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Venerdì, 26 Aprile 2024
Verso gli assedi / Ucraina

Come sta cambiando la strategia militare della Russia in Ucraina

Le forze russe potrebbero trovarsi condurre simultaneamente tre assedi a tre grandi città. Una situazione senza precedenti. Gli analisti: "Dal tentare un'avanzata rapida e veloce con le forze di terra sono passati a intensi bombardamenti contro i principali centri abitati". Aumenta il rischio di vittime civili. Oggi nuovi colloqui: sottile il filo per un cessate il fuoco

Si va verso l'assedio di KIev. La Russia si troverà con ogni probabilità a condurre simultaneamente tre assedi a tre grandi città: Kiev, Kharkiv e Mariupol. Kherson nel Sud del Paese sarebbe la prima città caduta in mani russe. Dopo una ostinata resistenza, è stata totalmente conquistata dai russi, ha detto in serata il sindaco Igor Kolykhaiev. Un gruppo di circa dieci ufficiali delle forze d’invasione è entrato negli uffici municipali e avrebbe informato il sindaco che i russi progettano di istituire una nuova amministrazione simile a quelle delle due regioni separatiste di Donetsk e Lugansk. Sulla città da due giorni piovevano missili e bombe a grappolo. Oggi nuovi colloqui in Bielorussia. Dopo una settimana di guerra, come cambiano gli scenari? L'unica tragica certezza è che le "nuove" strategie militari del Cremlino porteranno a un aumento di vittime civili. A meno che dal round di negoziati di oggi arrivi, inaspettatamente, l'accordo per un cessate il fuoco.

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"La guerra di movimento si è trasformata in una guerra d’assedio"

"L’accerchiamento occidentale di Kiev - scrive lo storico militare francese Michel Goya in un’analisi pubblicata da Le Grand Continent - prosegue con la 36a Armata e la 76a Divisione d’assalto aereo". Unità che attendono rinforzi dal convoglio di 64 km in lento avvicinamento dal Nord. "La guerra di movimento si è trasformata in una guerra d’assedio - continua Goya -. È ormai evidente che l’esercito russo si sta preparando per una battaglia di lungo termine".

Nei prossimi giorni la Russia si troverà con ogni probabilità a condurre simultaneamente tre assedi a tre grandi città. Una situazione senza precedenti. Kiev, Kharkiv e Mariupol nel Sud: "E' un territorio che grosso modo corrisponde a quattro volte l’area di Grozny in Cecenia, che l’esercito russo ha impiegato dalle cinque alle sei settimane per conquistare - spiega Goya - Si tratta di uno sforzo colossale che assorbirà la maggior parte della fanteria russa e richiederà l’intervento degli ausiliari della Guardia Nazionale, di cui fanno parte le unità della Cecenia e del Daghestan, che non sono eserciti regolari, così come tutte le milizie disponibili".

"L'attacco russo verte su tre direttrici principali -spiega sulla Stampa l'analista Andrea Margelletti -  quella settentrionale, che punta a raggiungere e conquistare la capitale Kiev; quella orientale, che da un lato si concentra negli Oblast di Sumy e Kharkiv e dall'altro nella regione del Donbass; e infine quella meridionale, che partendo dalla Crimea si dipana sia verso gli Oblast di Kherson e Mykolaiv sia verso quello di Zaporizhia". Ma "l'offensiva russa sembra essersi al momento arrestata: timidi ma regolari progressi sono stati compiuti a est e a sud, mentre a nord le forze russe sono ormai ferme da giorni ad una trentina di chilometri circa a nord-ovest di Kiev, senza riuscire a sfondare la linea difensiva ucraina posta a difesa della capitale".

In pratica la mancata conquista di obiettivi di rilievo (come Kiev o Kharkiv, che resistono) e gli scarsi progressi sul terreno hanno portato i russi ad un cambio di tattica nel corso degli ultimi giorni del conflitto, spiega Margelletti: "Dal tentare un'avanzata rapida e veloce con le forze di terra sono passati ad una campagna di intensi bombardamenti contro i principali centri abitati, utilizzando, oltre ad assetti aerei e missilistici, sistemi di artiglieria e razzi non guidati. Tale dinamica si traduce, purtroppo, in un aumento del rischio di vittime civili e di attacchi verso obiettivi di natura non squisitamente militare". Le truppe di Putin hanno un obiettivo chiaro: conquistare militarmente le grandi città. I razzi e i missili sono più pericolosi che i raid aerei per la popolazione civile. E si stanno intensificando in tutta l'Ucraina.

Le differenze rispetto alle invasioni del passato

Nel secolo scorso. quando l’Unione Sovietica invadeva un paese straniero (l'elenco è drammaticamente lungo: Ungheria 1956, Cecoslovacchia 1968, Polonia 1981, anche se allora il generale polacco Jaruzelski mette in atto una sortia di auto-colpo di stato per evitare l’invasione, Afghanistan 1979) aveva sempre in mano la soluzione alternativa già pronta, almeno nell'immediato: ovvero un certo numero di cittadini dei paesi invasi pronti a collaborare con le forze di invasione. Partiti politici o settori delle forze armate secondo cui i governi in carica nei loro paesi erano illegittimi e che i russi-sovietici avevano ragione. L’Armata Rossa gli dava in mano il governo. Stavolta no. Putin non ha in mano l’alternativa. O se l’aveva, qualcuno gliel’ha tolta (non è sfuggito a molti che il presidente ucraino Zelensky ha fatto qualche velato accenno in proposito, parlando di arresti di spie).  Dal punto di vista di Putin, scrive su Oggi Giovanni Gozzini, docente di Storia e Giornalismo all’Università di Siena, "ciò complica molto le cose e forse contribuisce a spiegare l’attuale rallentamento delle operazioni militari. Se non c’è un governo civile alternativo, l’esercito russo deve continuare a presidiare un paese molto grande per lungo tempo. Si profila uno scenario simile a quello che la Russia ha sperimentato in Afghanistan e Cecenia: stillicidio di attentati terroristici in tutto il paese, morti tra i soldati russi, malcontento crescente nel paese. Un cocktail che rischia di diventare micidiale".

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Ucraina-Russia: oggi secondo round di colloqui

Il secondo round di colloqui avrà luogo oggi nella foresta bielorussa di Belovezkskaja Pushcha, nei pressi di Viskuli, vicino a Brest. La delegazione russa è guidata da Vladimir Medinskij. "Non accetteremo alcun ultimatum". ha ripetuto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. "I punti fermi dei russi - spiega una fonte al Sole 24 Ore - restano la neutralità dell’Ucraina e uno status speciale per le regioni di Donetsk e Luhansk. Nel primo round dei colloqui si è registrato un consenso sul 90% delle questioni, ora si tratta di smussare gli angoli per salire con un terzo round a un livello superiore che vada oltre i due Paesi". Magari coinvolgendo una terza parte che possa lavorare tra Russia e Stati Uniti: il nome auspicato è quello di Angela Merkel. L'ex cancelliera è considerata interlocutore che conosce bene la storia e i rapporti tra i due Paesi, e abbia esperienza in Europa.

Ucraini e russi tornano a parlarsi nella foresta dei bisonti, non solo la più antica riserva naturale d’Europa, bensì soprattutto il posto dove 31 anni fa si firmarono gli accordi che ratificarono la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il round odierno due prevede due questioni importanti, fondanti: il cessate il fuoco e garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Il capo negoziatore russo Vladimir Medinsky, fidato ex ministro di Putin, revisionista, politico con posizioni estremiste che ha sempre dichiarato "l’Ucraina non è uno Stato", all’agenzia russa Interfax ha assicurato che l’ipotesi di un cessate il fuoco è sul tavolo. A rappresentare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ci sono il presidente del Partito del Popolo, David Arakhamia, e il ministro della Difesa, Oleksiy Reznikov. Il leader ha chiesto loro che nella trattativa la controparte russa fornisca concrete indicazioni per la garanzia della sicurezza della nazione ucraina. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, su questo fronte ha aperto facendo balenare la possibilità che l’Ucraina possa restare integra, comprese le due province del conteso Donbass: "La Russia è pronta a esaminare la questione delle garanzie di sicurezza" ed è possibile, ha detto ancora Lavrov, "trovare un accordo. Le nostre richieste non mirano alla capitolazione dell’Ucraina". Tuttavia la distanza tra le presunte aperture di Lavrov e il poderoso sforzo bellico messo sul terreno ucraino da parte dell’esercito invasore è molto ampia.

Sul tavolo davvero c'è la tregua? È possibile che decida di fermarsi, in vista dei nuovi negoziati con gli ucraini? "Putin vuole consolidare i risultati militari per avere una posizione di maggiore forza al tavolo della trattativa. Il problema, dopo quello che ha fatto, è se e quanto gli si può concedere - ragiona Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini parlando a Repubblica - Il suo obiettivo era cacciare Zelensky, che oggi è invece un punto di riferimento per il suo popolo, ma anche per la comunità internazionale. Conta, adesso, capire la sincerità dell’approccio russo al negoziato. Bisogna vedere se questa negoziazione sarà sincera, per quanto molto dura: l'altro giorno, con il primo round di colloqui, gli attacchi russi si sono intensificati".

Le proteste in Russia contro la guerra 

"Non possiamo aspettare neanche un giorno di più. Ovunque siate, in Russia, in Bielorussia o dall'altra parte del pianeta, andate nella piazza principale della vostra città ogni giorno alle 19, e alle 14 nel fine settimana e nei giorni festivi". Dal carcere in cui è rinchiuso da ormai più di un anno, Alexey Navalny esorta i russi a manifestare contro l'invasione dell'Ucraina, contro la guerra ordinata da Putin che sta portando morte e distruzione nel cuore dell'Europa.

"Putin non è la Russia", scrive sui social il rivale numero uno del Cremlino, dietro le sbarre per motivi ritenuti palesemente politici. «E se in questo momento in Russia c'è qualcosa di cui si può essere orgogliosi più di ogni altra cosa, sono quelle 6.835 persone che sono state arrestate perché - senza alcuna chiamata - sono scese in piazza con i cartelli No alla guerra".

Gli Usa temono una guerra lunga anni

"Sei giorni fa, Putin ha cercato di scuotere le fondamenta del mondo libero, pensando di piegarlo ai suoi modi minacciosi. Ma ha calcolato male. Pensava di poter arrivare in Ucraina e il mondo si sarebbe prostrato. Invece, ha incontrato un muro di forza che non aveva mai previsto o immaginato. Ha incontrato il popolo ucraino". Sono le parole di Joe Biden nel discorso sullo stato dell’Unione. Comunque vada a finire, "può circondare Kiev di carri armati, ma non conquisterà mai i cuori e le anime del popolo ucraino. Non spegnerà mai il loro amore per la libertà. Non indebolirà mai la determinazione del mondo libero". Tradotto, significa che gli occidentali devono armare e addestrare l’insurrezione, che continuerà anche dopo l’eventuale caduta di Kiev e potrebbe durare vent’anni, sul modello dell’Afghanistan anni Ottanta.

Biden, riepiloga oggi Repubblica è contrario alla “ no-fly zone ” sui cieli ucraini, perché un incidente provocherebbe la Terza guerra mondiale, che per il ministro degli Esteri russo Lavrov "sarebbe nucleare". Tutti gli sviluppi militari però dipendono da Putin, sempre più instabile, e bisogna essere pronti a tutto. Tanto più che, sostiene l’ambasciatrice all’Onu Linda Thomas-Greenfield, Mosca sta muovendo bombe a grappolo e termobariche. 

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