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Lunedì, 29 Aprile 2024
Lo Stato sotto attacco

A che punto è il processo per le stragi di mafia

Nell'inchiesta sui mandanti occulti delle stragi mafiose Marcello Dell'Utri resta l'unico indagato dopo la morte di Silvio Berlusconi

Lo Stato sotto attacco per colpire magistrati, forze dell'ordine e uomini delle istituzioni dopo il maxiprocesso iniziato nel 1986 che aveva portato ad infliggere 346 condanne, di cui 19 ergastoli, per 2265 anni di carcere complessivi a capimafia e soldati di Cosa nostra. Nove bombe e 21 vittime è il bilancio della stagione stragista del 1992-1993. Su quegli attentati la procura di Firenze continua a portare avanti l'inchiesta sulle "entità esterne", che vede però ormai un solo indagato, Marcello Dell'Utri. L'altro era Silvio Berlusconi, morto lo scorso 12 giugno.

Dell'Utri unico indagato dopo la morte di Berlusconi

Del rapporto tra Berlusconi e Dell'Utri, descritto da quest'ultimo come "fraterno", si è tornati a parlare dopo il generoso lascito da 30milioni elargito dal Cavaliere al suo storico amico e collaboratore. Pochi giorni dopo, il 18 luglio 2023, Dell'Utri avrebbe dovuto presentarsi davanti ai magistrati della procura fiorentina per essere interrogato, ma ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Sulle stragi di mafia Dell'Utri sceglie il silenzio

Secondo i pubblici ministeri, l'ex senatore nonché co-fondatore di Forza Italia avrebbe "istigato l’organizzazione delle stragi per favorire l’affermazione di Forza Italia". Una tesi definita dall'avvocato difensore di Dell'Utri, Francesco Centonze "del tutto incredibile e fantasiosa". Sull'ex senatore pende tuttavia il pesante precedente di condanna per concorso esterno in associazione mafiosa: una sentenza pronunciata nel 2010 dalla Corte di Cassazione che ha condannato Dell'Utri a 7 anni di reclusione. I giudici palermitani scrissero che, a partire dalla metà degli anni Settanta, Dell'Utri intratteneva "rapporti diretti e personali con esponenti di spicco di Cosa Nostra" svolgendo inoltre "nello stesso periodo, un'intensa e costante attività di mediazione tra questi e Silvio Berlusconi; attività di mediazione volta, in un primo momento, a garantire all'ex premier protezione per sé e per la propria famiglia, e, successivamente, a sostenerne l'attività imprenditoriale e politica, in cambio di cospicue somme di denaro, che lo stesso Dell'Utri provvedeva a versare nelle casse di Cosa Nostra, così contribuendo a consolidare il potere del sodalizio criminale".

Le stragi per preparare la "discesa in campo" del Cavaliere

L'ipotesi dei pm di Firenze è che gli attentati del 1993 servirono per indebolire l'allora governo Ciampi (caduto nel gennaio 1994), diffondere una sensazione di paura tra i cittadini e favorire quindi l'affermazione politica di Silvio Berlusconi.

Secondo i pubblici ministeri, Berlusconi e il suo più stretto collaboratore sarebbero stati "beneficiari degli effetti dello stragismo". Il periodo delle stragi di mafia si sarebbe concluso dopo il 23 gennaio 1994 in virtù di una "assicurazione di Dell'Utri e Berlusconi".

In quell'ultimo attentato programmato, un ordigno sarebbe dovuto esplodere all'uscita dello stadio Olimpico di Roma. L'esplosione non avvenne per un malfunzionamento del telecomando che avrebbe dovuto azionare l'autobomba. Ma l'ipotesi più volte ritornata nelle tesi dei pm è che sia arrivato dall'alto l'ordine di sospendere l’azione.

L'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non è mai stato a processo con accuse connesse a reati mafiosi. Le indagini che lo vedevano iscritto nel registro degli indagati per inchieste connesse alla mafia furono sempre archiviate. Con un solo nome nel registro degli indagati, le indagini della procura fiorentina sui mandanti occulti proseguono.

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