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Venerdì, 26 Aprile 2024
La storia / Italia

Lo strano caso del commercialista diventato rider a causa della pandemia

Il 35enne Emiliano Zappalà ha chiuso il suo studio professionale e ha cominciato a fare consegne a domicilio. Riesce a guadagnare duemila euro al mese. Ma qualcosa non quadra

Può assumere sia toni tristi che di speranza la storia di Emiliano Zappalà, il 35enne che ha dovuto chiudere il suo studio di commercialista a causa del Covid e adesso fa il rider. Può essere vista come una sconfitta dover abbandonare il sogno di una vita per il quale si è studiato per anni per dover percorrere la città in lungo e in largo con uno zaino addosso, in bici con qualsiasi condizione atmosferica. Da altri, invece, viene considerata una dimostrazione di forza e di capacità di rimettersi in gioco nonostante le avversità. Di certo la storia di questo neo-rider ha generato dibattito ma il vero problema è: esiste davvero questo Emiliano Zappalà?

La storia di Emiliano 

Il fatto è stato raccontato da Antonella Boralevi su La Stampa in un pezzo di commento. La sua è la storia di un giovane professionista che aveva aperto il suo studio professionale ma la crisi delle aziende dovuta alla pandemia si è riversata a cascata anche sulla sua attività. Così è stato costretto a chiudere lo studio che non gli permetteva più di andare avanti. L'unica alternativa che il “mercato” gli proponeva era quella di fare il rider. L'unico settore che nonostante la crisi ha addirittura aumentato il proprio volume d'affari. Gran parte delle persone costrette in casa fanno sempre più ricorso alle consegne a domicilio e per questo Emiliano ha deciso di provare questa strada. L'ha fatto mettendoci sempre il massimo impegno e riuscendo a guadagnare duemila euro netti al mesi. In alcuni casi anche quattromila. Cifre spaziali per qualsiasi impiegato in questo settore. Cifre però raggiunte con il sudore visto che fa circa 100 chilometri al giorno in sella alla sua bicicletta. Un cambio di vita rivoluzionario che ha un obiettivo: risparmiare per riuscire a comprare una casa insieme alla compagna. Una storia che raccontata così sembra dare una speranza a tutti coloro che fanno questo lavoro.

I dubbi sulla storia 

Ma è davvero così? A mettere in dubbio questa versione è stato il sito the Submarine che ha fatto un'operazione di debanking. Per prima cosa ha scoperto che il pezzo di commento si riferisce a un articolo uscito sul Messaggero lo scorso 15 gennaio. Ha poi scoperto che in realtà non risulta alcun Emiliano Zappalà iscritto all'ordine dei commercialisti così come hanno fatto notare diversi utenti su Twitter che si sono “appassionati” alla storia. Non risulta nemmeno un profilo Linkedin del professionista. Si potrebbe obiettare che abbia rinunciato alla professione e si sia cancellato. A ben vedere esiste però un Emanuele Zappalà che di professione fa il rider e che già nel 2018 era registrato alla piattaforma delivery citata dal pezzo e di cui parla in maniera entusiasta lo stesso giovane in altre interviste. Sì perché questo Zappalà ha già rilasciato altre interviste raccontando di guadagni da top manager in sella alla sua bici. 

La manifestazione contro il decreto Dignità 

Per questo motivo è sceso anche in piazza all'epoca dell'approvazione del decreto Dignità voluto dall'allora ministro Luigi Di Maio. Il rider, intervistato da il Metropolitano, spiega che non vuole che venga tolta la modalità di pagamento a “cottimo”. C'è da crederci visto che arriva a guadagnare quattromila euro al mese. A svelare il mistero della doppia identità di Emiliano-Emanuele Zappalà è stato lo stesso rider che ha spiegato tutto con un post scoperto sempre su Twitter. Ha detto che nel pezzo originale da cui è partita tutta la discussione c'è stato un errore perché lui ha solo fatto tirocinio in uno studio da commercialista. Inoltre ha detto di avere 37 anni e che è dispsto a dimostrare i guadagni che riesce a ottenere. Il problema è che secondo alcuni calcoli per arrivare alle cifre che dice di ottenere dovrebbe lavorare circa 18 ore al giorno. 

Le altre storie di rider 

La storia di Emiliano-Emanuele è solo una di quelle delle migliaia di addetti che hanno scelto il delivery come ultima possibilità lavorativa e che non sembrano avere tutte un lieto fine. Un settore che, mentre gli altri calano a picco, ha raddoppiato il suo giro d'affari e le persone impiegate. Una storia che fa a pugni con quelle raccontate nelle ultime settimane e che riguardano questo lavoro. È il caso per esempio di Gianni Lanciano, il 50enne napoletano picchiato e derubato selvaggiamente a Capodanno mentre provava a fare delle consegne a bordo del suo motorino. Anche lui aveva perso il lavoro e dopo essere stato rapinato è tornato a casa a prendere l'auto perché non poteva fermarsi e non guadagnare.

I rider uccisi dal lavoro 

Oppure del pianista jazz romano Adriano Urso, uno dei più talentuosi musicisti italiani, rimasto senza lavoro a causa della chiusura dei locali e dello stop dei concerti, stroncato da un infarto mentre provava a spingere la sua auto rimasta in panne per portare a termine una consegna. Per non parlare delle centinaia di persone che ogni anno rimangono vittime di incidente stradali, a volte mortali, per portare i pasti nelle nostre case. Tutte queste storie hanno in comune la necessità di persone, che per anni hanno fatto altri lavori e hanno investito una vita intera in un'altra professione, che da un giorno all'altro si trovano costretti a lasciarla e trovano nelle consegne un'ultima, per alcuni una nuova, opportunità per ripartire.

Il pezzo è stato aggiornato alle 16.00

EDIT 19 01 2021 ore 16,21: Da Ugl riceviamo e pubblichiamo 

In relazione ad alcuni articoli di stampa inesatti pubblicati in questi giorni, Emanuele Zappalà (37 anni), iscritto UGL Rider, intende precisare i seguenti punti:

Collaboro in qualità di rider con Deliveroo da luglio 2018, svolgendo consegne in moto;
Prima della collaborazione con Deliveroo non ho svolto la professione di commercialista: ho studiato ragioneria e sono stato tirocinante presso uno studio commerciale, senza però esercitare la professione;
Sono iscritto ad UGL Rider, con la quale ho partecipato ai tavoli negoziali per la trattativa con AssoDelivery, che ha portato alla firma del CCNL Rider. Questo tipo di lavoro riesce infatti ad assicurarmi compensi importanti, migliori rispetto ad altri lavori;
I proventi dalla collaborazione con Deliveroo in qualità di rider si attestano, mediamente, intorno ai 2.000 euro lordi al mese. In allegato le schermate dei compensi ricevuti nel 2020. Come si può vedere, in alcuni mesi ho scelto di lavorare di più e in altri ho scelto di lavorare meno (es. novembre e dicembre), o in altri periodi di andare in vacanza (luglio).
I proventi hanno raggiunto picchi anche di 3.000 euro lordi al mese, come accaduto ad aprile 2020 e di 180,42 euro in un giorno (25 aprile 2020).

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