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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Cos'è questa storia dei 27 milioni di vaccini trovati dal Veneto

Le regioni del nord sono pronte ad allearsi per comprare i farmaci anti-Covid, ma serve l'ok del governo. Intanto il presidente Zaia ha parlato di un'offerta per l'acquisto di "12 e 15 milioni di dosi, da due distinti intermediari" su cui sono in corso verifiche

Nel Regno Unito già 16 milioni di persone hanno ricevuto la prima dose di vaccino. Gli Stati Uniti viaggiano ad un ritmo impressionante con 53 milioni di dosi somministrate al 14 febbraio. L’obiettivo di Biden era  quello di arrivare a 100 milioni nei primi 100 giorni di mandato, ma "con i progressi che stiamo facendo - ha annunciato su Twitter il presidente americano - ritengo che non solo centreremo l'obiettivo ma lo supereremo". Non parliamo di Israele dove il 30% della popolazione ha già ricevuto sia la prima che la seconda dose.

E l’Unione Europea?  In Italia le dosi di vaccino somministrate sono appena 3 milioni, ma negli altri Paesi europei non va granché meglio. E mentre le settimane passano e i vaccini non arrivano, le carenze del piano studiato dall’Ue appaiono sempre più evidenti. E così, in attesa del farmaco monodose sviluppato da Johnson & Johnson (si parla di aprile), le regioni si stanno muovendo da sole. Il primo ad accelerare è stato il governatore del Veneto Luca Zaia che un paio di settimane fa ha annunciato di volersi muoversi in autonomia ma "nella legalità totale, rispettosi di tutte le leggi nazionali ed europee".

I 27 milioni di vaccini trovati dal Veneto e il confronto tra Zaia e Arcuri

Ieri sera lo stesso Zaia si è confrontato con il commissario Domenico Arcuri sulle forniture di vaccini anti-Covid individuate dal Veneto sul mercato. "Noi abbiamo chiesto che si faccia una verifica fino in fondo, è stato disponibile, ha chiesto i codici dei lotti per fare subito una verifica. Quindi ora Flor (direttore della sanità veneta, ndr) li sta chiedendo", ha spiegato Zaia. Ad ogni modo, "Flor mi dice che nei contratti, che io non ho visto, c'è scritto che l'acquirente può anche attivare un controllo terzo.... Quindi totale trasparenza".

Ma di quanti vaccini si parla?  "Ventisette milioni di dosi, divisi in due blocchi di 12 e 15 milioni, da due distinti intermediari" ha precisato il governatore. Chi sono gli intermediari di cui parla Zaia? E soprattutto: ci si può fidare? Domande che per ora restano senza risposta. A sentire il presidente del Veneto la trattativa sembra avviata. "Una Regione, un Paese non si può girare dall'altra parte. Non abbiamo fatto questa operazione per far politica. Ci sono 5 milioni di veneti che, potenzialmente, potrebbero chiedere di essere vaccinati. Quindi li vogliamo per tutti".

Le Regioni possono comprare i vaccini da sole?

Certo che "se è vero che ci sono potenziali 27 milioni di dosi sul mercato, se le dessimo in maniera equa a tutto il Paese copriremmo qualche mese di campagna vaccinale...", ha proseguito Zaia auspicando che si apra "una questione anche a livello europeo", perché il vincolo non sta in piedi di fronte alla necessità di vaccinare i cittadini. Al momento, ha infatti aggiunto il presidente del Veneto "lo Stato membro ha un vincolo contrattuale di non comprare fuori dall'ombrello europeo... Ma le Regioni no, loro sono legate all'autorizzazione nazionale e per questo noi abbiamo chiesto l'autorizzazione ad Aifa". Così la pensa anche Luigi Genesio Icardi, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e assessore regionale alla Sanità del Piemonte. "Al momento non c'è nessun divieto per l'acquisto dei vaccini da parte di una Regione. Se Zaia vuole può farlo. Devono però essere autorizzati dall'Ema e dall'Aifa. È già avvenuta la stessa cosa con le mascherine, quindi non vedo impedimenti".

Di recente anche il portavoce della Commissione Europea per la Salute, Stefan de Keersmaecker, ha precisato che le Regioni, se vogliono, sono libere di acquistare vaccini anti-Covid purché questi non siano coperti dalla strategia dell'Ue. "L'unica cosa che possiamo dire - ha affermato il portavoce - è che i vaccini che sono stati comperati o negoziati dalla squadra dei negoziatori, con la Commissione e gli Stati membri tutti coinvolti, sono parte del portafoglio e la strategia non permette negoziati paralleli. Questo è molto chiaro".

"Se invece - ha precisato - parliamo di vaccini che non sono coperti dalla strategia vaccinale, cioè comprati, manufatti o prodotti da società con cui non abbiamo accordi di acquisto anticipato, allora Stati o Regioni possono concludere contratti con tali sviluppatori lo possono fare: non c'è nulla nella strategia sui vaccini che lo impedisca. La principale domanda da farsi è se parliamo di vaccini coperti dalla strategia vaccinale oppure no". A sentire de Keersmaecker viene subito in mente il vaccino Sputnik V su cui per ora l'Ue non ha investito. Il problema, non di poco conto, è che il farmaco russo non ha ancora ottenuto il via libera dall'Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, che solo una settimana fa ha sottolineato di non aver "ricevuto ad oggi una domanda di revisione ciclica (rolling review) o di autorizzazione all’immissione in commercio". Ma per ora si tratta solo di un'ipotesi, i dettagli dell'offerta restano ovviamente top secret. 

Vaccini, la cordata delle regioni del nord. "Ma serve l'ok del governo"

Tra le regioni che acquisterebbero i vaccini in autonomia in prima fila c'è la Lombardia. "Certo, ci siamo dati da fare, stiamo collaborando con Zaia, abbiamo i nostri collegamenti. Siamo fermi perché fino ad ora il governo non autorizza gli acquisti da parte delle singole Regioni. Noi siamo rispettosi della legge e quindi aspettiamo l'autorizzazione", ha detto questa mattina il presidente della Regione, Attilio Fontana, a "Mattino Cinque". Secondo Fontana dunque per concludere un contratto d'acquisto servirebbe comunque l'ok del governo nazionale. Che però non è ancora arrivato. Il motivo? "Non so rispondere. Immagino che l'Italia avendo aderito al piano Von Der Leyen e si è vincolata a non fare acquisti al di fuori da questo piano. Penso che sia questa la ragione", suggerisce Fontana, che non ritiene quello delle aste al rialzo un problema in questo momento: "L'asta comunque è in corso in altri Paesi, il principio è giusto ma il problema è che non ci sono le dosi". Al momento, "le dosi non sono sufficienti per una vaccinazione di massa".

Una strada, spiega l’agenzia Dire, potrebbe essere che le Regioni si uniscano e comprino insieme i due lotti di dosi di vaccino trovati dal Veneto, oppure il Veneto stesso potrebbe acquistare le dosi e poi distribuirle alle altre Regioni, tenendosi ovviamente quelle necessarie, un numero che non è cosi' immediato calcolare. "In Veneto si vaccineranno 3,5 milioni di persone..", ipotizza Zaia. E non è tutto. Secondo indiscrezioni di stampa il commissario Domenico Arcuri avrebbe detto che se una Regione acquista tot dosi di vaccino, queste gli vengono poi scalate dalla fornitura nazionale e sono redistribuite tra le altre Regioni. Questo potrebbe far pensare che il gioco non valga la candela, ma per Zaia il tempo è in questo momento la variabile fondamentale.

"Se io compro cinque milioni di dosi e mi arrivano domani mattina, e Roma mi scala cinque milioni di dosi che mi avrebbero dato fra sei-sette mesi, comunque ci ho guadagnato.." ragiona il governatore. "Ma perché non dormano sonni tranquilli aggiungo una cosa: coi schei... (con i soldi, ndr) devono pagare loro i vaccini...". Insomma, una cosa per Zaia deve essere chiara: "Se noi recuperiamo i vaccini e lo Stato ci toglie i vaccini nazionali, ce li deve pagare".

Non è chiaro con quali aziende farmaceutiche il Veneto sia entrato in contatto. Zaia ha però assicurato che il costo dei vaccini è in linea con quello di mercato. In realtà quello del prezzo è un falso problema. Secondo i calcoli di Report, l’Italia dovrebbe sborsare per i vaccini anti Covid 1,5 miliardi di euro, la metà di quanti ne sono stati spesi per salvare Alitalia  e un terzo di quelli stanziati per il programma cashback. Un'inezia. Il nodo è semmai la disponibilità. Nonostante gli annunci di Zaia finora non c’è un contratto firmato né è chiaro di quali vaccini si sta parlando. Oltre al Veneto, tra le regioni che stanno provando a fare da sole ci sono Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Liguria. Insomma, i governatori del nord sono pronti ad allearsi per vincere la guerra dei vaccini.

Il Lazio guarda già al vaccino Reithera

Nel Lazio invece si guarda più in là. Alla fine dell'estate quando forse (ma è tutt'altro che scontato) arriverà anche il vaccino italiano. "Da ciò che apprendiamo - ha fatto sapere  l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato - il vaccino Reithera potrebbe essere disponibile a settembre, nella modalità di 100 milioni di dosi". Prima di allora bisognerà arrangiarsi con quello che c’è. Il Lazio, ha spiegato D’Amato, può somministrare fino a 800mila dosi di vaccino anti Covid al mese, circa 30mila al giorno, ma "ora stiamo marciando tra le 7mila e le 9mila vaccinazioni al giorno" ha detto l’assessore. "Per fare girare la macchina organizzativa a pieno regime "servono le dosi di vaccino".  Il cambio di passo è atteso con il via libera al vaccino Johnson and Johnson e l'estensione di quello di Astrazeneca fino ai 65 anni: "In presenza di queste due novità il piano vaccinale andrà riadattato, perché avremo due variabili importanti di cui possiamo prevedere un esito positivo". 

Edit. Il governatore Zaia ha rivelato a "Porta a Porta" che i lotti di cui si parla sono del vaccino Pfizer-BioNTech.

Edit 2: La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ritiene troppo rischiosa la strada di ricorrere a canali "alternativi" per acquistare i vaccini anti-Covid  "C'è zero garanzia" sui vaccini offerti, ha spiegato von der Leyen, "è estremamente rischioso, non sai che percorso ha fatto, se la catena del freddo è stata rispettata, se compri sul mercato nero ti prendi il rischio che potrebbe essere una sostanza diversa". Insomma, secondo la presidente della Commissione Ue si corre un "rischio enorme". 

Edit 3: "In Veneto non abbiamo avviato nessuna trattativa per l'acquisto dei vaccini". Lo ha tenuto a ribadire il presidente della Regione Luca Zaia nel corso del punto stampa in cui ha spiegato: "La Regione ha scritto il 3 febbraio scorso ad Aifa chiedendo l'autorizzazione a poter importare eventuali vaccini dall'estero. E non abbiamo fatto nulla in attesa di questa autorizzazione. L'Aifa poi ci ha dirottato sul commissario Arcuri che a sua volta ha chiesto una verifica sui lotti di vaccini". "Abbiamo sempre detto -ha sottolineato ancora Zaia- che vi voleva un ente terzo per validare i vaccini che ci erano stati proposti è una verifica che non compete a noi, e così abbiamo fatto".

Articolo aggiornato il 19 febbraio con le dichiarazioni di Luca Zaia. 

Cosa non torna nella storia dei 27 milioni di vaccini trovati dal Veneto

Articolo aggiornato alle 15:13 del 17 febbraio con le dichiarazioni di Eugenio Giani e Ursula von der Leyen​. 

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