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Lunedì, 29 Aprile 2024
MONDIALI QATAR 2022

Sofyan Amrabat, da faro del Marocco a imminente uomo mercato?

Il centrocampista dei Leoni dell'Atlante è in lizza per essere inserito nella squadra ideale di Qatar 2022: ha un contratto con la Fiorentina fino al 2024, ma il suo rendimento stratosferico ha attirato l'attenzione di diversi top club

Nella lista dei candidati al premio di miglior centrocampista di Qatar 2022 c’è anche lui. O meglio, soprattutto lui, quel Sofyan Amrabat impossessatosi della mediana del Marocco a suon di prestazioni da leccarsi i baffi, passando con ineffabile disinvoltura da fulcro della zona nevralgica del campo in fase di costruzione, a perfetto sabotatore della manovra portata avanti dai suoi dirimpettai, che corrispondevano al nome di De Bruyne, Modric, Davies, Gavi e Bruno Fernandes (per queste caratteristiche Fabio Capello lo ha accostato a Rino Gattuso). In un Mondiale che ha strizzato l’occhio a futuri campioni ed a piacevoli rivelazioni, ed ha consacrato alcuni tra i rinominati top player internazionali, il playmaker della Fiorentina ha trasformato la sua partecipazione alla rassegna iridata in autentico trampolino, per spiccare il volo verso la ristretta cerchia dei migliori nel suo ruolo.

Tra i top 5 in graduatoria nella media ponderata tra il numero di palloni giocati ed i passaggi completati, ed al primo posto (davanti a Brozovic e Modric) per quelli recuperati – complessivamente 41 – Amrabat sembra trovarsi perfettamente a suo agio nel glaciale rigore che richiede la gestione della sfera nei momenti delicati, come nel clima bollente della battaglia quando corsa e generosità lo portano a contrastare e “rubare” la sfera. Un po’ come nei 40 gradi abbondanti che non lo hanno fermato negli allenamenti in una Ryad sotto lockdown per Covid, così come nei -170° che per pochissimi minuti sopporta nelle sedute di crioterapia, utili per velocizzare il recupero muscolare. Con la stessa aura di imperturbabilità che lo avvolge in campo e sembra inscalfibile, al di sopra della fatica e dei fastidi alla schiena con cui ormai convive dall’inizio della rassegna iridata. Come, d’altronde, descrisse Juric, che lo ha avuto al Verona: “Amrabat? Semplice, gioca finché non muore”.

E d’altronde anche il c.t. dei nordafricani, Walid Regragui, che ha paragonato il suo Marocco al Rocky Balboa interpretato da Sylvester Stallone, sottolinea come sia proprio Sofyan il simbolo di una nazionale accostata al pugile della saga cinematografica: che soffre, cade e si rialza e non smette di avanzare, per cui è insomma impossibile non fare il tifo. E su cui è altrettanto impossibile non fare un pensierino, visto che le sue performance hanno attirato l’attenzione di moltissimi club blasonati, con buona pace della Fiorentina che lo ha sotto contratto fino al 2024 con l’opzione per ulteriori dodici mesi, ma rischia di trovare la fila fuori dalla porta già all’apertura del mercato invernale. D’altronde, nella dinastia di calciatori di casa Amrabat (è cugino di Moutaabid Walid e Selman Hajoubi), il fratello maggiore Nordin – ex Galatasaray e Malaga, ora all’AEK Atene – lo ha già consigliato al Paris Saint Germain, poiché “sarebbe perfetto vederlo al fianco di Verratti, o comunque in una di quelle big che non hanno avuto il coraggio di puntare prima su di lui”.

Ma prima – eventualmente – di Parigi, c’è la Francia, da intendersi come avversaria, a contendere un posto in una finale mondiale che rappresenta un altro, incredibile sogno da vivere ad occhi aperti. E poi, una Fiorentina che Italiano ha disegnato ad inizio stagione piazzando Amrabat nel cuore di quel centrocampo a tre il quale ricalca quello della sua nazionale. A prescindere dal verdetto del Qatar, Sofyan tornerà a Firenze, ad indossare quella maglia numero 34 (numero scelto in onore di Abdelhak Nouri, suo avversario ai tempi della Eredivisie e vittima di un malore durante un amichevole giocata dall’Ajax contro il Werder Brema nel 2017, che gli ha causato danni permanenti) dopo un lungo film mondiale in cui è stato capace di ritagliarsi una parte da attore protagonista. Forse con tanto di Oscar tra le mani riservato al migliore: come, in fondo, quel Rocky Balboa ha fatto nei film con la cintura sul ring...

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