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Sabato, 27 Aprile 2024
Mafia / Trapani

In banca e poi a comprare l'auto: così 10 anni fa Messina Denaro si muoveva indisturbato

Dall'ordinanza contro tre presunti fiancheggiatori emerge che, mentre tutto il mondo lo cercava, il boss usando documenti falsi avrebbe comprato personalmente una 500

Cittadini (apparentemente) al di sopra di ogni sospetto. Professionisti, che lavorano in uffici pubblici e ospedali, con la fedina penale immacolata. Che poi, però, scavando scavando, hanno qualche parentela mafiosa o comunque contatti con personaggi che al di là di ogni sospetto decisamente non sono. È lo spaccato che emerge dall'ultimo blitz che ha portato in carcere tre presunti fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, morto lo scorso settembre, figura attorno alla quale, come scrive la stessa Procura, permane "ancora oggi un'omertà trasversale e pressoché totale", tanto che nessuno - né un medico, né un operatore sanitario o un semplice impiegato di segreteria, con cui certamente durante la latitanza trentennale il capomafia ha avuto a che fare - ha fornito notizie spontaneamente. Ma "in questo contesto sconcertante" (sono sempre le parole degli inquirenti) ormai si arriva a tutto lo stesso: basta lavorare sui documenti, a cominciare dai tantissimi appunti e pizzini dello stesso Messina Denaro, studiare numeri di telefono e, attraverso le celle agganciate, anche gli spostamenti, per arrivare comunque - seppure con maggior fatica - alla meta.

Le indagini e gli arresti

Ed è proprio con questo tipo di indagine meticolosa, dove non ci sono intercettazioni, ma si mettono insieme, facendo collegamenti, le tessere di un puzzle che vanno a comporre poi volti, nomi e luoghi, che stamattina sono stati arrestati l'architetto Massimo Gentile, nato a Erice, ma dal 2019 dipendente comunale a Lambiate, nel Monzese, peraltro responsabile dei procedimenti del servizio Lavori pubblici, il tecnico radiologo Cosimo Leone, in servizio all'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, che è anche cognato di Gentile, e il giovane Leonardo Salvatore Gulotta. L'inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, che neanche dieci giorni fa hanno chiesto la custodia cautelare in carcere per i tre. A emettere l'ordinanza è stato il gip Alfredo Montalto.

Chi è l'architetto: dalle parentele mafiose al lavoro in Comune

Chi è prima di tutto Massimo Gentile? Come si legge nell'ordinanza è iscritto all'Ordine degli architetti dal 2001, ma è stato sospeso per motivi disciplinari nel 2016. Risulta poi agli inquirenti che nel 2017 lavorava a Campobello di Mazara, nella ditta intestata alla moglie di Andrea Bonafede (un altro faccendiere del boss, cugino omonimo del geometra che gli ha prestato l'identità nell'ultima fase della sua latitanza, soprattutto per curarsi), che si occupa di "colture di olivi e pompe funebri". Dal marzo 2019 Gentile è invece dipendente del Comune di Limbiate, dove nel frattempo si è trasferito. Ma l'architetto arrestato è anche parente di Salvatore Gentile, il marito ergastolano della maestra Laura Bonafede, che col boss aveva una relazione sin dal 1996. In più, i padri dei due Gentile sono cugini di primo grado. Secondo la Procura, inoltre, l'indagato avrebbe avuto "ripetuti contatti con pregiudicati mafiosi", come Nicolò Polizzi e Cataldo La Rosa. Il 21 febbraio 2020 avrebbe parlato per ben 13 minuti al telefono con il geometra Bonafede. Addirittura il 3 novembre del 2008, in base alle indagini del Ros, il capomafia di Campobello, Franco Luppino, detto "Perlana", era stato visto entrare in un bar del paese, il "Buena Vista Cafè", insieme a un uomo allora non identificato, sceso però da una Golf intestata e in uso a Massimo Gentile.

Carta identità Massimo Gentile - fonte PalermoToday

Il pizzino, la banca e la macchina comprata a Palermo

L'inchiesta su di lui è partita proprio dalla contabilità di Messina Denaro, ritrovata nel suo ultimo covo. Nel 2014 scriveva infatti: "10.000+500" per "Margot", che è il nome col quale soprannominava le sue macchine. E, in effetti, quello stesso anno, come hanno ricostruito i carabinieri, usando l'identità di Gentile, avrebbe comprato una Fiat 500 e, come poi è emerso dalle indagini, anche una moto Bmw, addirittura nel 2007. Quindi, mentre il capomafia era praticamente uno degli uomini più ricercati d'Europa, girava tranquillamente con un'utilitaria e una motocicletta intestate a un insospettabile professionista. E quel che più sorprende è che almeno la macchina, Messina Denaro l'avrebbe acquistata personalmente in una concessionaria palermitana, presentando una carta d'identità con la sua foto, ma identica a quella rilasciata a Gentile, seppure con un indirizzo di residenza, "via T. Bono 54" a Campobello di Mazara, che non esiste e una data di scadenza falsa.

Era l'11 novembre del 2014 e l'allora latitante aveva consegnato mille euro in contanti e 9 mila con un assegno circolare. Solo qualche ora prima, infatti, si era presentato nella filiale dell'Unicredit di corso Calatafimi, dove sempre con l'identità fasulla di Gentile, aveva versato in contanti i 9 mila euro, dichiarando che provenivano dalla sua "attività di vendita al dettaglio di capi di abbigliamento".Alla concessionaria era tornato anche il giorno successivo per ritirare la 500 e poi nuovamente l'8 gennaio del 2015 per prendere i documenti di circolazione e la doppia chiave. Qui entrerebbe in gioco un altro indagato, Gulotta, perché il numero di cellulare fornito da Messina Denaro all'autosalone sarebbe formalmente intestato a lui.

Documento rilasciato in banca a Palermo da Matteo Messina Denaro - PalermoToday

L'assicurazione e quella scrittura che cambia

La macchina era stata poi assicurata alla Sara Assicurazioni di Mazara del Vallo con tre polizze, tutte intestate ancora una volta a Gentile. La prima firma sui documenti è, per gli investigatori, sicuramente quella del mafioso, per i due rinnovi è invece di qualcun altro. La stessa macchina, il 18 aprile 2017, era stata poi "solo formalmente" venduta alla madre del geometra Andrea Bonafede, per poi essere ceduta, stavolta veramente, il 14 luglio del 2020, dopo essere stata ritargata, a Lorena Ninfa Lanceri, la "Diletta" del boss, moglie di Emanuele Bonafede, ovvero la coppia che ne avrebbe coperto la latitanza nella fase più prossima alla cattura, avvenuta il 16 gennaio dell'anno scorso alla clinica La Maddalena.

La moto comprata nel 2007

Dalle informazioni fornite dalla stessa compagnia assicurativa, è spuntata poi anche la moto: una polizza era stata stipulata da Gentile nel 2007. E, nello specifico, l'indagato avrebbe acquistato il mezzo il 13 marzo di quell'anno da una persona di Castelvetrano per 1.500 euro. Lo stesso giorno, alle 9.15, aveva però denunciato di aver perso la sua carta d'identità, in quel caso rilasciata dal Comune di Gibellina il 28 ottobre 2004. La Procura è certa che la moto sarebbe stata consegnata a Messina Denaro. Peraltro, come viene messo in evidenza nell'ordinanza, lo smarrimento della carta d'identità sarebbe una tecnica rodata e già usata tanti anni fa da altri fiancheggiatori di Messina Denaro: la stessa operazione, infatti, era stata compiuta da Matteo Cracolici, un altro alias del boss, che aveva denunciato la perdita del documento il 12 marzo 1994.

Un'amante: "Nel 2015 aveva una moto tipo enduro bianca"

Gli inquirenti hanno ricostruito che sarebbe stato direttamente Gentile a occuparsi, il primo dicembre 2016, della demolizione della moto: nel piede della sedia che c'era in casa della sorella del mafioso, Rosalia Messina Denaro, tra i documenti trovati dai carabinieri c'era anche un foglietto scritto a mano in cui si faceva riferimento a un centro di rottamazione, lo stesso utilizzato per la moto. Il mezzo è stato usato regolarmente dal 2007 al 2015, dice la Procura, perché ha fatto la revisione ogni due anni in officine di Campobello di Mazara e Castelvetrano. Sono state stipulate inoltre tre polizze assicurative e il numero di telefono fornito è uguale a quello usato per la Fiat 500 e anche la carta d'identità di Gentile. Inoltre, il 7 gennaio 2016 per entrambi i mezzi sono stati pagati, a distanza di 40 secondi uno dall'altro, i bolli in una tabaccheria di Campobello, che si trova in via Roma. La stessa in cui sarebbe andato regolarmente il mafioso, visto che nel suo ultimo covo era stato trovato anche uno scontrino del negozio, risalente a 11 giorni prima della sua cattura, il 7 gennaio 2023. Inoltre, secondo quanto riferito da una donna che con Messina Denaro avrebbe avuto una relazione, "nel 2015 lui aveva certamente una moto tipo enduro bianca". Ossia identica a quella intestata a Gentile.

Un altro dato sospetto per gli investigatori è che proprio due giorni dopo l'acquisto di questa moto, il 15 marzo 2007, Gentile ne avrebbe comprata un'altra. Nel 2008 avrebbe provveduto ad aggiornare i suoi dati di residenza, facendo inserire Campobello di Mazara al posto di Gibellina, ma solo in relazione a questa seconda moto e non all'altra, che sarebbe stata invece usata dal capomafia.

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