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Sabato, 27 Aprile 2024
Calcio

Firenze-Torino e viceversa: novant'anni di affari, "scippi" e polemiche

E' cominciata dagli anni '30 la storia dei trasferimenti conclusi tra la società viola e quella bianconera: riassunto delle operazioni che hanno spesso diviso le tifoserie da sempre acerrime rivali

Il primo fu Gastone Prendetti, a cavallo tra i due conflitti mondiali. L’ultimo Dusan Vlahovic, il cui trasferimento dovrebbe essere perfezionato a giorni. Nel mezzo novant’anni di intrecci di mercato sull’asse Firenze-Torino, con biglietti - nella quasi totalità di sola andata - in una delle due direzioni, con strascichi di polemiche e contestazioni a rendere le operazioni tra viola e bianconeri a volte difficoltose, ma sempre capaci di dividere l’opinione dei tifosi.

Dalla Fiorentina alla Juventus: i ‘tradimenti’ con la Vecchia Signora

Oltre al già citato Prendetti, che sbarcò in Piemonte nel 1935 dopo 81 gettoni con la casacca della Fiorentina, nella stagione successiva dalla Toscana arrivarono anche il portiere Ugo Amoretti e il centravanti Cinzio Scagliotti, trasferimenti che costituirono le prime schermaglie in sede di mercato tra i due club. Di ben altro spessore mediatico l’operazione che portò a Torino nel 1959 Sergio Cervato, colonna dei viola con cui disputò ben 316 partite, trasformando 19 penalty (miglior rigorista nella storia della società) e vincendo un campionato e l’unica edizione della Coppa Grasshoppers. Il salto temporale fa arrivare fino al 1990, anno del passaggio di Roberto Baggio ai bianconeri. Il “divin codino” alla Juve vincerà uno scudetto, la Coppa Uefa ed il Pallone d’Oro, ma venne ricordato anche per il famoso rigore non calciato il 6 aprile del 1991 nella sfida del “Franchi”: dopo un’ora di fischi assordanti al suo indirizzo, Baggio lascia l’incombenza di un penalty a De Agostini (che si fa ipnotizzare da Mareggini) ed una volta sostituito, raccoglie una sciarpa viola lanciata dagli spalti e la tiene con sé raccogliendo l’ovazione dei presenti.

Altro balzo in avanti di una dozzina d’anni, con l’approdo a Torino di Emiliano Moretti nel 2002 (dopo una Coppa Italia a Firenze) e di Valeri Bojinov nel 2006, che non lasceranno però segni indelebili nella formazione zebrata. Nelle stagioni successive il passaggio in bianconero di Felipe Melo nel 2009, di Neto a scadenza del contratto nel 2015 (dopo un quadriennio in viola nel corso del quale ha stabilito il record di imbattibilità tra i pali con 702 minuti senza subire gol) ed infine, nell’ultimo lustro, di Federico Bernardeschi, Federico Chiesa e, ora, Dusan Vlahovic. Tre trasferimenti che hanno irrobustito le casse della società toscana ma anche suscitato notevole clamore, scatenando il dissenso dei tifosi fiorentini manifestato via social e con striscioni di contestazione.

Dalla Juventus alla Fiorentina: il rito della “degobbizzazione”

Parecchio traffico, nella storia recente, anche nella direzione opposta, che porta dal capoluogo piemontese a quello toscano. Percorso effettuato a volte con tappe intermedie in un altra squadra, a volte direttamente, ma con il rito della “degobbizzazione” ad accomunarli. La leggenda metropolitana vuole infatti che i tifosi provvedano, prima di considerare viola a tutti gli effetti un ex calciatore bianconero, ad eseguire un rito simile ad un bagno purificatore per lavare via la colpa di aver indossato la casacca bianconera. Secchio pieno d’acqua (che reca la scritta “lavanda viola per levare il gobbo di dosso”), spazzola e battesimo che perdona il...peccato.
Non è dato sapere se tutti abbiano effettuato tale “procedura”, ma l’elenco è particolarmente lungo: Amauri, Federico Balzaretti, Marco Marchionni, Enzo Maresca, Fabrizio Miccoli, Adrian Mutu e Cristiano Zanetti, solo per citarne alcuni.

Ben diversa, invece, fu la risonanza dei trasferimenti che portarono a Firenze autentiche colonne e giocatori simbolo della Juventus che fu. Come Antonello Cuccureddu, che nel 1981 salutò Torino con una bacheca personale composta da sei scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa per approdare alla Fiorentina dove resterà per un triennio, seguito da Claudio Gentile, che per tre stagioni indossò il viola dopo dodici stagioni in bianconero. Ancora più clamorosi i casi di Moreno Torricelli ed Angelo Di Livio che con la Juventus vinsero tutto: il primo arrivò in Toscana nel 1998 fermandosi fino al 2002, il secondo sbarcò a Firenze dove rimase sei anni anche dopo la retrocessione in C2 a causa del fallimento societario, indossando persino la fascia di capitano.
Nell’elenco, infine, figurerebbe anche Giorgio Chiellini, traslocato dalla vicina Livorno a Firenze in prestito dalla Juventus, che ne aveva acquisito il cartellino. Una stagione in Toscana, tre gol e poi partenza per il Piemonte dove si è consacrato. Chissà se la “contaminazione” bianconera, seppur non supportata dall’aver indossato la maglia juventina, avrà comunque richiesto il bagno purificatore?

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