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Domenica, 28 Aprile 2024
la polemica

"Centri per migranti come basi missilistiche: il governo è confuso"

I Cpr vengono finanziati ed equiparati a opere per la "difesa e sicurezza nazionale": la polemica politica impazza

Mentre il governo annuncia nuove misure per quella che ha definito "emergenza sbarchi", il dibattito politico si sposta sui Cpr, i centri di permanenza per i rimpatri. Dopo il provvedimento che potenzia il numero di questi centri e li considera come opere destinate alla "difesa e sicurezza nazionale" arrivano le prime reazioni. Ma oltre l'aumento del numero dei Cpr, è stato previsto anche la possibilità di detenere un migrante in questi luoghi fino a 18 mesi. 

"Cpr come caserme e basi missilistiche: piena confusione"

"Equiparare delle strutture di detenzione amministrativa a caserme o basi missilistiche rivela la piena confusione in cui è precipitato il Governo, ma soprattutto è segnale dei danni che si fanno usando il potere esecutivo senza responsabilità", dice la deputata Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Partito Demcoratico in merito alla nuova classificazione dei Centri di permanenza per il rimpatrio quali opere destinate alla "difesa e sicurezza nazionale".

"Forse il ministro Nordio potrebbe aver qualcosa da dire sullo status dei Cpr, dove chi ci finisce - sottolinea la parlamentare - non è più pericoloso per la sicurezza di assassini e terroristi reclusi nelle normali carceri, che non sono certo strutture equiparate al rango di difesa nazionale. Si sta torcendo il concetto di sicurezza a uso di propaganda e questo è pericoloso perché si annacquano e confondono le priorità della difesa e della sicurezza nazionale".

I Cpr saranno controllati dalla Forze dell'ordine e non dall'esercito, come riferito a Montecitorio dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, interpellato dai cronisti. Al giornalista che gli ha posto la domanda su chi dovrà controllare i centri, la cui logistica è affidata alla Difesa, il ministro ha replicato: "Ha fatto la domanda ma si è dato la risposta". "Quindi alle Forze dell'Ordine?". "Certo", ha replicato il ministro. 

Si potrà tenere un migrante nei Cpr fino a 18 mesi ma solo in 2 casi

La permanenza nel Cpr del migrante da espellere può essere prorogata fino a 18 mesi se, "nonostante sia stato compiuto ogni ragionevole sforzo, l'operazione di allontanamento sia durata più a lungo a causa della mancata cooperazione da parte dello straniero o dei ritardi nell'ottenimento della necessaria documentazione dai Paesi terzi".

E' quanto prevede il testo del "Decreto sud" - pubblicato in Gazzetta Ufficiale - che contiene due articoli con le novità introdotte sui Centri di permanenza per il rimpatrio. L'articolo 20 indica i limiti temporali per la permanenza dei migranti: il tempo standard è tre mesi (90 giorni) ma "qualora  l'accertamento dell'identità e della nazionalità ovvero l'acquisizione di documenti per il viaggio  presenti gravi difficoltà, il giudice, su richiesta  del questore, può prorogare il termine di ulteriori tre mesi".

I 20 milioni di euro per costruire i nuovi centri per migranti (che costeranno poi un milione e mezzo l'anno)

Nel decreto si prevede poi che "il termine complessivo di sei mesi può essere prorogato dal giudice, su richiesta del questore, per ulteriori periodi di tre mesi e per una durata complessiva non  superiore ad altri dodici mesi, nei casi in cui, nonostante sia stato compiuto ogni ragionevole sforzo, l'operazione di allontanamento sia durata più a lungo a causa della mancata cooperazione da parte dello straniero o dei ritardi nell'ottenimento della necessaria documentazione dai Paesi terzi". 

L'articolo 21 regola invece la progettazione e realizzazione delle strutture di accoglienza, permanenza e rimpatrio. Partiamo dagli edifici. Il decreto prevede che si possano usare immobili già esistenti. Per quelli realizzati invece da zero, il compito sarà affidato al Genio militare.  

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