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Martedì, 30 Aprile 2024
Il terrore islamista / Afghanistan

Aerei e armi perse in Afghanistan potrebbero finire a Isis e al-Qaeda

È forte la preoccupazione del Pentagono e della sicurezza nazionale Usa mentre si sta facendo il punto sugli equipaggiamenti militari persi.

C'è anche una possibile presenza di uomini armati dell'Isis tra le minacce che hanno portato l'ambasciata Usa a Kabul a lanciare l'appello a evitare la zona dell'aeroporto. Lo riportano diversi media americani tra cui il New York Times. Il timore è che i militanti della branca afghana dello Stato islamico possano approfittare della folla e del caos per sferrare attacchi per uccidere americani e mandare un chiaro avvertimento ai rivali talebani. Il Pentagono lo aveva ribadito solo poche ore fa: in Afghanistan c'è una presenza sia di al Qaeda che dell'Isis. E la situazione dopo il cambio di regime "è molto fluida e dinamica, cambia di ora in ora". C'è preoccupazione per quello che sarà nel paese mediorientale dopo la "rotta" dell'esercito nazionale afghano, armato con miliardi di dollari da Usa e Nato e che si è sfaldato alla prima avanzata dei miliziani islamici. 

I talebani potrebbero essersi impossessati non solo di armi leggere americane, come fucili d'assalto e mitragliatori, e di veicoli corazzati Humvee, come mostrano diverse immagini, ma anche di diversi elicotteri Black Hawk e di una ventina di aerei da combattimento A-29 Tucano, oltre ad altre armi pesanti e milioni di munizioni. È forte la preoccupazione del Pentagono e della sicurezza nazionale Usa mentre si sta facendo il punto sugli equipaggiamenti militari persi.

Afghanistan e terrorismo: cosa succederà 

Ieri il ministro degli esteri Luigi Di Maio aveva invitato gli altri ministri degli esteri dei paesi Nato a lavorare insieme affinché l'Afghanistan non diventi ancora una volta un terreno fertile per il terrorismo. "A questo proposito, non possiamo evitare di lavorare con tutte le Parti, comprese i principali soggetti interessati e attori regionali, come Pakistan, Russia e Cina, che condividono con noi la stessa preoccupazione. Il rischio degli ultimi sviluppi in Afghanistan è quello di espandere le attività terroristiche in altre aree, dall'Iraq al Sahel, quindi dobbiamo mantenere alta l'attenzione". 

La situazione in Afghanistan

Intanto continua la lotta contro il tempo per mettere al sicuro i collaboratori afghani, autorizzati all'evacuazione in Italia. Tra le migliaia di afghani che, invano, hanno sfidato il caldo, la calca disumana, gli spari e le frustare dei talebani, raggiungere il proprio volo ci sono le collaboratrici della Fondazione Pangea Onlus, organizzazione milanese che si occupa da 18 anni di emancipazione femminile in Afghanistan, attraverso il microcredito. Da Kabul arrivano notizie di rastrellamenti, che hanno trovato conferma nel fatto che i talebani sono andati a casa di loro amici e parenti.

Il portavoce del Pentagono, John Kirby, non ha escluso la possibilità che le truppe Usa escano dal territorio dell'aeroporto di Kabul per recuperare le persone da evacuare. Il Pentagono ha detto che sono 5.200 i soldati americani presenti sul posto.

Sempre più difficile raccontare cosa c'è invece all'esterno dell'aeroporto di Kabul, ultima zona rimasta sotto la protezione occidentale. Anche i reporter sono ormai in fuga dall'Afghanistan, dopo aver raccontato per settimane il ritiro delle truppe Usa, la disfatta delle forze di sicurezza governative travolte dall'offensiva dei talebani e poi la drammatica caduta di Kabul con l'inferno dell'evacuazione all'aeroporto. L'ultima ad arrendersi è stata Clarissa Ward, l'inviata della Cnn divenuta il simbolo del coraggio e delle difficoltà crescenti dei giornalisti stranieri in terra afghana. Lei stessa ha annunciato su Twitter di essersi imbarcata su un volo con centinaia di afghani evacuati e di essere approdata a Doha.

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Mentre al Jazeera ha scritto di trattative con i talebani per la resa del Panshir, l'intellettuale francese Bernard Henry Levy ha riferito di un colloquio telefonico con Ahmed Massoud che guiderebbe le forze di resistenza al regime. "Sono il figlio di Ahmed Shah Massoud - avrebbe detto - La resa non fa parte del mio vocabolario, questo è inizio, la resistenza è appena iniziata" 

La resistenza ai talebani nell'ultima roccaforte del Leone del Panjshir

Nel Nord del paese invece le "forze della rivolta pubblica" afgana avrebbero sottratto al controllo dei talebani tre distretti nella provincia di Baghlan dove i talebani aveva effettuato perquisizioni casa per casa, provocando le ritorsioni della popolazione.

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