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Martedì, 30 Aprile 2024
L'impresa / Danimarca

Un uomo ha visitato tutte le nazioni del mondo senza prendere un solo aereo

Il danese Torbjorn "Thor" Pedersen in quasi 10 anni ha attraversato 203 nazioni senza mai volare. La sua impresa stava per fallire per colpa della pandemia, che lo ha tenuto bloccato due anni a Hong Kong

Ha girato tutto il globo terrestre, visitando letteralmente tutte le nazioni esistenti, e senza prendere neanche una sola volta un aereo. La straordinaria impresa è stata compiuta dal 44enne danese Torbjorn "Thor" Pedersen, che ha attraversato i 203 Paesi del globo in un viaggio durato quasi dieci anni e iniziato il 10 ottobre 2013. È stato allora che l'uomo ha lasciato casa, fidanzata, famiglia e amici per dare inizio al progetto Once Upon a Saga, c'era una volta una saga, allo scopo di battere il record mondiale. Secondo il Guinness World Records, prima era Graham Hughes a detenere il primato del viaggio più veloce in tutti i Paesi con i mezzi pubblici di superficie, ma a lui era stato tuttavia consentito di tornare a casa nel Regno Unito due volte durante la sua missione, a patto di tornare allo stesso aeroporto per proseguire il viaggio. Visitare tutti i Paesi del mondo, in un solo viaggio, senza prendere un solo volo, neanche per tornare a casa era un'impresa mai riuscita prima.

Pedersen si è imposto un paio di regole. Avrebbe trascorso almeno 24 ore in ogni nazione e non sarebbe tornato a casa finché non avesse finito. Inoltre, avrebbe fatto del suo meglio per mantenere bassi i costi e vivere con un budget di circa 20 dollari al giorno. Addirittura dopo essere arrivato al 203esimo Paese, le Maldive, non ha voluto prendere un volo per tornare a casa, ma anche in questo caso ha voluto chiudere il circolo senza volare. "C'è un senso storico del ritorno a casa in nave - la gente può vederla all'orizzonte e alzarsi in piedi e salutare quando scendo dalla passerella e questo mi sembrava un modo appropriato per completare il progetto", ha racconta Pedersen a Cnn Travel. Dopo aver festeggiato alle Maldive, il 44enne è tornato in Malesia passando per lo Sri Lanka per imbarcarsi sull'enorme MV Milan Maersk, una nave porta container lunga circa 1.310 piedi, o circa la dimensione di 3,6 campi da calcio, nell'ultimo viaggio durato 33 giorni.

"Nella mia cabina ho guardato fuori dall'oblò in Malesia e mi sono reso conto che ogni giorno il panorama sarebbe cambiato gradualmente fino a diventare Danimarca. Anche se mi fossi rotto una gamba, sarei tornato a casa. Non c'erano più serpenti, cani selvatici, malaria o visti da ottenere: dovevo solo evitare di cadere in mare", ha detto. Il danese, che ha viaggiato come ambasciatore di buona volontà per la Croce Rossa del suo Paese, è finalmente tornato a casa lo scorso 26 luglio, quando ha percorso la passerella del porto di Aarhus, sulla costa orientale della Danimarca, dove circa 150 persone lo stavano aspettando per festeggiare. Tra la folla acclamante c'erano il padre, i fratelli, gli amici, i partner del progetto e molti sostenitori che hanno seguito il suo blog, Once Upon a Saga, e i suoi canali sui social media. E naturalmente c'era anche sua moglie Le, la donna che alla sua partenza era solo la sua fidanzata, ma a cui ha chiesto di sposarlo in cima al Monte Kenya nel 2016, per poi convolare a nozze nel 2021, ovviamente in un'altra nazione del pianeta.

"Ho visto molti occhi pieni di lacrime da quando sono tornato: la gente è venuta ad abbracciarmi singhiozzando. Ho anche ricevuto molti regali - birra danese, latte, cibi - e ho incontrato persone che hanno seguito i miei social media dalla Colombia, dall'Australia, dalla Norvegia. È stato fantastico", ha affermato. Prima di partire, nel 2013, Pedersen ha lavorato nel settore delle spedizioni e della logistica, un'esperienza che si è rivelata preziosa nella pianificazione del viaggio, che non è stato privo di difficoltà. Per esempio per andare in Guinea Equatoriale, uno dei Paesi più difficili da raggiungere al mondo, ha dovuto aspettare quattro mesi solo per ottenere un visto

. L'uomo ha anche superato un grave attacco di malaria cerebrale in Ghana ed è sopravvissuto a una tremenda tempesta di quattro giorni durante la traversata atlantica dall'Islanda al Canada. Ma il ritardo più significativo, che stava rischiando di far saltare in aria il suo progetto, proprio quando si stava per concludere, è stato dovuto alla pandemia di Covid-19. All'inizio del 2020 l'avventuriero si è trovato improvvisamente bloccato a Hong Kong per due anni, con soli nove Paesi rimasti da visitare, praticamente all'ultimo miglio del percorso. Ma anche allora ha stretto i denti ed è andato avanti.

"Ripenso a Hong Kong ed è un po' un paradosso. È stato il periodo peggiore della mia vita e, in qualche modo, il migliore. Ho dovuto affrontare la situazione: è stato così difficile decidere se abbandonare questo progetto a nove Paesi dal suo completamento. Ho dovuto chiedermi: quanto tempo della mia vita dedicherò a questo progetto? Ma mentre aspettavo che il mondo si aprisse, mi sono fatto una vita a Hong Kong e ho stretto tanti rapporti speciali". E così alla fine è riuscito nell'impresa ed è entrato nella storia.

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