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Martedì, 19 Marzo 2024
Il report

Le regioni che rischiano la zona rossa tra gennaio e febbraio

L'allarme lanciato dal presidente della Fondazione Gimbe dopo l'ultimo report sull'epidemia: ''Aumentano i ricoveri, entro fine mese numerose regioni andranno in zona arancione e qualcuna rischia la zona rossa''

I numeri di contagi e ricoveri continuano a correre, con il rischio concreto che, entro la fine del mese, alcune regioni italiane possano finire in zona rossa. A lanciare l'allarme è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, analizzando i numeri contenuti nell'ultimo monitoraggio: "A meno di 'iniezioni' di posti letto dell’ultima ora o di modifica dei criteri per classificare i pazienti Covid ospedalizzati, entro fine mese numerose regioni andranno in zona arancione e qualcuna rischia la zona rossa. Un colore che certificherebbe il fallimento nella gestione della quarta ondata, nonostante la disponibilità di vaccini molto efficaci nel prevenire la malattia grave". 

Zona arancione e rossa: la doppia svolta che le allontana (per sempre?) e le Regioni che cambiano colore oggi

Zona rossa e arancione: le regioni a rischio

A preoccupare sono le regioni dove sono terminati (o stanno per terminare) i posti letto in area medica e in terapia intensiva. Per alcune ci potrebbe essere il passaggio in zona arancione e per altre, come ipotizzato da Cartabellotta, anche un salto in zona rossa: al momento le regioni più a rischio sono Sicilia, Lombardia, Piemonte, Calabria, Valle d'Aosta, Marche e Friuli Venezia Giulia.

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Covid, aumentano ricoveri e contagi 

Aumenta la pressione della pandemia sugli ospedali: sia in area medica con un 4.155 accessi in più, con un incremento del 31,2%, che in terapia intensiva con 285 ricoveri, con un aumento del 20,5% secondo il monitoraggio Gimbe nella settimana 5-11 gennaio, rispetto alla precedente. Secondo il report c'è "un netto aumento di nuovi casi (1.207.689 contro 810.535) e dei decessi (1.514 contro 1.102). In forte crescita anche i casi attualmente positivi (2.134.139 contro 1.265.297), le persone in isolamento domiciliare (2.115.395 contro 1.250.993), i ricoveri con sintomi (17.067 contro 12.912) e le terapie intensive (1.677 contro 1.392)". "Nella settimana 5-11 gennaio - riporta il documento - c'è stato un aumento del 49% dei nuovi casi con incidenza che in 56 province supera i 2.000 per 100mila abitanti".

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"La recente introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 al momento non ha sortito grandi effetti visto che in questa fascia anagrafica i nuovi vaccinati sono solo 73.690", si sottolinea. "Nella settimana 3-9 gennaio si registrano 483.512 nuovi vaccinati (+62,1%) rispetto ai 298.253 della settimana precedente - riporta il documento - L’aumento riguarda in particolare la fascia 5-11 (267.412; +53,3%) e quella 12-19 (61.778; +65,5%)". "Sono oltre 8,6 milioni le persone senza nemmeno una dose di vaccino, di cui quasi 3 milioni nella fascia 5-11 anni", evidenzia il report. Sempre riguardo agli 8,6 mln senza una dose, "oltre 800 mila sono nella fascia 12-19 e 2,21 milioni sono over 50 ad elevato rischio di malattia grave e ospedalizzazione", precisa Gimbe.

Fase critica della pandemia: “Servizi territoriali in tilt''

Nell’ultima settimana "si è registrata un’ulteriore impennata di nuovi casi che hanno superato quota 1,2 milioni, con un incremento che sfiora il 50% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che aumenta da 128.801 del 5 gennaio a 172.559 l’11 gennaio", evidenzia Cartabellotta aggiungendo: "Ci troviamo in una fase estremamente critica della pandemia in cui distorte narrative ottimistiche appannano l’insufficienza delle misure per rallentare la curva dei contagi e sottovalutano i rischi per la salute delle persone e per l’economia del Paese".

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"Le elevate coperture vaccinali – spiega – ammortizzano in maniera rilevante l’impatto della circolazione virale sui servizi ospedalieri. Tuttavia, l’enorme quantità di nuovi casi in continua crescita sta progressivamente saturando gli ospedali sia perché 'incontra' una popolazione suscettibile troppo numerosa (2,2 milioni di 0-4 anni non vaccinabili, 8,6 milioni di non vaccinati e oltre 15 milioni in attesa della terza dose) sia, in misura minore, per i fenomeni di escape immunitario della variante omicron".

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"L'ingente numero di nuovi casi, in continua crescita, dopo aver mandato in tilt i servizi territoriali sta determinando la progressiva saturazione degli ospedali, con limitazione degli interventi chirurgici programmati - anche in pazienti oncologici - e la riduzione delle capacità assistenziali, anche perché il personale sanitario è ormai allo stremo. In secondo luogo, l’enorme numero di persone positive sta progressivamente paralizzando numerosi servizi essenziali: dai trasporti alla scuola, dalla sanità agli uffici pubblici", conclude Cartabellotta.

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