono lacune nelle misure di adattamento che agli attuali tassi di attuazione aumenteranno", mentre restano "divari tra le emissioni previste dalle politiche in atto e gli impegni assunti a livello nazionale: i flussi finanziari non raggiungono i livelli necessari". L'Onu lo ribadisce nel rapporto di sintesi dell'Ipcc, diffuso oggi, lavoro che conclude la pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici (AR6) del Gruppo di studio delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici.

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Ci sono opzioni "multiple, fattibili ed efficaci" per ridurre le emissioni e adattarsi ai cambiamenti climatici "e sono disponibili ora", ma "è essenziale un'azione accelerata per l'adattamento in questo decennio per colmare il divario tra l'esistente e ciò che è necessario", avverte l'Ipcc. Per mantenere il riscaldamento entro +1,5 gradi sopra il periodo preindustriale sono necessarie "riduzioni profonde, rapide e durature" delle emissioni di gas a effetto serra in tutti i settori, "dovrebbero diminuire già ora ed essere ridotte della metà entro il 2030, verso lo zero nel 2050. Lo sviluppo resiliente al clima, però, diventa progressivamente più impegnativo con ogni incremento del riscaldamento", dunque "le scelte che faremo nei prossimi anni giocheranno un ruolo fondamentale nel decidere il nostro futuro e quello delle generazioni che verranno".

"L'Europa rischia"

"Quasi la metà della popolazione mondiale vive in aree altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Negli ultimi 10 anni il numero dei morti per siccità, nubifragi e uragani è stato 15 volte più alto" e pure l'Europa rischia un aumento di morti e persone a rischio per di stress da calore. Così gli esperti di clima dell'Ipcc nella sintesi per i decisori politici del "Sesto Rapporto di valutazione" avvertendo che "in questa decade un'azione accelerata di adattamento ai cambiamenti climatici è essenziale. Nel frattempo occorre tagliare subito le emissioni di gas serra in tutti i settori e dimezzarle entro il 2030".

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Si prevede che il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore in Europa aumenti con il riscaldamento globale, raddoppiando o triplicando per un innalzamento della temperatura a 3 gradi centigradi, rispetto a 1,5, indica l'Ipcc. Il panel intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici dell'Onu identifica quattro categorie di rischi-chiave per l'Europa:

  • Ondate di calore su popolazioni ed ecosistemi; 
  • Siccità per la produzione agricola;
  • Scarsità di risorse idriche;
  • Maggiore frequenza e intensità di inondazioni.

Come ricorda Piero Lionello, autore del capitolo 13 e 4 del rapporto dedicati a Europa e Mediterraneo, "ci si attende che il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore aumenti con il riscaldamento globale, raddoppiando o triplicando per un innalzamento della temperatura pari a 3 gradi centigradi, rispetto a 1,5. Il riscaldamento ridurrà gli habitat adatti agli attuali ecosistemi terrestri e marini e cambierà irreversibilmente la loro composizione, con effetti la cui gravità aumenta al di sopra del livello di riscaldamento globale di 2 gradi. Le misure di adattamento allo stress termico della popolazione e il contenimento dei rischi da ondate di calore necessitano di molteplici interventi su edifici e spazi urbani", scrive Lionello.

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Sui rischi per la produzione agricola, lo scienziato ricorda che "a causa di una combinazione di caldo e siccità, si prevedono nel XXI secolo perdite sostanziali in termini di produzione agricola per la maggior parte delle aree europee" mentre il rischio di scarsità di risorse idriche nell'Europa centro-occidentale "diventa molto alto" nel caso di +3 gradi di temperatura, ma "nell'Europa meridionale il rischio è già elevato per un livello di riscaldamento globale di 1,5 gradi". A
causa dell'aumento delle precipitazioni estreme in molte aree Europee e dell'innalzamento del livello del mare lungo praticamente tutte le coste (un'eccezione è la penisola Scandinava), i rischi per le persone e le infrastrutture derivanti dalle inondazioni costiere, fluviali e pluviali aumenteranno in molte regioni d'Europa. 

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