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Venerdì, 26 Aprile 2024
Si alza la tensione / Cina

Cina-Taiwan: perché Biden ha detto che "gli Stati Uniti interverranno militarmente"

Le parole di Biden pronunciate nel corso della conferenza stampa congiunta a Tokyo con il premier giapponese Fumio Kishida, al termine del faccia a faccia, non sono piaciute a Pechino. E non è la prima volta

È ancora opportuno parlare di ambiguità strategica dell’intervento statunitense a Taiwan? Forse, ma a sollevare ulteriori dubbi sulla postura di Washington nei confronti di Taipei è proprio l’inquilino della Casa Bianca che oggi 23 maggio dalla capitale giapponese Tokyo (seconda tappa del suo tour in Asia orientale, che lo ha visto negli scorsi giorni in Corea del Sud) ha detto che gli Usa aiuterebbero militarmente Taiwan in caso di un'invasione cinese. “Siamo d'accordo con una politica per la “Cina unica” – ha detto Biden nel corso della conferenza stampa congiunta a Tokyo con il premier giapponese Fumio Kishida, al termine del faccia a faccia - L'abbiamo firmata e rispettiamo tutti gli accordi previsti. Ma l'idea che l’isola possa essere presa con la forza, semplicemente non è accettabile". Il numero uno degli Usa si riferisce alla volontà della Cina di concludere il percorso di “riunificazione” (definito così da Pechino) dell’isola alla terraferma, anche attraverso le armi, se necessario.  

Perché Taiwan non sarà (per ora) la prossima Ucraina

L’intervento di Biden non è però piaciuto a Pechino. Il ministero degli Esteri cinese ha protestato dopo le dichiarazioni del presidente Usa e ha invitato la Casa Bianca a "non sottovalutare" la determinazione di Pechino, sottolineando che la Cina intraprenderà azioni ferme per salvaguardare la sua sovranità e i suoi interessi. La questione di Taiwan "riguarda esclusivamente gli affari interni della Cina e pertanto non può essere ammessa alcuna interferenza da parte di forze esterne", ha tuonato il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, durante il quotidiano punto stampa, brandendo il principio della “non ingerenza” tanto caro al Partito comunista cinese.

I precedenti

Quelle di Biden non sono parole nuove, ma la tempistica è pressoché rilevante: dallo scoppio della guerra russa in Ucraina, Taiwan è infatti un osservato speciale. È la terza volta in pochi mesi che il presidente statunitense mette in dubbio la storica “ambiguità strategica“. Stesso copione lo scorso ottobre, quando il presidente Biden rispose che “certo, abbiamo un impegno su questo” al giornalista della Cnn che gli chiedeva se gli Usa sarebbero scesi in campo al fianco di Taiwan in caso di occupazione cinese. Con gran sorpresa dei suoi funzionari, il leader statunitense aveva quindi fatto un passo avanti verso la fine dell’”ambiguità strategica”.

Gli Stati Uniti modificano la politica del riconoscimento di Taiwan

Per evitare però una escalation con il gigante asiatico, il portavoce della Casa Bianca aveva immediatamente chiarito che le affermazioni di Biden non implicavano un cambio di strategia degli Stati Uniti su Taiwan. Un passo indietro per non mettere in discussione il rapporto che lega Washinton a Taipei, le cui relazioni sono guidata dal Taiwan Relations Act del 1979, dopo che gli Usa hanno deciso di riconoscere formalmente la Repubblica popolare cinese. Il pilastro normativo, che regola i rapporti bilaterali tra Washington e Taipei, afferma l’impegno a sostenere l’isola a proteggersi dalla Cina, attraverso la vendita di armi.

Occhio puntati sul Quad

In Asia crescono le preoccupazioni per una Cina sempre più assertiva, in particolare alla luce dei suoi stretti legami con la Russia. Dallo scoppio della guerra in Ucraina, sono aumentati i timori sullo status di Taiwan, che la Cina considera una provincia “ribelle”.

Il presidente Usa, durante il suo tour asiatico, mira a consolidare le relazioni con i Paesi della regione per allontanarli dall’influenza cinese nell’area: per questo sarà fondamentale l’incontro di domani dei leader del Quad, il dialogo quadrilaterale sulla sicurezza tra Stati Uniti, Giappone, Australia e India, pensata per contenere Pechino dal mare. Con un tentativo che si preannuncia già complicato, gli Usa cercheranno di spingere Nuova Delhi a una condanna della guerra russa in Ucraina che, finora, non è ancora arrivata. E nel frattempo la Cina, che ha bollato il formato a quattro una “Nato asiatica”, resta a guardare spazientita.

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