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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Toto-Quirinale già nel vivo: perché Meloni punta forte su Draghi, le ipotesi Berlusconi e Mattarella bis

Fratelli d'Italia gradirebbe un cambio a Palazzo Chigi che porti a un voto anticipato nel 2022. Forza Italia e Lega frenano. Far coincidere il picco di consenso con la scadenza elettorale delle elezioni politiche è un gioco di prestigio molto complesso. Prodi: "Draghi dovrà decidere se avere un anno di potere o sette anni di autorità"

Mario Draghi al Quirinale a febbraio 2022, quando Sergio Mattarella concluderà il settennato? L'apertura così netta di ieri di Giorgia Meloni al Pd sull'ipotesi di Mario Draghi come nome papabile per il Colle non piace per niente a Forza Italia, da sempre decisa a votare, almeno alla prima votazione, il suo leader Silvio Berlusconi. Nelle scorse ore da Forza Italia viene fatto trapelare che "non c'è nessun accordo nel centrodestra sull'ipotesi, avanzata da Giorgia Meloni, che Mario Draghi diventi il prossimo presidente della Repubblica e che quindi si torni al voto subito". Forza Italia fa poi notare che recentemente Silvio Berlusconi ha ribadito "che Draghi dovrebbe restare al governo fino a fine legislatura e che nel partito nessuno lo ha mai indicato al Quirinale". Volano stracci nel centrodestra, ma il tema terrà banco fino a febbraio.

Toto-Quirinale: Draghi è il candidato più forte per il dopo Mattarella

A stoppare l'idea di Meloni è anche il leader del Pd, Enrico Letta, ma solo perchè il premier deve terminare il suo lavoro al governo prima. "Io non credo - dice a Di Martedì su La7 - che si voterà l'anno prossimo. Penso che sarebbe sbagliato, perchè il nostro paese deve fare scelte importanti. Penso che questo governo debba completare la legislatura, penso sia importante per il Paese e per l'Europa. Credo sia fondamentale per dare gli italiani il senso di questa ripartenza".

"Ho proposto di eleggere Mario Draghi al Quirinale e di andare subito dopo a elezioni. Registro l'indisponibilità di Enrico Letta a questo percorso.
Evidentemente non vuole elezioni subito perché non è convinto di queste possibilità di vittoria che declama nelle conferenze stampa" ragiona poi Giorgia Meloni, nel corso della conferenza stampa convocata insieme al candidato sindaco di Roma del centrodestra, Enrico Michetti.

"E' prematuro parlare di Quirinale, abbiamo grande rispetto del presidente Mattarella. Ma credo che il centro destra, se vuole incidere sul futuro del Paese, dovrà indicare un candidato unitario" commenta il vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, interevenuto ad e-Venti su Sky TG24. "Credo che il centro destra abbia i numeri per determinare elezioni del capo dello Stato", ha aggiunto.

Toto-Quirinale: perché Giorgia Meloni ora ha fretta

Certo è che Meloni gradirebbe un cambio a Palazzo Chigi che porti a un voto anticipato nel 2022, sull'onda dei sondaggi che danno ormai Fratelli d'Italia come primo partito. Attendere fino al 2023 comporta inevitabilmente dei rischi. Far coincidere il picco di consenso con la scadenza elettorale più importante, quella delle elezioni politiche, è un gioco di prestigio molto complesso, che non è riuscito a Matteo Salvini nell'estate del 2019. La fuga in avanti di Meloni è segno di nervosismo politico. "Godere della rendita di opposizione non le basta più - scrive il politologo Gianfranco Pasquino su Domani  - Rischia di risultare irrilevante nella imminente elezione presidenziale e in tutte le scelte del governo".

Salvini non vuol sentire parlare di Toto-quirinale, ha altre gatte da pelare dopo il tracollo delle amministrative: "Ho sentito Giorgia Meloni oggi e il voto che ora mi interessa più da vicino è quello dei ballottaggi nelle città. Il presidente della Repubblica si elegge a febbraio, quindi ne riparliamo a febbraio, non tiro per la giacchetta nessuno. A febbraio parleremo del presidente della Repubblica", dice il segretario leghista.

"Finora Draghi si è retto su una maggioranza trasversale in cui nessuna forza ha prevalso sulle altre. D'ora in poi Salvini rischia con le sue intemperanze figlie di frustrazione di regalare il presidente del Consiglio al centrosinistra. E questo giusto alla vigilia della contesa per il Quirinale" commenta Stefano Folli su Repubblica.

Cosa succederà quindi col Quirinale? Il quadro è confuso. Riecheggiano le parole di una vecchia volpe come Romano Prodi: "Draghi dovrà decidere se avere un anno di potere o sette anni di autorità", ha detto l'ex premier poche ore fa a Carta Bianca. Secondo i beniformati Mario Draghi è infastidito. Prova fastidio perché al Quirinale "non si va" ma si viene "eletti": ma che sia lui il frontrunner per il dopo Mattarella non è un'opinione, bensì un dato di fatto. Sarebbe disposto a votarlo persino l'unico partito di rilievo che è all'opposizione. Non un dettaglio.

Con Draghi al Quirinale si deve andare per forza al voto?

L'ipotesi di una elezione di Draghi alla Presidenza della Repubblica a gennaio potrebbe essere compatibile con la prosecuzione dell'attuale schema di larghe intese, con un nuovo premier "tecnico" (Daniele Franco) o "istituzionale" (Marta Cartabia). Fantapolitica, almeno per adesso. Nessuno è in grado di dire oggi cosa succederà a gennaio, perché dipenderà da troppi fattori. A partire dalle ambizioni di Draghi e dalla salute del suo esecutivo. Lo strappo di Salvini di ieri mostra le prime crepe.

Il bis di Mattarella è escluso per ora da lui stesso in primis, a gennaio del 2022 avrà 80 anni. Sandro Pertini venne eletto a 82 anni. Giorgio Napolitano, la prima volta, ne aveva quasi 81. Tutto è possibile. Al tempo del Napolitano bis si arrivò alla scelta "per disperazione". Un Parlamento paralizzato e politicamente umiliato, senza maggioranza, sconvolto dal primo exploit grillino e dalla "non vittoria" del centrosinistra. Stavolta l’opzione è più lontana e imporbbaile, assomiglia di più ad una prudenza preventiva corroborata da una argomentazione di tipo istituzionale.

Curiosità: il Toto-Quirinale "compie" proprio oggi trent'anni: il termine è stato attestato per la prima volta su Repubblica il 6 ottobre 1991.

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