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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Caro bollette con la guerra in Israele: "Incubo benzina e gas, il Piano Mattei non poteva cominciare peggio"

La crisi in Medio Oriente dopo l'attacco terroristico di Hamas fa tornare lo spettro degli aumenti dei prezzi energetici come già visto con l'invasione russa dell'Ucraina. Petrolio e gas osservati speciali, il piano del governo in Nord Africa inizia tra incognite e difficoltà: tutti i rischi e cosa tenere d'occhio

La guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas minaccia una nuova crisi energetica che potrebbe travolgere i prezzi di benzina e gas, anche in Italia. I mercati hanno reagito ai violenti scontri nella regione e le quotazioni in aumento fanno temere nuovi picchi verso i record toccati durante i primi mesi di guerra in Ucraina o al tempo della crisi petrolifera del 1973. Il governo israeliano ha già interrotto la produzione nel secondo giacimento di gas più importante del Paese, quello di Tamar, perché troppo esposto ai missili da Gaza.

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E proprio l'energia si sta riprendendo la scena: la storia, più o meno recente, potrebbe ripetersi, il livello di incertezza è alto, ma ci sono dei punti fermi da osservare per avere un quadro della situazione e dei suoi rischi: su tutti Stati Uniti, Iran, Egitto e anche il governo Meloni con il Piano Mattei che si complica prima di nascere. Today.it ne ha parlato con Francesco Sassi, ricercatore in geopolitica e mercati energetici per Ricerche industriali ed energetiche (Rie).

Petrolio e gas reagiscono

I prezzi hanno subito reagito agli scontri tra Israele e Hamas iniziati nel primo weekend di ottobre 2023. Le quotazioni dei principali indici di riferimento del petrolio - Brent e Wti - sono saliti di oltre il 4 per cento, mentre l'indice Ttf della borsa di Amsterdam per il gas ha chiuso in aumento di oltre il 12 per cento. Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente hanno così interrotto le tendenze al ribasso, proprio quando stavano per influenzare positivamente i costi di benzina e diesel: in una nota, il Ministero delle Imprese e del made in Italy ha già precisato che la situazione "potrà purtroppo subire delle conseguenze negative a causa delle turbolenze sui mercati derivanti dall'attacco di Hamas a Israele e da quanto potrà conseguirne".

Così, tornano i timori per le conseguenze economiche di un conflitto, un altro, dopo quelle viste all'inizio della guerra in Ucraina a causa del gas russo e che hanno costretto i governi a spendere decine di miliardi di euro per sostenere i consumatori, visti i prezzi elevati delle bollette. E dopo quello che è stato definito dagli analisti il più grande attacco di Hamas degli ultimi decenni, la memoria va ancora più indietro negli anni: l'azione del gruppo palestinese è infatti arrivata all'indomani dell'anniversario della guerra chiamata del "Kippur" che scatenò la crisi petrolifera mondiale nel 1973 e in Italia la domenica si girava senza auto per limitare il consumo dei prodotti petroliferi, arrivati a prezzi mai visti prima.

Pagina de La Stampa sulle domeniche senza auto in Italia a novembre 1973 dopo la guerra del Kippur tra Israele e Paesi arabi

Ma ci sono delle differenze: "La situazione internazionale è diversa dal 1973 anche perché il mondo è già in una crisi energetica e ben prima della guerra in ucraina e del covid - spiega Francesco Sassi a Today.it -. I prezzi attuali dei mercati e i governi sono più reattivi e ormai 'abituati' a certi shock, con le dovute differenze. Le conseguenze sono a cascata sui rapporti industriali tra Paesi, in molti sono esposti". E bisogna guardare proprio ai Paesi coinvolti per capire quali possano essere i rischi di questa crisi. 

L'illusione di prezzi più bassi e lo scenario peggiore: occhi sull'Iran

In estate i prezzi del petrolio hanno sfiorato i 100 dollari al barile, ma prima dell'attacco di Hamas del 6 ottobre 2023 il costo del greggio era in calo, come si vede dal grafico sottostante che mostra il picco dell'indice Brent il 9 ottobre, il primo giorno di quotazioni dopo l'inizio degli scontri. "Anche se i prezzi si sono abbassati la crisi covava - dice Sassi -. Il Medio oriente era il luogo peggiore per una nuova minaccia alla nostra sicurezza energetica". Ora, prospettive e aspettative dei mercati cambiano radicalmente.

L'andamento dell'indice Brent dopo l'inizio della guerra tra Israele e Hamas: il prezzo del petrolio aumenta

"La crisi attuale in Medio Oriente arriva in un momento in cui gli Stati sono pronti a reagire, ognuno con le loro differenze e in questo contesto si svolgeranno le elezioni statunitensi", fa notare Sassi. Negli ultimi mesi l'amministrazione Biden aveva attenuato le sanzioni contro l'Iran, anche per consentire a Teheran di esportare più petrolio, mantenendo così stabili i prezzi sui mercati. Ma il Wall Street Journal ha scritto di ufficiali iraniani che avrebbero "aiutato Hamas a pianificare l'attacco". Se il racconto fosse provato l'atteggiamento statunitense potrebbe cambiare, aumentando le sanzioni all'Iran.

"Hamas da Gaza e Hezbollah dal Libano": così l'Iran voleva portare la guerra dentro Israele

"L'Iran ha un ruolo in questa fase e per Biden diventa complesso incidere sulla produzione di petrolio fuori dal Paese, ora è più importante la produzione interna che però è stata disincentivata per la transizione energetica. L'Europa si trova doppiamente esposta, più di come lo raccontano i governi. È chiaro che un coinvolgimento diretto dell'Iran sarebbe catastrofico".

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Gli Stati Uniti hanno portato la flotta vicino alle coste israeliane, per Sassi un "segnale molto forte". Anche perché Israele ha già dovuto interrompere l'estrazione di gas dal secondo giacimento più importante del Paese, quello di Tamar, a un tiro di missile da Gaza. 

Giacimento di gas a Tamar, in Israele, chiuso per guerra con Hamas

"Bisognerà capire quanto rimarrà chiuso il giacimento di Tamar, che rifornisce anche l'Egitto - spiega il ricercatore di Rie -. Israele dovrà dunque importare più gas tramite il Gnl, ma non da Paesi arabi. Molto dipenderà da come gli israeliani vorranno assicurarsi la sicurezza energetica e quanto speculeranno i paesi arabi per metterla in difficoltà. Su questi elementi reagiranno i mercati". E le reazioni potrebbero spingere i prezzi al rialzo, con problemi anche in Italia.

L’impatto su benzina e bollette: Piano Mattei in salita

Le tensioni in Medio oriente rischiano di investire l'Europa sotto forma di aumento indiscriminato dei prezzi dell'energia, e quindi, delle bollette per i consumatori. In tutto ciò, Italia ed Europa sono esposte perché non producono da sé abbastanza delle due principali fonti fossili di energia: come si vede dal grafico sottostante di Eurostat, il nostro Paese è tra i dieci dell'Unione europea che dipendono di più dall'estero per l'importazione di gas e petrolio, per oltre il 70 per cento. Lo stesso ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha detto a Rai News 24 che la situazione "rischia di far esplodere altre problematiche, come accaduto per la guerra della Russia in Ucraina, per l'approvvigionamento di gas e petrolio". La dipendenza energetica dell'Italia dall'estero, il grafico Eurostat

"La tendenza al rialzo dei prezzi è inevitabile - precisa Sassi -. Una guerra entra nuovamente in gioco e impatta un'intera regione, i paesi arabi sono esposti alla crisi. Questi paesi non c'entrano solo con petrolio e gas, ma hanno un ruolo anche nella transizione energetica per l'idrogeno. L’impatto potrebbe richiedere tempo per diventare chiaro e dipenderà da quanto durerà il conflitto, da quanto intenso diventerà e se si diffonderà ad altre parti della regione, come l'Iran. Se il conflitto si dovesse protrarre c'è il rischio che petrolio e gas possano.influenzarsi a vicenda, con ripercussioni gravi su altri settori: il peso di queste fonti è decisivo per tutte le altre".

Riguardo il gas, come si vede dalle variazioni e dalle percentuali nei grafici sottostanti di Today.it, nel 2022 l'Italia è riuscita a diversificare le proprie fonti di approvvigionamento, emancipandosi dalla Russia, e la situazione si è consolidata nel 2023: ora, il paese da cui importa di più è l'Algeria. Il problema è che il governo algerino si è schierato a fianco di Hamas, così come hanno fatto Qatar - da cui l'Italia importa Gnl -, e Libia da cui arriva una quota minore ma fondamentale delle forniture italiane. Anche dall'Egitto arriva gas naturale liquefatto e le forniture verso Europa e Italia sono state potenziate dopo un accordo sponsorizzato da Eni. "Questi paesi sono favorevoli alla causa palestinese e hanno già condannato il conflitto indicando Israele responsabile. Il rischio è quello dell'escalation graduale, a partire dal Libano con i giacimenti offshore israeliani per poi coinvolgere l'Egitto. E poi siamo alle porte dell'inverno".

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La situazione complica il Piano Mattei tanto sponsorizzato dal governo Meloni, un programma non ancora specificato di influenza diplomatica e strategica che porterebbe l'Italia a diventare lo snodo energetico principale del Mediterraneo, come porta d'accesso all'Europa per i Paesi africani. "Il Nordafrica è coinvolto in tutto ciò e il conflitto impatterebbe sulle relazioni tra Paesi europei e nordafricani: non c'era modo peggiore di iniziare per il Piano Mattei", dice il ricercatore di Rie. 

Cosa è il Piano Mattei di cui parla tanto Giorgia Meloni

I governi Draghi e Meloni hanno impegnato decine di miliardi di euro per contenere gli aumenti di bollette e benzina durante i mesi peggiori della guerra in Ucraina. Visto lo stato dei conti pubblici, sarebbe decisamente problematico trovare nuove risorse per i consumatori: "La crisi darebbe diversa da quella vista finora, andrebbe a colpire in primis la benzina per il petrolio - fa notare Sassi -. Su questo punto di vista il governo si è già esposto e la pressione politica sarebbe incalzante in vista delle elezioni europee, costringendolo a intervenire per mitigare potenziali aumenti dei prezzi. Potrebbe anche essere una chiave per trattare le nuove regole del patto di stabilità in Europa: nessuno è autonomo sul petrolio". 

Gli sviluppi della guerra tra Israele e Hamas sono imprevedibili, ma le criticità che permetterebbero di svilupparle sono note. E l'inverno è alle porte: gli enti economici sentiti dal governo - come Banca d'Italia, Cnel e Corte dei Conti - hanno già avvisato che le tensioni geopolitiche potrebbero cambiare in peggio il quadro.

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