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Martedì, 19 Marzo 2024
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Le Regioni in zona gialla dal 22 o 29 novembre e i tamponi in farmacia "sempre negativi"

Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Valle d'Aosta e provincia di Bolzano temono il cambio colore. Zaia: "Passeremo in fascia gialla? Probabilmente anche in arancione e rossa se non si fermerà l'aumento dei contagi". Prima stretta sui trasporti. Bagarre sui test rapidi, Bassetti: "Non vengono eseguiti bene e così sono inutili, intervengano i Nas"

Le limitazioni in zona gialla sono molto blande (mascherina all'aperto per tutti e massimo in 4 a tavola nei locali), ma il passaggio a colori più intensi "sarebbe drammatico per l’economia" dice il Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, Massimiliano Fedriga. Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Valle d'Aosta e provincia di Bolzano temono il passaggio in zona gialla nelle prossime settimane. Se il Friuli rischia le restrizioni già dopo il prossimo monitoraggio dell'Iss di venerdì 19 novembre (saranno decisivi i dati di dopodomani), le altre regioni potrebbero subire il cambio di fascia nelle settimane seguenti.

Secondo l'associazione italiana di epidemiologia in tutte e cinque queste regioni tra due settimane si potrebbe superare il limite di 250 casi ogni 100mila abitanti.  Altre 8 avranno un'incidenza sopra i 150 casi per 100mila". Questa la stima del Gruppo di lavoro 'Made' dell'Associazione italiana di epidemiologia (Aie).  L'unica regione che rischia di vedere il giallo in tempi non lunghissimi è il Friuli Venezia Giulia, nelle altre Regioni la situazione è ampiamente sotto controllo. Il vero timore non è però il giallo, ma la zona arancione in prossimità delle feste natalizie: in zona arancione, tanto per fare un esempio, ristoranti e bar restano chiusi e permettono solo asporto e take away.

Zona gialla dal 22 o 29 novembre 2021: le regioni che rischiano

"Al 15 novembre 2020 - ha ricordato Nino Cartabellotta di Gimbe - avevamo 7 regioni in zona rossa, 9 in zona arancione, quindi oggi dobbiamo dire grazie ai vaccini per trovarci in questa situazione. Va detto anche che c'è stato un cambio di criteri per i colori delle regioni, se oggi avessimo gli stessi criteri dell'anno scorso già diverse regioni sarebbero in zona arancione e altre in zona rossa".

Due Regioni quasi in zona gialla e "modello austriaco" per la zona arancione a Natale: Green Pass verso la riduzione

"Siamo a un passo dalla zona gialla e questo è dato dal numero dei ricoveri anche in area medica, molto vicino al 15% - dice Massimiliano Fedriga -  Il Friuli Venezia Giulia andrà in zona gialla, ma per fortuna questo prevede misure ancora molto contenute. Tuttavia, il passaggio alla zona arancione sarebbe drammatico per l’economia, è una cosa che non possiamo e non dobbiamo permettere", ha spiegato Fedriga che la scorsa estate si era battuto, da presidente della Conferenza delle Regioni, per modificare i parametri che portano al dover reintrodurre misure restrittive.

Anche in Veneto ci sono timori per il peggioramento dei dati. "Passeremo in fascia gialla? Probabilmente passeremo anche in arancione e rossa se non si fermerà. C’è preoccupazione nel gestire questo incremento di contagi lento e inesorabile. Per fortuna gli ospedali non sono pieni grazie ai vaccini". Lo dice il presidente della Regione, Luca Zaia. Il dato dei ricoveri nei reparti ordinari, ben lontano dalla soglia critica, mette al riparo il Veneto da nuove restrizioni per almeno un'altra settimana piena.

La più vicina alla zona gialla, numeri alla mano, è comunque la provincia di Bolzano: una manciati di ricoveri in area Covid e il cambio di colore sarà inevitabile. Qui l'incidenza è già da zona rossa.

La Valle d'Aosta sta registrando un aumento notevole di casi su base settimanale, ma il bassissimo numero di ricoverati (nessuno con il Covid in terapia intensiva in tutta la regione) rende nulli i rischi di un passaggio in zona gialla.

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Grafico da Twitter/Vittorio Nicoletta

L'Emilia-Romagna è sempre a buona distanza di sicurezza dalla zona gialla. "Stiamo reggendo ancora bene sul fronte ospedaliero unicamente perché tante persone si vaccinano", ha detto il presidente Stefano Bonaccini, ricordando la vicinanza del traguardo del 90% degli emiliano-romagnoli vaccinati con una dose dell'88% con due. Negli ultimi 10 giorni, ricorda il governatore, in Emilia-Romagna "abbiamo ricoverato nei reparti Covid un centinaio di persone in più, ma siamo ancora al 4% di occupazione nelle terapie intensive e al 5% nei reparti Covid, ben lontani dal 10% e dal 15% che è la soglia per evitare la zona gialla". 

Marche e Lazio sono anch'esse lontane da nuove restrizioni: le riserve di posti soprattutto nei reparti ordinari ma anche in terapia intensiva mettono al riparo dalla zona gialla.

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Tamponi rapidi, la denuncia: "Sempre negativi"

La Liguria ha visto negli ultimi tempi un aumento dei casi, ma secondo il presidente Giovanni Toti "la pressione sugli ospedali non è ancora preoccupante". E' contrario a chiusure che farebbero "danni gravissimi al Paese", dice al Corriere della Sera. "Ci dicevano che il Green Pass c'è solo in Italia, che le nostre erano rigidità inutili, beh possiamo dirlo. Meno male che abbiamo avuto il coraggio anche di fare forzature. In Germania, Austria, Olanda adesso ci vengono dietro". Toti suggerisce poi, se i dati peggioreranno, di legare il Green Pass solo a vaccino e guarigione, e non più al tampone, per determinati ambiti della vita sociale. Un'ipotesi che circola da giorni e che prende corpo.

Restando in Liguria, sui tamponi rapidi è bagarre. "Alcuni colleghi mi hanno riferito che ci sono sempre più persone e pazienti che parlano di mappe delle farmacie dove fanno tamponi non invasivi, ovvero dove con il tampone entrano a malapena nella narice o addirittura lo appoggiano sul naso e durano meno di un secondo. Tamponi praticamente non eseguiti e inutili che risultano sempre negativi". A denunciarlo sul suo profilo Facebook è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. "È scandaloso - attacca Bassetti - Potrebbero esserci migliaia e migliaia di persone con Green pass che attesta il falso. Spero - invoca il medico - che i Nas vorranno rapidamente procedere con controlli a campione. Lo dico da tempo che questo è oggi il vero business. Tamponificio Italia Spa".

Green Pass, fino a quando? 

Zona gialla e zona bianca: le (poche) differenze

Si passa in zona gialla quando l'incidenza è superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti, l'occupazione delle terapie intensive supera il 10% e quella delle aree mediche il 15%. La zona arancione scatta con un'incidenza di oltre i 150 casi ogni 100mila abitanti e se al contempo la soglia delle terapie intensive oltrepassa il 20% con i reparti ordinari al 30%. Per entrare in zona rossa invece all'incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti devono abbinarsi un tasso di occupazione dei posti letto superiore al 40% in area medica e al 30% in terapia intensiva. 

Come restrizioni, le differenze tra zona gialla e bianca sono marginali. In zona bianca l'obbligo è limitato soltanto ai luoghi al chiuso o nelle zone anche all’aperto se particolarmente affollate; in zona gialla la mascherina è obbligatoria sia all’aperto sia al chiuso. L’unica eccezione è per i bambini con meno di 6 anni e per le persone con particolari condizioni di salute. L'altra differenza riguarda bar e ristoranti: in zona bianca non c'è limite alle persone non conviventi che possono sedere allo stesso tavolo all'esterno, mentre all'interno il tetto massimo è di sei; in zona gialla tornerebbe il limite di quattro persone non conviventi sia dentro che fuori. Inoltre dovrebbero calare nuovamente le capienze ampliate solo poche settimane fa, che riguarderebbero solo la zona bianca. Ovvero impianti sportivi e luoghi della cultura.

Il governo ha finora confermato la validità del "sistema dei colori" che consente di mantenere aperte le attività. Il principio prevede misure drastiche solo nelle aree in cui la situazione peggiora, imponendo "zone rosse" in caso di eventuali cluster. Zone rosse locali quindi, iperlocali. Restrizioni a livello comunale, il piano sembra sempre quello: difficile pensare a restrizioni impattanti su tutto il territorio regionale a livello economico (come succede in zona arancione, ad esempio), nel corso dell'inverno, se l'aumento dei contagi rimarrà circoscritto a zone geografiche ben delimitate.

Nuove regole per bus, treni, metro e taxi

Via libera alle nuove regole per bus, treni e metropolitane in una nuova ordinanza emessa dal ministero dei Trasporti insieme al dicastero della Salute. Tra le novità, la possibilità di fermare il treno se c'è un caso di Covid sospetto, mentre il Green pass andrebbe controllato a terra, dunque prima di salire a bordo. Ma "qualora questo non fosse possibile, il controllo può essere effettuato dal personale di bordo insieme al controllo del biglietto di viaggio".

"In caso di passeggeri che, a bordo treno, presentino sintomi riconducibili all’affezione da Covid - si legge infatti nell'ordinanza - la Polizia Ferroviaria e le Autorità sanitarie devono essere prontamente informate: all’esito della relativa valutazione sulle condizioni di salute del passeggero, a queste spetta la decisione in merito all’opportunità di fermare il treno per procedere ad un intervento o prevedere appositi spazi dedicati. L’impresa ferroviaria procederà successivamente alla sanificazione specifica del convoglio interessato dall’emergenza prima di rimetterlo nella disponibilità di esercizio".

E ancora: torna la biglietteria e il controllo a bordo di metro, autobus di linea, tram e filobus. La nuova ordinanza prevede infatti "il graduale riavvio delle attività di bigliettazione e controllo a bordo", che "deve essere svolto in condizioni di sicurezza, garantendo al personale preposto la dotazione di mascherine chirurgiche o con più alto livello di protezione (FFP2) e dotazione di soluzione idroalcolica per la frequente igienizzazione delle mani".

Le porte da usare per salire e scendere dagli autobus di linea, in tempi di Covid, restano la centrale e la posteriore. Ma torna in uso anche la porta anteriore, quella vicina al conducente. Sempre che ci sia un pannello divisorio per proteggere autista e passeggeri.

Infine, a bordo di taxi e altri servizi di trasporto non di linea "evitare che il passeggero occupi il posto disponibile vicino al conducente". Soprattutto, "sui sedili posteriori, per rispettare le distanze di sicurezza, non potranno essere trasportati, distanziati il più possibile, più di due passeggeri, se non componenti dello stesso nucleo familiare". "Per il conducente - si legge nel testo - vige l’obbligo di indossare una mascherina chirurgica o un dispositivo di protezione individuale di livello superiore. All’interno del veicolo dovranno possibilmente essere installate paratie divisorie tra conducente e passeggero".

Terza dose ai sanitari e vaccino ai bambini: le ultime notizie

Dovrebbe andare in Consiglio dei ministri questa settimana, secondo quanto si apprende, l'obbligo della terza dose per il vaccino anti Covid ai sanitari. La proposta è già stata avanzata dal ministro della Salute Roberto Speranza nel corso della cabina di regia tra Mario Draghi e i capidelegazione dei partiti di maggioranza che si è svolta la scorsa settimana.

Hanno superato oggi quota tre milioni le terze dosi di vaccino anti-Covid somministrate: sono 3.071.045, secondo la rilevazione della struttura del Commissario all’emergenza Francesco Figliuolo. Del totale 2.573.933 sono richiami (booster), mentre 497.112 sono dosi aggiuntive. Complessivamente gli italiani ad aver completato il ciclo vaccinale sono 45.466.253, pari al 76,73% della popolazione (l’84,2% se si considera la platea dei vaccinabili, gli over 12).

L’Europa si appresta a dire sì al vaccino per i bambini dai 5 agli 11 anni già il prossimo 29 novembre. Solo in Italia sono circa 3,5 milioni. Ma il via libera dell’Agenzia Ue del farmaco al vaccino Pfizer-Biontech per questa fascia d’età potrebbe non essere in discesa perché un gruppo di Paesi del Nord Europa sarebbe pronto a schierarsi contro questa approvazione. Secondo quanto risulta al Sole 24 ore Svezia e Danimarca sarebbero i Paesi più critici e il loro voto contrario potrebbe trascinarsi dietro anche quello di altri Paesi, anche se alla fine l’esito dovrebbe veder prevalere una ampia maggioranza qualificata necessaria per il via libera. Non è escluso però che esca anche una “relazione” di minoranza per spiegare distinguo e punti critici dei Paesi contrari. 

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