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Domenica, 28 Aprile 2024
La decisione

Londra ordina lo stop al supporto vitale per Indi, la piccola "adottata" dall'Italia

Il governo Meloni aveva concesso la cittadinanza alla neonata inglese affetta da una malattia incurabile per consentire le cure a Roma, ma la giustizia inglese ha deciso diversamente. Il papà: "Una crudeltà"

Stop al supporto delle funzioni vitali per Indi, la neonata inglese affetta dalla sindrome da deperimento mitocondriale, dalle 15 (ora italiana) del 9 novembre. La decisione è del giudice Robert Peel. L'indicazione del giudice è di interrompere trattamenti in ospedale o in hospice e non a casa, contrariamente a volontà famiglia. Lo riferisce Christian Concern, l'organizzazione che supporta i genitori della piccola.

Il governo Meloni aveva concesso la cittadinanza italiana alla bimba nel tentativo di consentire il trasferimento in Italia per tentare le cure all'ospedale Bambino Gesù di Roma, ma l'ultima parola spettava alla giustizia inglese. Adesso la decisione è arrivata ed è quella che i genitori temevano. La famiglia, sostenuta dal Christian Legal Centre, ha infatti annunciato che presenterà ricorso.

Il papà di Indi: "Crudeltà verso la nostra famiglia"

"È vergognoso che l'ospedale e i tribunali del Regno Unito ignorino semplicemente l'offerta del Governo italiano", ha detto Gregory dopo la nuova pronuncia del giudice, secondo quanto riferisce Christian Concern. "Ho dovuto affrontare ripetute minacce da parte dell'ospedale - racconta - hanno cercato di intimidirmi e di accelerare la morte di Indi, anche quando ci sono ordini del tribunale in sospeso. Non sembra esserci alcuna attenzione o compassione, solo crudeltà verso di noi come famiglia".

Prima della sentenza, spiega l'organizzazione Christian Concern, "i vertici del servizio sanitario nazionale Nhs hanno minacciato di rimuovere il supporto vitale oggi, senza la presenza dei familiari", nonostante i rilievi sollevati dai legali della famiglia. "Il padre, Dean Gregory, non era in ospedale al momento della minaccia e ha detto che si sentiva come se stesse per avere un infarto quando è stato informato", riferisce l'ente, che ricorda come la sentenza sia stata pronunciata "nonostante il Governo italiano abbia concesso la cittadinanza a Indi e oggi abbia emesso misure di emergenza che ne autorizzano il trasferimento all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per cure specialistiche.

La malattia della piccola Indi

Indi Gregory ha otto mesi ed è affetta dalla sindrome da deperimento mitocondriale. Si tratta di una rarissima malattia genetica degenerativa che provoca il mancato sviluppo di tutti i muscoli.

Il sistema sanitario nazionale britannico (NHS), nei casi in cui vi sia una malattia che limita la vita del paziente, senza alcun trattamento/cura disponibile o probabilità di miglioramento, ritiene non etico somministrare un intervento medico che possa causare ulteriore dolore o danno al paziente e, "nel miglior interesse del bambino/a", anche la volontà dei genitori passa in secondo piano.

L'Alta Corte di Londra ha quindi disposto la sospensione dei trattamenti vitali, nonostante le richieste della famiglia della bimba di trasferirla in Italia presso l'ospedale Bambino Gesù di Roma, che si era offerto di seguirla e di prestarle cure specialistiche. 

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La premier Giorgia Meloni ha convocato un Consiglio dei ministri lampo ed è stato dato l'ok al conferimento della cittadinanza italiana. La decisione è stata presa per consentire il trasferimento a Roma. Il governo si è anche impegnato a coprire "i costi dei trattamenti sanitari che saranno ritenuti necessari".  

La mossa del governo italiano non rendeva automatico il trasferimento. L'ultima parola era comunque dell'alta corte di Londra.  

I legali della famiglia Gregory hanno poi reso noto che, nel pomeriggio del 7 novembre, "il console italiano a Manchester nella sua funzione di giudice tutelare ha emesso un provvedimento di urgenza, dichiarando la competenza del giudice italiano e autorizzando l'adozione del piano terapeutico proposto dall'ospedale Bambin Gesù di Roma e il trasferimento della minore a Roma". Il console "ha anche nominato un curatore speciale per gestire le procedure. Il decreto è stato comunicato dal curatore al direttore generale dell'ospedale britannico al fine di favorire la auspicabile collaborazione tra le autorità sanitarie dei due Paesi ed evitare un conflitto di giurisdizione", 

Il caso di Indi ricorda quello di Alfie Evans, risalente a cinque anni fa. Anche al bimbo inglese considerato inguaribile dai medici del Regno unito, per il quale si spese pure Papa Francesco, venne concessa la cittadinanza lampo dal governo guidato allora da Paolo Gentiloni. Sempre un giudice dell'Alta Corte aveva stabilito che la sospensione del trattamento era nel migliore interesse del bimbo. I genitori chiesero più tempo in virtù di un "elemento di relazioni internazionali" facendo riferimento proprio alla disponibilità della sanità italiana ad accogliere il piccolo. Gli avvocati che rappresentavano i vertici dell'ospedale responsabile delle cure di Alfie si erano opposti al trasferimento in Italia e il giudice confermò la decisione di sospendere il supporto vitale riconoscendo la giurisdizione britannica sul piccolo cittadino. È morto tra le braccia dei genitori a neppure due anni  dopo aver strappato altri 4 giorni alla vita con la ventilazione assistita.

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