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Domenica, 28 Aprile 2024
Giustizia

Casi Santanchè e Delmastro, è scontro tra governo e magistrati: "Attacco pesantissimo"

Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione nazionale magistrati, si scagliato contro gli interventi arrivati da Palazzo Chigi e dal ministero della Giustizia: "Noi difendiamo la Costituzione, queste sono accuse che colpiscono al cuore la magistratura"

Gli interventi di Palazzo Chigi e del ministero della Giustizia sui casi del ministro Daniela Santanché e del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro hanno scatenato la reazione dell'Anm. Giuseppe Santalucia, presidente dell'Associazione nazionale magistrati è intervenuto in risposta al Governo: "Un attacco pesantissimo, ancora più insidioso perché riferito a fonti anonime, a cui sono seguiti due attacchi dal ministero della Giustizia. Critiche pesantissime, il tema è la legittimazione della magistratura, queste sono accuse che colpiscono al cuore la magistratura".

"Stiamo occupando le cronache senza volerlo - afferma Santalucia - Si parla di scontro tra politica e magistratura, è uno scontro non voluto che stiamo subendo e che si è innalzato senza che noi si sia fatto nulla La magistratura - assicura - non ha alcuna voglia di alimentare lo scontro, ma quando il livello dello scontro si alza il silenzio sarebbe l'impacciato mutismo di chi non sa reagire a una politica che mostra i muscoli verso una istituzione di garanzia. Il silenzio sarebbe un arretramento, e noi non arretriamo davanti alla difesa della Costituzione".

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Tornando sul caso Santanchè, secondo Santalucia, il ministro avrebbe dovuto avviare un'indagine: "Non sappiamo nulla di quello che è avvenuto sul caso Santanchè, ma il ministero della Giustizia dovrebbe fare il contrario, non manifestare sconcerto ma avendo poteri ispettivi chiedere una relazione su quello che è successo. Il ministro avrebbe dovuto fare altro, questo mi sarei atteso, una indagine immediata per disperdere ogni sospetto malizioso, e se era avvenuto qualcosa procedere nei confronti del singolo".

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"Il sospetto - conclude il presidente dell'Anm - è che le riforme costituzionali siano sbandierate non perché si crede servano a migliorare il sistema, ma come risposta di punizione nei confronti della magistratura. Se questo è, io chiedo con rispetto e umiltà di cambiare passo. Il ministro aveva assicurato che queste riforme non sono in un orizzonte immediato ma ora ha detto che occorre accelerare sulla separazione delle carriere perché un giudice non è stato d'accordo con un pm. Noi vogliamo discutere di riforme che sembrano utili e di quelle che utili non ci sembrano, non interferiamo".

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