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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il primo via libera

Il governo albanese ha approvato l'accordo sui migranti firmato con l'Italia

Ora manca il passaggio al Parlamento, ma qui la ratifica dovrebbe essere una pura formalità

Via libera del governo albanese al memorandum sui migranti siglato la scorsa settimana a Roma dal premier Edi Rama e dall'omologa Giorgia Meloni. Ora manca il passaggio al Parlamento, ha precisato in un'intervista televisiva a Report TV, Rama.

Nonostante le dure critiche dell'opposizione - non solo italiana, ma anche albanese -, la ratifica dal parlamento albanese dovrebbe essere una pura formalità visto che la procedura richiede il voto della maggioranza semplice dei seggi, controllati dal Partito socialista del premier. Rama ha nuovamente ribadito che l'accordo con Meloni "non è un favore personale, ma un approccio strategico, nei confronti di un partner strategico". 

L'opposizione degli albanesi al piano di Meloni

Come raccontato da EuropaToday, sono scattate polemiche immediate in Albania dopo l'annuncio dell'accordo sui centri per rifugiati e richiedenti asilo frutto del patto tra Rama e Meloni. A Tirana l'accordo non è stato però accolto di buon grado da tutti. Vari i punti contestati. Innanzitutto viene invocato un deficit procedurale, dato che il primo ministro Rama avrebbe concordato con Meloni la creazione dei centri senza interpellare prima il parlamento albanese. In base all'accordo stipulato il 6 novembre, le aree interessate saranno due, entrambe a nord del Paese balcanico: il porto di Shengjin (San Giovanni di Medua in italiano) dove verranno costruiti due centri di detenzioni per un totale di tremila posti e l'area di Gjader, un ex aeroporto militare, a pochi chilometri da Schengjin, da dove avverranno i rimpatri. All'interno di centri gestiti dal governo italiano avverrà l’accoglienza, la valutazione e il trattamento dei richiedenti asilo e dei rifugiati. In base alle stime ogni anno potrebbero essere trattate circa 36mila persone. A gestire le procedure di sbarco saranno funzionari italiani e i centri stessi cadranno sotto la giurisdizione di Roma, che sosterrà tutte le spese. 

Perché gli albanesi temono i centri per migranti voluti da Meloni

A tuonare contro la scelta del governo di Tirana è stato Belind Kellici, membro del Partito democratico all'opposizione, accusando che l'accordo è stato raggiunto "senza discussione parlamentare, senza consenso politico, senza analisi pubblica e trasparenza, senza fornire alcun dettaglio sull'accordo firmato, senza chiedere a nessuno". L'altro elemento che desta dubbi è il precedente con la Tunisia, con cui Roma si era accordata nei mesi scorsi per un trattato simile sempre in materia di migranti. Accettato in un primo momento da Tunisi, in seguito il presidente Kaïs Saïed si è tirato indietro.

Il via libera dell'Unione Europea

L'accordo tra Roma e Tirana ha avuto un primo via libera dall'Unione europea, anche se Bruxelles aspetta di vedere i dettagli con più precisione. "La valutazione preliminare del nostro servizio giuridico dell'accordo tra Italia e Albania è che non si viola il diritto comunitario", in quanto l'accordo "è al di fuori del diritto comunitario", ha dichiarato la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson.

"L'accordo operativo tra Albania e Italia sembra riguardare solo i cittadini di Paesi terzi che non sono entrati nel territorio dell'Unione, ma che vengono soccorsi in alto mare da navi italiane. Questi casi non sono soggetti alle norme Ue in materia di asilo", ha aggiunto un portavoce della Commissione. L'Italia afferma che a processare le domande di asilo non sarebbe l'Albania, ma il nostro Paese attraverso i suoi consolati: se lo status di rifugiato sarà accordato saremo sempre noi ad accogliere il migrante, mentre chi riceverà una bocciatura sarà rispedito nella propria nazione di origine. "Gli Stati membri possono estendere l'applicazione del diritto dell'Ue al di là del territorio dell'Unione, pur essendo ancora sotto la giurisdizione" del Paese terzo, ha spiegato ancora il portavoce, secondo cui "ciò deve avvenire in modo pienamente coerente con il diritto dell'Ue. È il caso, ad esempio, degli Stati membri che consentono di presentare le domande di protezione internazionale presso i loro consolati".

Dal punto di vista del diritto europeo il piano di Meloni sembra quindi compatibile. Ma come nel caso del Regno Unito, dove oggi la Corte Suprema britannica ha definitivamente bocciato il piano del governo conservatore che prevedeva di inviare i richiedenti asilo in Ruanda, non è esclusa una diversa valutazione da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo.

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