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Venerdì, 26 Aprile 2024
Felicità

A quale età siamo più felici?

Pare che felicità diminuisca man mano che ci si avvicina alla mezza età, per poi aumentare di nuovo dopo i 50 anni. Cosa dice l'ultimo studio?

La felicità ha la forma di U: diminuisce man mano che ci si avvicina alla mezza età, toccando il fondo a 40 anni, per poi aumentare di nuovo dopo i 50. Questo è l’esito di una ricerca condotta da David Blanchflower, professore del Dartmouth College di Hanover, negli Stati Uniti. Il ricercatore ha esaminato i dati di 132 Paesi, 95 in via di sviluppo e 37 sviluppati, e tracciato il grafico dell’andamento della felicità negli esseri umani. Tale grafico ha la forma di una “U” e mostrando come i livelli più alti di felicità si raggiungono in gioventù e nella vecchiaia, mentre, all’approssimarsi dei 40 anni, la felicità va via via scemando a causa di stress e depressione, indipendentemente dalle condizioni di vita della persona, per poi ricominciare a crescere. Anche altri studi precedenti hanno trovato questa “curva della felicità". Per esempio, uno studio del 2015 condotto dal dottor Terence Cheng, economista della salute, ha esaminato i cambiamenti individuali nei dati relativi al benessere in base all’età in persone della Gran Bretagna, Australia e Germania. Tuttavia, alcuni esperti si chiedono se la curva sia un vero fenomeno o un risultato dell’analisi dei dati.

Ora una recente revisione della ricerca di Blanchflower, condotta da David Bartram, porofessore di Sociologia presso l'Università di Leicester - che ha analizzato esclusivamente i dati relativi ai Paesi europei - suggerisce che la relazione tra età e felicità assume la forma a U solo in alcuni Paesi, mentre in altri (quasi metà dei 30 Paesi studiati) il modello è molto diverso. In particolare la revisione mostra che per molte persone la felicità diminuisce durante la vecchiaia poiché le persone affrontano difficoltà legate all'età, come il peggioramento della salute e il lutto familiare. L'articolo è stato pubblicato sul Cambridge University Press.

La curva della felicità a forma di U

Secondo David Blanchflower esiste una curva della felicità a forma di U, nel corso della vita delle persone, che tocca il punto più basso a 47,2 anni nelle nazioni più sviluppate e i 48,2 anni nei Paesi in via di sviluppo. “La curva della felicità è ovunque - ha dichiarato Blanchflower -. E’ una realtà sia nei Paesi in cui il salario medio è elevato, sia dove non lo è, e sia dove le persone tendono a vivere più a lungo che dove non accade. Ci sono stati pochissimi Paesi per i quali non sono riuscito a individuarlo, e questo è successo soprattutto dove sono presenti piccoli campioni o dove non si dispone di dati significativi”.

Dunque, con la vecchiaia si diventa più felici?

Secondo la curva della felicità a forma di U, sì. Certo, la vita diventa più difficile con la vecchiaia, ma è in questa fase della vita che le persone acquisiscono saggezza e accettazione dell’età che avanza. E’ in questa fase che si sviluppa la capacità di apprezzare ciò che si ha, piuttosto che rimuginare su quello che ci manca. "Inoltre - ha spiegato il dottor Dean Burnett, socio di ricerca onorario presso la Scuola di Psicologia dell’Università di Cardiff -, quando si è più maturi, l’autonomia di solito aumenta. I figli sono cresciuti, si hanno meno responsabilità, si è meno dipendenti, si può andare in pensione e si torna ad avere più controllo sulla propria vita. Inoltre, c’è stato tutto il tempo per fare pace con le sfide che si sono verificate tra i quarant’anni e i cinquant’anni. In più, un altro vantaggio dell’essere più anziani - ha aggiunto - è che si è costruita un’esperienza di vita, e questo può contribuire a gestire meglio gli eventi negativi della vita. Si diventa anche più grati per le cose che si hanno. Si scende a patti con le cose che non si ottengono, e ci si può concentrare su altre cose, come le amicizie o gli hobby".

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Perchè l’età più infelice è 47 anni

Secondo Blanchflower tocchiamo il picco della infelicità all’eta di 47 anni. In effetti “la fine dei 40 e l’inizio dei 50 anni rappresenta un momento in cui molte persone hanno meno autonomia e meno sicurezza finanziaria - ha osservato il dottor Burnett -. Quando si è più giovani, non si è legati alle responsabilità, e ci sono più possibilità. A metà della vita la gente potrebbe avere mutui da pagare e figli adolescenti da accudire. Il corpo potrebbe iniziare a soffrire di dolori e disturbi, e ci sono meno novità nella vita. Tutte le cose che si aspettavano da giovani sono già successe, o sembrano meno probabili”.

L’andamento della felicità secondo la curva a U nel corso della vita:

  • 0-30 anni: in questa fase la felicità dipende dalla ricerca di nuovi stimoli e contatti sociali;
  • 30-40 anni: in questa fase si ha gran voglia di realizzarsi, ma c’è anche il peso delle responsabilità, le preoccupazioni e si tende ad essere meno illusi, quindi anche un pò meno felici;
  • 40-50 anni: questa è la fase dei bilanci in cui ci si chiede a che punto si è arrivati e se ciò che si è ottenuto è davvero quello che si sperava;
  • 50-60 anni: in questa fase le occasioni mancate si fanno meno pressanti e inizia la fase della rinascita e della consapevolezza in cui si riacquista la serenità;
  • 60-70 anni: in questa fase ritorna il picco della felicità, ci si sente liberi di coltivare i propri interessi e di affrontare la vita in maniera molto serena.

La felicità è il risultato di un equilibrio interiore

Sì è una bella storia quella della curva della felicità a U, ma non sempre reale. D’altronde è frutto di un aggiustamento statistico che esclude fattori, oltre l’età, che possono condizionare la felicità, e soprattutto presuppone che nulla vada storto durante la vecchiaia. La felicità può aumentare con l’età, ma finché le persone non si ammalano, non subiscono un lutto o iniziano a perdere i loro amici. Molte persone affrontano grandi sfide man mano che invecchiano, e non sorprende se poi non sono più felici.

“La mia analisi - sottolinea Bartram, autore della revisione - suggerisce che potrebbero esserci dei limiti alla nostra capacità di affrontare le sfide che l'invecchiamento ci mette davanti. Se la felicità aumenta o diminuisce dipende dall'equilibrio di queste forze in competizione (grandi sfide contro accomodamento mentale) e un risultato positivo non è garantito. Per ottenere chiarezza sui modelli, abbiamo bisogno di un'analisi che rifletta ciò che effettivamente accade quando le persone invecchiano. Quando eseguiamo l'analisi in questo modo, la forma a U scompare per molti Paesi, principalmente perché molte persone, in effetti, non stanno diventando più felici man mano che invecchiano”.

Non esiste un modello universale di felicità

Dunque, la revisione ha mostrato che in molti Paesi europei diventa evidente un calo della felicità legato all’età. Questo calo è risultato più marcato nei Paesi in cui mancano efficienti servizi di welfare. Ciò vale soprattutto per la Turchia, dove la felicità (misurata su una scala da zero a dieci) scende in media da 6,4 in età pensionabile a meno di 5,0 tra i più anziani. Per Estonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, la felicità diminuisce costantemente, a partire dai primi anni ’30. Per i Paesi Bassi, invece, la felicità aumenta a partire dai 30 anni e poi si mantiene stabile anche nella vecchiaia. In Finlandia, la felicità rimane abbastanza costante durante tutto il corso della vita, sopra otto su una scala da zero a dieci. In breve, non esiste un modello universale di felicità. Invece, esiste una vasta gamma di modelli riscontrabili nei diversi Paesi. 

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