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Sabato, 27 Aprile 2024
Psicologia e Coppia

Smettere di esaurirsi in 3 settimane: il programma definitivo per ritrovare il tuo equilibrio

Scopri come superare lo stress e il burn-out in soli 21 giorni seguendo un programma dettagliato e pratico

Ti senti sempre stanco, stressato e sopraffatto? Soffri di burn-out e non sai come uscirne? Allora la soluzione giusta per te è il libro "Smetto di esaurirmi - Come prevenire il burn-out" di Marlène Schiappa e Cèdric Bruguièere, un programma di 21 giorni per ritrovare il tuo equilibrio psicofisico.

Per ogni singolo giorno delle 3 settimane gli autori spiegano cosa fare e cosa evitare per poter ritrovare il proprio equilibrio. 

Vediamo quindi insieme alcuni esempi pratici per identificare e soddisfare i tuoi bisogni, imparare a dire di no e circondarti di energie positive, così da ritrovare l'equilibrio e superare lo stress imparando a bilanciare le esigenze personali e professionali.

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Come iniziare il percorso

Settimana 1 – Agire sulle fonti interne dell’esaurimento iniziando, per esempio, ad ascoltare i propri bisogni, identificandoli e rispondendo ad essi. 

Quali sono i propri bisogni? Osservando la piramide di Maslow troviamo, alla base, i bisogni fisiologici. A questi seguono: 

  • il bisogno di sicurezza
  • il bisogno di appartenenza
  • il bisogno di stima
  • il bisogno di auto-realizzazione. 

Il fenomeno di burn-out solitamente attacca la piramide dall’alto: quindi ci si realizza di meno, si perde la stima del gruppo a cui si appartiene e di conseguenza l’appartenenza ad esso. Ci si sente, così, insicuri e non si riesce più a dormire e nutrirsi correttamente. Ma come intervenire?

Dopo aver disegnato la piramide, prova a capire a quale livello ti ritrovi (a quale bisogno si pensa di non aver dato ascolto?). Successivamente, approfondisci l’analisi cercando di capire quali bisogni fisiologici (o meno) non sono stati soddisfatti nel corso della giornata.  Per esempio: ho rimandato la mia pausa pranzo? Ho mangiato velocemente? Non mi sono riposato durante la pausa caffè? Identificare i bisogni non soddisfatti oggi permette di dare loro una risposta (e di soddisfarli) domani. 

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Smettere di esaurirsi - la seconda settimana

Nella seconda settimana arriva il momento di riprendere il controllo sul proprio ambiente professionale e personale. Ad esempio, tra le attività previste per questa settimana c’è quella di imparare a dire no. 

Ogni persona è cosciente dei propri limiti come della propria impossibilità a lavorare anche su altre attività. È importante, quindi, non mettersi nei panni del proprio interlocutore, che ci richiede un lavoro extra per esempio. È essenziale ascoltare sé stessi, rispondendo ai propri bisogni e possibilità. 

Sapere a cosa si può dire “si” e a cosa “no” permette di stabilire un contratto chiaro con l’interlocutore e con sé stessi e ci porterà ad eseguire un lavoro che non ci esaurirà. 

Se non sai dire “no”, significa che temi qualcosa, per esempio: 

  • di ferire l’altro
  • di essere respinto
  • di perdere qualcosa a causa del tuo rifiuto
  • di apparire pigro o poco disponibile. 

Tuttavia, occorre ricordare che quando si vorrebbe dire di “no” e non lo si fa, complichiamo le nostre relazioni con gli altri rendendole, talvolta, anche disastrose. 

Smettere di esaurirsi: la conclusione del percorso

Ed eccoci arrivati alla terza settimana. Arriva il momento di circondarsi di persone positive e trovare la propria vitalità. Non basta, in questa fase, evitare le persone tossiche ma occorre anche curare sé stessi. 

Dopo aver rivisto i rapporti con gli altri durante le due settimane precedenti, in questa ultima settimana sarà necessario dedicarsi al proprio corpo dandogli i mezzi per combattere lo sfinimento e consolidando le basi salutari e di benessere. Sarà importante quindi: 

  • idratarsi bene, per tutta la giornata - spossamento e disidratazione, infatti, vanno di pari passo. 
  • mangiare bene - certi alimenti, infatti, sono stressanti per il nostro orgnismo: troppo grassi, troppo elaborati, troppo zuccherati ecc…

Inoltre, anche certi comportamenti alimentari possono essere nocivi tanto quanto gli alimenti, perché non conta solo cosa mangiamo ma anche come lo mangiamo. 

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