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Lunedì, 29 Aprile 2024
La previdenza

Chi può andare in pensione nel 2024

Quota 103 "corretta" dal governo Meloni, ape sociale, opzione donna: quali sono le novità in ambito previdenziale presenti nell'ultima legge di bilancio e tutto quello che c'è da sapere sull'uscita dal lavoro nel prossimo anno

Anche nel prossimo anno sarà possibile andare in pensione con quota 103, ma in versione "corretta", con tre importanti novità rispetto al passato, previste dalla manovra del governo Meloni. Nel testo della legge di bilancio bollinato dalla Ragioneria dello Stato, infatti, non compare più la cosiddetta quota 104, messa in soffitta dopo il pressing della Lega, ma viene prorogata la norma in scadenza a fine 2023 che prevede la possibilità di uscire dal lavoro a 62 anni di età e con 41 anni di contributi versati. Per l'anno prossimo, inoltre, permangono gli anticipi per coloro che hanno i requisiti per l'ape sociale, svolgono attività usuranti, hanno iniziato a lavorare prima oppure hanno avuto un figlio (una condizione valida soltanto per le lavoratrici). Detto questo in estrema sintesi, chi può andare in pensione nel 2024, nel dettaglio? In che modo e con quali requisiti sarà possibile farlo? Vediamo quali sono le novità in ambito previdenziale presenti nell'ultima legge di bilancio e tutto quello che c'è da sapere sull'uscita dal lavoro nel prossimo anno.

Una simulazione realizzata per Adnkronos/Labitalia da Ital Uil, patronato del sindacato Uil, sulla base dei testi in bozza della manovra ai quali ad oggi si può far riferimento, contribuisce a chiarire le idee sui requisiti per il pensionamento nel 2024. Partiamo dall'opzione "base" della pensione di vecchiaia, quella dei cosiddetti "contributivi": i soggetti con almeno un contributo versato al 31 dicembre 1995, potranno andare in pensione con 67 anni di età e 20 di contributi, sia uomini che donne.

Pensioni 2024: chi può lasciare prima il lavoro con quota 103, opzione donna e ape sociale

Coloro che hanno una contribuzione solo dopo il 31 dicembre 1995, i cosiddetti "contributivi puri", invece, ora potranno accedere alla pensione di vecchiaia al raggiungimento dei requisiti (67 anni di età e 20 di contributi) senza più dover raggiungere l'importo previsto di 1,5 volte il minimo, ma solamente pari all'assegno sociale (l'importo di quest'ultimo per il 2023 è pari a 503,27 euro mensili per 13 mensilità, rispetto ai 469,03 euro del 2022). Sempre per i contributivi puri sarà possibile anticipare l'uscita dal lavoro a 64 anni di età e 20 di contributi, a patto che l'importo di pensione sia pari a tre volte il minimo, ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con due o più figli.

Rivalutazione delle pensioni: chi avrà meno soldi del previsto nel 2024

E veniamo alla possibilità di anticipo pensionistico per i cosiddetti lavoratori precoci e quelli impegnati in attività definite usuranti. Potranno andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi i soggetti con almeno un anno di contribuzione (anche non continuativo) maturata prima del compimento dei 19 anni, che rientrano in particolari categorie (in estrema sintesi: caregiver, disoccupati, con ridotta capacità lavorativa di almeno il 74%, lavoratori con mansioni "gravose"). I dipendenti impegnati in attività usuranti stabilite per legge, invece, possono accedere al pensionamento anticipato con una "quota 96,7", che sta ad indicare 61 anni e 7 mesi di età anagrafica e 35 di contributi. I soggetti indicati dalla legge sono lavoratori in cava, miniera o galleria, palombari, lavoratori subordinati notturni, lavoratori "della linea catena", con ripetizione costante dello stesso ciclo lavorativo, conducenti del servizio pubblico.

Quota 103 corretta dal governo Meloni: cosa cambia

In base alle anticipazioni sulla manovra finanziaria, la pensione anticipata con quota 103, regime sperimentale valido per il 2023, dovrebbe essere confermata per il 2024, salvo ripensamenti dell'ultima ora (a questo punto piuttosto clamorosi). Quota 103 è rivolta ai lavoratori privati e pubblici che potranno andare anticipatamente in pensione a 62 anni di età e 41 di contributi (sia uomini che donne). Rispetto all'attuale impostazione ci sono alcune novità, peraltro non di poco conto. La prima è che durante gli anni di pre pensionamento, e dunque fino ai fatidici 67 anni previsti dalla pensione di vecchiaia, l'assegno non potrà superare di oltre quattro volte il trattamento minimo Inps (ovvero circa 2.270 euro). Il tetto massimo all'assegno in realtà esiste anche oggi, ma è pari a cinque volte il trattamento minimo. Il governo ora ha deciso di abbassare questa soglia. 

La seconda novità, forse quella più significativa, riguarda il calcolo stesso dell'assegno pensionistico, che per chi sceglie di usufruire di quota 103 sarà totalmente contributivo (come viene già previsto per opzione donna). L'importo della pensione dunque non sarà più calcolato con il metodo retributivo (più generoso) per gli anni lavorati fino al 31 dicembre 1995 e contributivo da questa data in poi, ma si baserà solo ed esclusivamente sui contributi versati. La terza novità riguarda le finestre di uscita, ovvero il periodo che intercorre tra quando si raggiungono i requisiti e quando si va effettivamente in pensione. Anche in questo caso per i futuri pensionati non ci sono buone notizie. I tempi infatti si allungano e passano da tre a sette mesi per il settore privato e da sei a nove mesi per i dipendenti del pubblico. In sostanza, nonostante si abbia diritto ad andare in pensione, per ottenere l'assegno bisognerà aspettare qualche mese in più rispetto a quanto accade oggi.

Cosa succede con l'ape sociale e opzione donna nel 2024

Per il 2024 dovrebbe essere prorogata anche la misura "sperimentale" dell'ape sociale, con carattere di indennità e non prettamente pensionistico, perché agevola la cessazione dall'attività lavorativa in attesa del trattamento pensionistico effettivo. Si tratta di un'opzione prevista per i lavoratori in particolari condizioni disagiate (disoccupati, caregiver, invalidi almeno al 74%, lavoratori che svolgono mansioni "gravose"). Nel 2024 dovrebbe essere possibile accedere all'ape sociale con 63 anni e 5 mesi di età (non più a 63 anni come nella precedente manovra), e con 36 (o 30) anni di contributi. Sono previste 12 mensilità (senza tredicesima) e l'importo della rata non potrà essere superiore ai 1.500 euro mensili.

E infine opzione donna. Le lavoratrici dipendenti e autonome con almeno 35 anni di contributi, rientranti in alcune precise categorie (caregiver, disoccupate, invalide almeno al 74%), potranno accedere al trattamento pensionistico a partire da 61 anni di età, con uno "sconto" di un anno in presenza di un figlio e due anni in presenza di due o più figli. In sostanza, dalle anticipazioni sembra che verrà aumentata di un anno la soglia anagrafica rispetto al 2023: infatti si partiva da 60 anni e non 61, fino ad un minimo di 58 e non 59 come nell'attuale versione. Anche in questo caso si tratta di una misura sperimentale prorogata di un anno.

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