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Martedì, 30 Aprile 2024
La nuova guerra

Soldi ad Hamas, lotta ai moderati: 7 errori di Israele che hanno riacceso il terrorismo nel mondo

Ex 007 e giornali israeliani accusano il premier Benjamin Netanyahu: "Ecco come fece fallire il piano per l'omicidio dei capi militari di Gaza. La sua politica spregiudicata ha armato i commando di Hamas"

Valigie di soldi in contanti lasciate passare per finanziare i terroristi. Notizie segrete rivelate ai media per sabotare le operazioni militari. E il servizio di intelligence israeliano, lo Shin Bet, al corrente da dieci anni della decisione del Likud, il partito al governo in Israele, di sostenere gli estremisti islamici di Gaza. Oltre al nemico, il premier Benjamin Netanyahu deve affrontare la rabbia di una buona parte dei connazionali che ora lo accusano per i suoi favori ad Hamas. Ecco sette punti che spiegano perché sabato 7 ottobre 2023 nessuno ha fermato i commando che, in poche ore, hanno ucciso 1400 israeliani e ne hanno presi in ostaggio oltre 200.

Una lunga ricostruzione dello storico Adam Raz, editorialista del quotidiano indipendente Haaretz, dimostra tutte le occasioni in cui Netanyahu avrebbe favorito l'organizzazione terroristica che ha la sua base nella Striscia di Gaza: quando ha lasciato passare indisturbati i miliardi di dollari in contanti arrivati da Qatar e Iran per l'acquisto di armi – sostiene sempre il giornale di Tel Aviv – quando ha violato il segreto militare per far fallire il piano con cui i servizi israeliani avrebbero potuto decapitare il movimento grazie a omicidi mirati, quando ha rafforzato la milizia islamista contro l'Autonomia nazionale palestinese (Anp), impedendo così la costituzione di due Stati indipendenti e la conclusione del processo di pace previsto fin dagli accordi di Oslo del 1993.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu (foto Ap)

7 - L'accusa dell'ex ufficiale dello spionaggio elettronico

Israele è una democrazia ed è normale che il governo, anche nelle ore più buie, venga messo sotto accusa. Già all'indomani del massacro del 7 ottobre, Dov Alfon, un ex ufficiale dell'Unità 8200, la sezione di spionaggio elettronico dell'intelligence militare israeliana, punta il dito contro il primo ministro: “Benjamin Netanyahu – scrive Alfon in un editoriale su Libération –  porta una pesante responsabilità in questo incredibile fallimento del suo Paese nel proteggere i suoi cittadini: la sua alleanza tattica con Hamas, mirata a indebolire qualsiasi rappresentante legittimo della causa palestinese, lo ha spinto a svuotare la frontiera del sud dei suoi effettivi militari per concentrarli in Cisgiordania, seguendo le richieste dei suoi alleati di estrema destra. Probabilmente ne pagherà il prezzo politico: ma è ben poco rispetto alla sofferenza inflitta al suo popolo”.

La Palestina è tuttora divisa in due (mappa sotto). La Cisgiordania, un ampio territorio di quasi seimila chilometri quadrati tra Israele e Giordania, abitato da 2,7 milioni di palestinesi e circa 670 mila coloni israeliani, è amministrata dall'Anp e dal suo anziano leader Mahmoud Abbas, 88 anni, conosciuto anche con il nome di battaglia di Abu Mazen. L'Anp è nata sotto l'ombrello degli accordi di pace, che avrebbero dovuto portare alla formazione di due Stati indipendenti: Israele e Palestina.

Israele, Gaza e Cisgiordania (Gringer-Wikipedia)

La piccola Striscia di Gaza, 365 chilometri quadrati e 2,2 milioni di abitanti affacciati sul Mediterraneo tra Israele e l'Egitto, dal 2007 è invece quasi interamente occupata dal movimento terroristico islamista di Hamas, che ha sconfitto l'Anp con la forza e, ancora oggi, dichiara tra i propri obiettivi politico-religiosi la distruzione di Israele e la cacciata degli ebrei dal Medio Oriente.

6 - La simbiosi tra Netanyahu e la crescita dei terroristi

Dov Alfon, celebre in Israele e in Francia per aver raccontato nel libro “Unità 8200” (Liana Levi) le attività dell'agenzia più segreta dello spionaggio militare di Tel Aviv, ha seguito per Libération le dinamiche che hanno riportato al potere Netanyahu. E che hanno spaccato il Paese, forze armate comprese, quando il governo ha tentato di porre la magistratura sotto il controllo della politica. La sua accusa al premier è netta: Tel Aviv invece di fermare i terroristi di Hamas e aiutare l'Anp a riprendere il controllo di Gaza, ha ritirato l'esercito dal fronte di Gaza e lo ha trasferito in Cisgiordania, per proteggere la nuova occupazione delle terre palestinesi sostenuta dall'estrema destra israeliana.

Ma nella sua ricostruzione sul quotidiano Haaretz, lo storico Adam Raz va ben oltre ed elenca tutte le decisioni del premier Netanyahu – precedenti all'attacco del 7 ottobre (foto sotto) – che, secondo la sua analisi, hanno permesso ad Hamas di armarsi indisturbata, preparare il massacro di militari e civili nel sud di Israele. E risvegliare così il terrorismo in tutto il mondo. Europa inclusa.

I terroristi di Hamas in azione in Israele il 7 ottobre 2023 (Twitter)-3

5 - Il folle ordine all'esercito di ritirarsi dai confini di Gaza

“La strategia di Netanyahu – spiega Raz – sin dal suo ritorno all'ufficio di primo ministro nel 2009 è stata e continua a essere, da un lato, rafforzare il potere di Hamas nella Striscia di Gaza e, dall'altro, indebolire l'Autorità palestinese. Il suo ritorno al potere è stato accompagnato da un completo cambiamento rispetto alla politica del suo predecessore, Ehud Olmert, che cercava di porre fine al conflitto attraverso un trattato di pace con il leader palestinese più moderato, il presidente dell'Anp, Mahmoud Abbas”.

Secondo lo storico israeliano, dal 2009 il regime di Hamas non ha affrontato nessuna minaccia militare autentica da parte di Israele. Anzi: “Il gruppo è stato sostenuto dal primo ministro israeliano – accusa Adam Raz – e finanziato con il suo aiuto”. E quando Netanyahu “dichiarò nell'aprile 2019, come ha fatto dopo ogni altra serie di scontri, che abbiamo ripristinato la deterrenza con Hamas e che abbiamo bloccato le principali vie di approvvigionamento, stava mentendo spudoratamente... Netanyahu è colui che ha trasformato Hamas da un'organizzazione terroristica con poche risorse in un ente semistatale. Rilasciare prigionieri palestinesi, consentire trasferimenti di denaro, mentre l'inviato del Qatar va e viene da Gaza a suo piacimento, accettare l'importazione di una vasta gamma di merci, in particolare materiali da costruzione, con la consapevolezza che gran parte dei materiali sarà destinata al terrorismo e non alla costruzione di infrastrutture civili, aumentare il numero di permessi di lavoro in Israele per i lavoratori palestinesi provenienti da Gaza e altro ancora. Tutti questi sviluppi hanno creato una simbiosi tra la crescita del terrorismo fondamentalista e la preservazione del potere di Netanyahu”.

4 - La destra israeliana ha lasciato entrare i soldi di Iran e Qatar

L'obiettivo di Netanyahu, secondo il quotidiano Haaretz, era danneggiare Abu Mazen, anche attraverso l'ostilità di Hamas, e impedire la divisione della terra di Israele in due Stati. Senza i fondi del Qatar e dell'Iran, Hamas non avrebbe avuto le risorse per mantenere il suo regime di terrore e i suoi leader sarebbero stati costretti a scendere a patti con l'Anp e Israele. Denaro rigorosamente contante, per evitare la tracciabilità, che è servito a rafforzare il braccio militare di Hamas fin dal 2012. Il Qatar ospita e protegge il suo leader, Ismail Haniyeh, qui sotto ripreso dai suoi con un telefonino sabato 7 ottobre, nella preghiera di ringraziamento per il massacro in Israele.

La preghiera di ringraziamento di Ismail Haniyeh, capo di Hamas, dopo il massacro in Israele (Twitter)

“Netanyahu ha indirettamente finanziato Hamas – aggiunge Adam Raz – dopo che Abu Mazen ha deciso di smettere di fornirgli fondi perché sapeva che sarebbero stati utilizzati per il terrorismo contro di lui, le sue politiche e il suo popolo. È importante ricordare il fatto che Hamas ha utilizzato questi soldi per acquistare i mezzi con cui gli israeliani sono stati uccisi per anni”.

3 - La soffiata di Netanyahu: "Ha sabotato i piani per colpire Hamas”

Secondo la ricostruzione di Haaretz, l'incubo di Netanyahu era il collasso del regime di Hamas, che ha avuto tra i suoi fondatori lo sceicco Ahmed Yassin (foto sotto), ucciso a Gaza da un missile di Tel Aviv il 22 marzo 2004. “Netanyahu – rivela lo storico israeliano – ha fatto trapelare ai media il contenuto di una presentazione che l'esercito aveva fatto al Gabinetto per la sicurezza, in cui venivano delineate le possibili ripercussioni della conquista di Gaza. Il primo ministro sapeva che il documento segreto, che indicava che l'occupazione di Gaza avrebbe comportato la perdita di centinaia di soldati, avrebbe creato un'atmosfera contraria a una vasta invasione terrestre”.

Lo sceicco Ahmed Yassin, morto nel 2004, tra i fondatori di Hamas (foto LaPresse)

Sulla fuga di notizie non è stata aperta nessuna inchiesta, nonostante le numerose richieste da parte dei parlamentari israeliani. Ma Benny Gantz, principale avversario politico di Netanyahu e ora al suo fianco contro Hamas, quando era capo di stato maggiore della Difesa, “in una conversazione a porte chiuse – rivela la ricostruzione di Haaretz – ha detto: Bibi ha fatto trapelare questo”. Bibi è il soprannome di Benjamin Netanyahu.

“Diciamolo chiaramente – aggiunge Adam Raz –. Netanyahu ha fatto trapelare un documento top secret per sabotare la posizione militare e diplomatica del Gabinetto, che cercava di sconfiggere Hamas con vari mezzi”. Viene inoltre ricordata un'intervista al quotidiano Yedioth Ahronoth dell'ex ministro di centrodestra, Avigdor Lieberman, che pochi giorni prima del 7 ottobre critica Netanyahu per avere “continuamente ostacolato tutti gli omicidi mirati”.

2 - Anche l'ex capo dell'intelligence accusa il futuro premier

Un altro colpo alla pace, secondo la ricostruzione del quotidiano Haaretz, riguarda la possibile tregua tra Hamas e i palestinesi dell'Anp, sostenuta da Egitto e Stati Uniti nel 2017. Ma i colloqui falliscono proprio quando Netanyahu dichiara più volte che “la riconciliazione tra Hamas e Anp rende più difficile il raggiungimento della pace”. Naturalmente, Netanyahu non ha cercato la pace, che non era affatto all'ordine del giorno in quel momento, osserva Adam Raz: “La sua posizione ha solo favorito Hamas”.

La delegazione del governo tedesco sotto l'attacco dei razzi di Hamas all'aeroporto di Tel Aviv (Twitter)

Anche lo Shin Bet, il servizio segreto interno di Israele, nota l'attitudine politica di Benjamin Netanyahu. “Se guardiamo nel corso degli anni – dichiara in un'intervista nel gennaio 2013 Yuval Diskin, capo dello Shin Bet fino al 2011 – una delle principali personalità che hanno contribuito al rafforzamento di Hamas è stato Bibi Netanyahu, fin dal suo primo mandato di primo ministro”.

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Sempre in tempi non sospetti, nell'agosto 2019, l'ex primo ministro israeliano, Ehud Barak, spiega alla radio dell'esercito che coloro che pensano che Netanyahu non abbia una strategia si sbagliano: “La sua strategia – sono le parole di Barak recuperate da Haaretz – è mantenere Hamas vivo e vegeto... anche al costo di abbandonare i cittadini del sud... al fine di indebolire l'Autorità palestinese”. Dice ancora Barak: “È più facile spiegare agli israeliani che con Hamas non c'è nessuno con cui sedersi e con cui parlare. Se l'Anp si rafforza... allora ci sarà qualcuno con cui parlare".

1 - Netanyahu: "Dobbiamo sostenere la consegna di soldi a Gaza"

Bezalel Smotrich, adesso ministro delle Finanze nel governo Netanyahu ed esponente dell'estrema destra religiosa, già nel 2015 annuncia il suo punto di vista al canale parlamentare Knesset Channel: “Hamas è una risorsa e Abu Mazen è un peso”. Galit Distel Atbaryan, deputata del Likud, il partito dell'attuale premier, nel 2019 confessa l'intera linea su Facebook: “Dobbiamo dirlo sinceramente: Netanyahu vuole che Hamas stia in piedi ed è pronto a pagare un prezzo incommensurabile per questo. Metà del Paese è paralizzata, bambini e genitori soffrono sindromi post-traumatiche, le case vengono distrutte, le persone vengono uccise: un gatto randagio tiene una tigre nucleare per le palle”. Il gatto sarebbe Hamas. La trigre, che possiede la bomba atomica, Israele.

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E poi ecco la voce di Netanyahu, così come la riferisce Haaretz, seduto nel marzo 2019 a una riunione di deputati del Likud in cui si discute del trasferimento di denaro ad Hamas: “Chiunque si opponga a uno Stato palestinese deve sostenere la consegna di fondi a Gaza, perché mantenere la separazione tra Autorità palestinese in Cisgiordania e Hamas a Gaza impedirà l'istituzione di uno Stato palestinese”.

Parole limpide. Il 7 ottobre 2023 il gatto dimostra che uso ha fatto di quei soldi. Mitra, razzi, droni, addestramento: 1400 israeliani trucidati in poche ore, oltre duecento presi in ostaggio. Poi l'inevitabile risposta militare di Israele contro Gaza e Hamas. E Bibi Netanyahu sempre lì, a capo del governo. Il primo ministro che ha perso l'occasione per la pace deve ora rassicurare il suo Paese – oltre al presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e gli alleati di tutto il mondo, tra i quali l'Italia – che sarà in grado di vincere la guerra contro i terroristi di Hamas. Ma soprattutto dovrà far dimenticare agli israeliani, ai padri di famiglia, i figli e le figlie maggiorenni chiamati alle armi, che dovranno donare la loro vita in battaglia per le scelte assurde di un governo spregiudicato. E per la sete di potere per il potere di un premier che, a 74 anni, è sempre più vicino alla resa dei conti. 

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