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Martedì, 30 Aprile 2024
L'intervista

Quando cresceranno gli stipendi degli italiani? Il dato che può cambiare tutto

Occupazione record in un'economia debole, com'è possibile? L'economista Riccardo Trezzi a Today.it va controcorrente: "Il pil italiano potrebbe essere sottostimato. A preoccupare non è tanto il crollo della produttività quanto la denatalità". Ma c'è un effetto che ci fa ben sperare per il futuro

L’economia arranca mentre l’occupazione registra nuovi record. Non se lo spiegano nemmeno gli esperti, soprattutto perché si tratta di nuovi lavori a tempo indeterminato. Una cosa è certa: il mercato del lavoro sta cambiando. "In positivo" assicura Riccardo Trezzi, economista con esperienze alla banca centrale statunitense e a quella europea. In un’intervista a Today.it ha provato a svelare l’arcano, sottolineando che il vero problema dell’Italia non sia la produttività ma la denatalità. Andiamo per ordine.

A febbraio record di occupati a tempo indeterminato

Il mercato del lavoro registra numeri positivi. A febbraio gli occupati a tempo indeterminato hanno registrato il dato mensile più alto degli ultimi 20 anni, il più alto di sempre nel confronto su anno (dati Istat). "Record su record. La corsa del mercato del lavoro in modalità Willy il Coyote sopra il canyon di un'economia che rallenta continua. Bene così", commenta l'economista dell’Ocse Andrea Garnero interrogandosi su come questo possa essere possibile (nella foto sotto, post di Andrea Garnero su occupati febbraio 2024). Il record degli occupati a tempo indeterminato, infatti, sembra inspiegabile di fronte a una crescita piuttosto debole dell’economia (+0,2 per cento le stime Istat del Pil per il 2024).

Post su dati Istat occupati e disoccupati febbraio 2024 - X

Sono in molti a pensarla come lui compreso il celebre economista Mario Seminerio. "Temo di non avere idee forti sul tema ma credo di essere in ampia e qualificata compagnia" dichiara a Today.it, spiegando che la tesi del segretario della Cgil Maurizio Landini sull’aumento soprattutto del lavoro povero non regga. "Lui conta il totale dei contratti, ma tra essi vi sono quelli a tempo determinato molto brevi che vengono rinnovati più volte, quindi gonfiano quel numero. Ma se guardiamo ai dati effettivi, scopriamo che il numero di assunti a tempo indeterminato prevale su quelli a termine, mese dopo mese".

Il lavoro c’è ma molti giovani guadagnano meno di 600 euro al mese: ecco dove

Il forte boom di contratti a tempo indeterminato (+603mila, vedi foto sotto) non è da imputare nemmeno al part time, visto che come spiega a Today.it Riccardo Trezzi "negli ultimi anni è in calo, come rivelano i dati Istat". Secondo l’economista "il mercato del lavoro in Italia è robusto, l’aumento degli occupati è un’ottima notizia perché questo trend esprime una volontà", quella di trovare un lavoro come dimostra anche il calo degli inattivi.

Occuati febbraio 2024 - Istat

Il vero problema del nostro Paese dunque non è il lavoro e nemmeno la produttività, ma la denatalità "di cui si parla ancora troppo poco". Ma prima proviamo a spiegare come mai in un’economia così debole c’è così tanta offerta di lavoro.

Perché l’occupazione aumenta mentre il Pil non cresce

"Il Pil è solo una delle tante misure dell’attività economiche di un paese, ne abbiamo anche altre, non è l’unica". Ci sono il reddito nazionale, le ore lavorate, il valore aggiunto, "tutte misure equivalenti che sono più forti del Pil e ci dicono che le imprese hanno fatto molti profitti. Il sospetto è che nei prossimi mesi o anni l’Istat riveda al rialzo i dati del Pil, come ha già fatto nel 2021 quando si parlò di 'revisione monstre' dal 6,7 all'8,3 per cento (34,7 miliardi di euro in più, il 2 per cento). La stessa cosa potrebbe succedere nel 2022 e nel 2023" dichiara l’economista parlando di meccanismi tipici dei modelli statistici.

Si giustificherebbe così la crescita record dell’occupazione, in un mercato pur sempre caratterizzato da salari troppo bassi soprattutto tra i giovani. "Un problema acuto su uno cronico" lo definisce Trezzi, ricordando che negli ultimi trentanni le retribuzioni sono cresciute poco e che negli ultimi tre hanno subito il peso di una forte inflazione. "Stiamo assistendo a una buona performance dell’occupazione ma a un meno marcato aumento dei salari. Per risolvere l’acuto bisogna che i sindacati puntino i piedi, perché le aziende hanno fatto molti profitti e hanno i margini per poterli aumentare, mentre per il cronico bisognerebbe intervenire sui problemi strutturali per far ripartire la crescita".

"La denatalità è il nostro tallone d’Achille"

Fine del reddito di cittadinanza ed emersione del lavoro nero potrebbero aver influito sui dati record dell’occupazione? Difficile dirlo, assicura l’economista sostenendo che nel caso del sostegno al reddito i trend tra prima e dopo lo stop "sono praticamente identici, paralleli. Ma se c’è stato un effetto, non possiamo escluderlo, è stato piccolo".

Aumentano le persone che cercano lavoro: il tasso di disoccupazione sale al 7,5%

Il vero problema dell’Italia dunque non sarebbe il lavoro o la produttività ma la denatalità, assicura Trezzi parlando di un "elefante nella stanza che in molti fanno finta di non vedere. La demografia ha travolto imperi e noi pensiamo di esserne immuni". Fare pochi figli, infatti, diventa un serio problema per i conti pubblici, soprattutto per il pagamento delle pensioni. Basti sapere che tra pochi anni i nuovi pensionati saranno 350mila l’anno a fronte dei 160mila attuali.

"Il tasso di disoccupazione sarà più basso e le dinamiche salariali più alte. I ragazzi avranno più potere per farsi pagare di più" spiega a Today.it l'economista Riccardo Trezzi.

"L'inverno demografico produrrà in futuro una domanda di lavoro molto forte: il tasso di disoccupazione sarà più basso e le dinamiche salariali più alte. I ragazzi avranno più potere per farsi pagare di più. Ma da qualche parte dovremo andare a prenderli questi lavoratori perché il problema della sostenibilità dei conti pubblici resta e non può essere risolto mettendosi attorno a un tavolo o facendo una legge".

La vera emergenza che la politica fa finta di non vedere

L'aumento dell’occupazione è un trend che arriva da lontano, ricorda l’economista, mentre per incentivare le nascite non abbiamo fatto nulla anche se siamo il secondo Paese al mondo dopo il Giappone per culle vuote. "La denatalità è il nostro tallone d’Achille, per questo dobbiamo pianificare una strategia vincente, non bastano gli asili nido". Dobbiamo considerare anche che noi non siamo come gli Stati Uniti che hanno una maggiore capacità di accettare l’immigrazione e di attrarre immigrati istruiti. Altro bacino da cui poter attingere è l’occupazione femminile, visto che il tasso è ancora basso rispetto agli altri paesi europei. "Abbiamo molto margine ma le ragazze vanno fatte studiare per renderle occupabili. In Italia il problema di genere lo vediamo anche dalle differenze salariali. Di strada ne abbiamo fatta tanta ma c’è ancora tanto da fare".

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