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Sabato, 27 Aprile 2024
i prossimi lavoratori

Così la Cina si affida a un esercito di robot umanoidi

Sebbene nel mondo l'automazione sia ormai diventata la chiave per mantenere alta la produttività industriale, in Cina il ricorso alla robotica è diventata la più convincente risposta ai problemi legati all'invecchiamento precoce e al calo della natalità

Il futuro sociale ed economico della Cina potrebbe essere affidato a una nuova classe operaia: i robot umanoidi. La Repubblica popolare sembra aver individuato una soluzione capace di dare una risposta ai suoi tanti problemi, che sono speculari a quelli italiani: calo della natalità, invecchiamento della popolazione, contrazione della forza lavoro e una crescente disoccupazione giovanile.

Prendiamo in esame l'invecchiamento della società cinese, che il governo cinese vive come una zavorra perché va ad appesantire la già difficile gestione del sistema pensionistico e quello sanitario. L'allarme è già scattato. Nei prossimi dieci anni in Cina, il numero dei cittadini di età superiore ai 60 anni aumenterà in media di 10 milioni l'anno. L'accelerazione, secondo i dati raccolti dal vicepresidente della Renmin University di Pechino, Du Peng, porterà a una presenza sul territorio cinese di 520 milioni di over60 entro il 2050, pari al 37,8 per cento della popolazione. Si tratta di un rapido boom, se si considera che lo scorso anno la Cina contava 209,78 milioni di persone di età superiore ai 65 anni, pari al 14,9 per cento della popolazione, rispetto ai 200 milioni del 2021. Al contrario, la popolazione cinese in età lavorativa, quella tra i 16 e i 59 anni, è scesa a 875,6 milioni nel 2022 dagli 896,4 milioni del 2019.

I robot dalle facili emozioni

Per non farsi trovare impreparati di fronte a questo preoccupante scenario, diverse aziende tecnologiche hanno messo a punto delle soluzioni innovative. È il caso della Fourier Intelligence, l'azienda cinese che lo scorso luglio ha presentato al World Artificial Intelligence Conference di Shanghai il GR-1, il prototipo innovativo che si basa sull'intelligenza artificiale e ha la capacità di camminare su due gambe a una velocità di cinque chilometri all'ora mentre trasporta un carico di 50 chilogrammi. 

Fourier sta inoltre incorporando strumenti di intelligenza artificiale avanzata, simile a ChatGPT, nel modello di interazione del robot, per consentire un approccio più naturale con gli esseri umani con cui il GR-1 collaborerà. L'automa è disponibile al momento in piccole quantità, ma la produzione di massa inizierà entro fine anno per arrivare già nel 2024 al migliaio di unità disponibili, pronti per essere messi in vendita a un prezzo che si aggira attorno ai 100mila dollari. 

Non è l'unico robot dotato di braccia e gambe tecnologicamente avanzato. Fourier Intelligence è stato infatti battuto nei tempi dal colosso Xiaomi, che ha sviluppato nel 2022 CyberOne, il suo primo robot umanoide (dopo il successo del cane robot, CyberDog). Certo l'altezza di 177 centimetri e il peso di 52 chilogrammi non lo aiuta nei movimenti, che sembrano ancora un po' ingessati. Ma se CyberOne manca di una eccezionale flessibilità, non si può dire lo stesso della sua empatia. L'intelligenza artificiale supporta l'automa a riconoscere visivamente e semanticamente le interazioni e le emozioni delle persone: il robot può identificare 85 tipi di suoni ambientali e 45 tipi di emozioni umane ascoltando la voce dell'interlocutore recepiti attraverso i suoi due microfoni, abilità che secondo l'azienda gli permette di rilevare la felicità e persino di confortare l'utente nei momenti di tristezza. Il dispositivo possiede molte delle facoltà umane, come la capacità di eseguire attività fisiche e di sollevare gli oggetti. Tra i vari esempi di applicazione, l’azienda menziona il trasferimento di pazienti dal letto alla sedia a rotelle. Restano però ancora dubbi sul costo del prodotto. Un singolo esemplare ha un prezzo di listino che si aggira tra gli 89mila e i 104mila dollari. 

Per decenni, gli esperti di robotica hanno lavorato per perfezionare gli umanoidi, mostrando numerosi prototipi e modelli funzionanti. Alcuni ricercatori hanno trascorso la loro carriera a perfezionare i movimenti su due gambe o il design delle mani, mentre altri hanno tentato di migliorare i programmi di intelligenza artificiale per dare ai robot una personalità sempre più simile a quella umana.

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L'esercito dei robot

Lo sforzo delle aziende tecnologiche è stato ampiamente riconosciuto dal governo di Pechino. Recentemente, il ministero cinese dell'Industria e della Tecnologia dell'Informazione ha pubblicato una serie di linee guida sul futuro della produzione cinese di robot umanoidi. Abbracciando l'intenzione di diventare leader globale nel settore, la Cina punta ad avviare la produzione di massa di robot umanoidi entro il 2025 e il raggiungimento di un livello di tecnologia avanzato entro il 2027. Secondo le ambizioni del ministero, entro il 2027, i robot umanoidi dovrebbero "diventare un nuovo importante motore di crescita economica" della Cina. Per raggiungere l'ambizioso traguardo, il governo finanzierà le aziende del settore, fissando standard e approfondendo la cooperazione internazionale, senza però distogliere l'attenzione dall'autosufficienza tecnologica. Sebbene il documento fornisca pochi dettagli specifici, delinea chiaramente le grandi ambizioni della Cina in questo campo.

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L'obiettivo è quello di raggiungere una produzione su larga scala di robot avanzati in grado di svolgere sempre più i compiti attualmente svolti dagli esseri umani, dalla raccolta della spesa al lavoro in ambienti pericolosi. Secondo le linee guida pubblicate dal ministero cinese, i robot verranno implementati nel settore sanitario, quello dei servizi domestici, dell'agricoltura e della logistica. Non una novità per il gigante asiatico. La Cina ha già compiuto progressi nel campo della robotica industriale, superando per la prima volta gli Stati Uniti nel 2021 (dati dell'International Federation of Robotics), aggiungendo un altro fronte di scontro nell'ambito della corsa tecnologica tra le due maggiori economie del mondo.

L'industria cinese della robotica ha mantenuto un trend di crescita stabile negli ultimi anni. Secondo il ministero cinese dell'Industria e della Tecnologia dell'Informazione, la Cina ha prodotto 281.515 unità di robot industriali nei primi otto mesi del 2023, in crescita del 2,3 per cento su base annua, mentre nei primi sette mesi dell'anno ha creato quasi 8mila fabbriche digitali e impianti di produzione intelligente. Quella dei robot sta diventando una presenza sempre più ingombrante nel settore manifatturiero, con un 392 automi per ogni 10mila lavoratori, rispetto a 140 nel 2018 e 68 nel 2016.

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L'automazione come strumento per combattere il calo demografico

Sebbene nel mondo l'automazione sia ormai diventata la chiave per mantenere alta la produttività industriale (a discapito dei diritti e delle tutele dei lavoratori), in Cina il ricorso alla robotica è diventata la più convincente risposta ai problemi legati all'invecchiamento precoce e al calo della natalità. Non solo. La corsa all'automazione riflette anche la necessità di trovare una soluzione al calo della manodopera a basso costo e al progressivo aumento dei salari dei lavoratori. Secondo il ministero delle Risorse Umane e della Previdenza Sociale, la forza lavoro cinese scenderà a circa 700 milioni unità entro il 2050, rispetto ai 911 milioni del 2016.

È stato il presidente cinese Xi Jinping a voler spingere l'acceleratore sull'automazione. In un discorso del 2014 all'Accademia cinese delle scienze, il leader cinese ha invocato una "rivoluzione robotica" con l'obiettivo di "conquistare mercati in molti luoghi". La robotica è anche elencata come una priorità nell'ambito del Made in China 2025, un'iniziativa politica lanciata nel 2015 che mira a migliorare l'industria manifatturiera cinese attraverso la "produzione intelligente" supportata da fabbriche automatizzate e Big Data, per sviluppare un settore orientato all'innovazione e a valore aggiunto, aveva detto l'ex premier Li Keqiang. Insomma, con questo piano, la Cina punta a diventare una potenza tecnologica, in grado di esportare prodotti tecnologici ad alta innovazione. Ed è proprio qui che diventa funzionale la presenza dei robot nell'industria manifatturiera che, secondo Pechino, dovrebbe diventare a breve avanzata e in grado di competere con quella europea o statunitense. Basta guardare i numeri. Nel 2022, gli investimenti di capitale sull'intelligenza artificiale "sono stati di 50 miliardi negli Usa, di 10 miliardi in Cina, e di 5 miliardi in Europa", ha fatto notare il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire, nel corso della riunione trilaterale su digitale e intelligenza artificiale con gli omologhi di Italia e Germania che si è tenuta recentemente a Roma.

L'Europa in ritardo sull'intelligenza artificiale: "Anche la Cina investe il doppio"

Per consentire un avanzamento tecnologico delle imprese in modo regolato, Pechino si sta dando delle regole interne. In ambito internazionale, con una competizione in corso con gli Stati Uniti per ottenere il primato sull'intelligenza artificiale, la Cina è costretta però ad avviare un dialogo con diversi attori. Come ha fatto durante il recente AI Safety Summit, nel Regno Unito, quando la delegazione cinese ha esortato lo scambio e la cooperazione tra i Paesi sulla sicurezza dell'intelligenza artificiale e sulle questioni di governance internazionale, poiché la governance dell'intelligenza artificiale ha un impatto sul destino di tutta l'umanità. Lo stesso che determinerà il futuro dei lavoratori di tutto il mondo, italiani compresi. 

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