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Sabato, 27 Aprile 2024
Medio Oriente / Israele

In Israele vietato esporre la bandiera palestinese

La decisione del ministro della Sicurezza nazionale, l'estremista Ben Gvir, contestata da Amnesty: "Decisione nel sistema di apartheid, volta a cancellare l'identità di un popolo"

Il nuovo governo di estrema destra in Israele comincia a mostrare il pugno duro, anzi durissimo. Il ministro della Sicurezza nazionale, l'estremista Itamar Ben Gvir, ha ordinato alla polizia di rimuovere qualsiasi bandiera palestinese sventolata in pubblico, sostenendo che esporla equivarrebbe a una "identificazione con il terrorismo". "Non è possibile che i trasgressori della legge sventolino bandiere terroristiche, incitino e incoraggino il terrorismo", ha dichiarato il politico in un comunicato.

Ben Gvir, leader di Otzma Yehudit (Forza ebraica), ha emesso l'ordine dopo che giovedì scorso la bandiera palestinese è stata issata nel nord di Israele da Karim Younis, appena rilasciato dal carcere dopo aver scontato 40 anni di pena per aver rapito e ucciso il soldato Avraham Bromberg. Secondo gli esperti, è improbabile però che il divieto di regga a uno scrutinio legale e sarà probabilmente eliminato dai giudici.

L'anno nero dei palestinesi

“Siamo di fronte a un assai preoccupante tentativo di cancellare l’identità della popolazione palestinese”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord. “Da decenni la bandiera palestinese è simbolo di unità e resistenza contro l’occupazione illegale israeliana ed è usata nel mondo in segno di solidarietà verso la popolazione palestinese", e l'editto "è una delle tante misure, assunte nell’ambito del sistema israeliano di apartheid, che hanno l’obiettivo di minimizzare la presenza e la visibilità dei palestinesi e ridurre al silenzio le loro voci”, ha aggiunto Morayef.

La decisione di Ben Gvir è stata condannata duramente anche da alcuni deputati del Parlamento europeo, che hanno chiesto alla Commissione di bloccare i fondi dell'Ue destinati a Israele e di sospendere l'accordo di associazione con Tel Aviv: "L'Europa non può tollerare questo attacco a uno Stato riconosciuto a livello internazionale - dice Rosa D'Amato, esponente del gruppo Greens/EFA - Ricordo che Israele partecipa a programmi finanziati dall'Ue come Horizon o Erasmus, molti dei quali si svolgono in territori occupati illegalmente o sono utilizzati per scopi legati all'occupazione".

Prima degli accordi di Oslo, quando Tel Aviv riconobbe l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), il governo israeliano considerava la bandiera palestinese un simbolo di terrorismo e vietava la sua esposizione, ma dopo l'intesa il divieto è stato revocato. Di fatto però la sua esposizione pubblica è stata sempre limitata dalle autorità israeliane che cercano di reprimere le espressioni del nazionalismo palestinese. Secondo l'Ufficio del Procuratore Generale, le bandiere palestinesi possono essere rimosse solo quando c'è un'alta probabilità che "lo sventolio della bandiera porti a un serio disturbo della pace pubblica". Questo lascia comunque alla polizia una certa discrezione che le permette già di rimuovere di fatto tutte le bandiere.

Ciò avviene soprattutto a Gerusalemme Est, la metà della città popolata in maggioranza da palestinesi e che è sotto occupazione dal 1967, quando fu conquistata dalle truppe israeliane. La bandiera verde, bianca, rossa e nera è praticamente assente nelle strade, mentre quella israeliana bianca e blu è appesa ai lampioni e alle case dei coloni ebrei. I residenti arabi non potendo esporre la bandiera nelle loro case, a volte ricorrono a murales con i suoi colori.

La cosa è particolarmente evidente nella città vecchia, la parte più sacra della città, che è divisa storicamente in quattro quartieri: quello ebraico, quello musulmano, quello cristiano e quello armeno. In quello musulmano non si vede sventolare una sola bandiera palestinese, ma è pieno di bandiere israeliane, che vengono esposte da israeliani che hanno acquistato io acquisito appartamenti in quella zona e che rivendicano così la loro presenza e il loro dominio anche nella parte musulmana. Le bandiere palestinesi al massimo si trovano sulle calamite in vendita nei negozi di souvenir.

Anche nella Cisgiordania occupata, i coloni ebrei che vivono in insediamenti illegali, sono soliti spesso rimuovere le bandiere palestinesi esposte nelle città palestinesi, a volte con la protezione dell'esercito israeliano. Nel maggio dello scorso anno, la polizia ha scatenato un'ondata di proteste e indignazione quando ha strappato le bandiere palestinesi ai partecipanti al corteo funebre della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, con ogni probabilità uccisa proprio dalla polizia mentre stava raccontando uno scontro tra palestinesi e forze dell'ordine, facendo quasi cadere la bara.

Gli editti di Ben Gvir, uno dei membri più estremisti del governo del premier Benjamin Netanyahu, arrivano a pochi giorni dalla sua controversa visita alla Spianata delle Moschee, che ha provocato critiche a livello internazionale portando anche alla convocazione di una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il leader di Otzma Yehudit vuole l'ebraicizzazione del luogo sacro islamico e la fine dello status quo su cui si basa la sua gestione.

Al momento la Spianata delle Moschee (o Monte del Tempio come la chiamano gli ebrei), su cui si erge la Moschea al-Aqsa, uno dei luoghi più sacri dell'Islam, è sotto il controllo del Regno hashemita di Giordania che ne garantisce lo status quo. Secondo i patti agli ebrei è concesso il diritto di visitarla ma non fermarsi a pregare. Il Muro del pianto invece, che si trova proprio sotto la spianata delle Moschee, rimane il loro luogo di preghiera esclusivo.

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