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Venerdì, 26 Aprile 2024

Le uniche (due) cose che non avete capito del corsivo, quelle più importanti

Sui social il disprezzo è il più formidabile degli incentivi. E' questo l'assunto da cui partire per spiegare la mediaticità della cosiddetta insegnante di corsivo di TikTok, che nel giro di qualche settimana ha fatto conoscere - ed odiare - al pubblico generalista un fenomeno tanto chiacchierato quanto già arci-noto (da circa un anno) tra i ragazzi che popolano la piattaforma cinese. Sì perché Elisa Esposito, 19 anni, genovese, ben contenta (per ora) della popolarità ottenuta, altro non è che il capro espiatorio di un'indignazione ritardataria che ha origine da due fenomeni in particolare: il primo è l'assoluta distanza tra l'immaginario che i ragazzi vivono su TikTok (che è tutti gli effetti un nuovo media, e tocca cominciare ad accettarlo) e quello degli over 25, due parti ormai incapaci di comprendersi; e il secondo è l'assoluta inconsapevolezza con cui le persone utilizzano (o meglio: si lasciano utilizzare dai) i social network, quando invece dovrebbero cominciare a sgamarne i meccanismi. 

Dovete sapere cosa sono i "trigger"

C'è infatti una cosa che va chiarita prima di passare a spiegare il "fenomeno" Elisa Esposito (che, ribadiamo, non è fenomeno in sé, ma punta dell'iceberg dei due fenomeni che sottende). Ed è il meccanismo dei cosiddetti "trigger" online, di cui solo pochi tra coloro che hanno già compiuto 25 anni conoscono il significato. Significato che è stato spiegato per la prima volta, e in maniera illuminante, dalla collega Laura Fontana in questo articolo intitolato La formula dell'indignazione online.

Sui social network il "trigger" - che in inglese significa "grilletto" - altro non è in gergo che un'esca che attira l'attezione dell'utente, utente che nel corso della giornata vede passare sullo smartphone una marea di contenuti e la cui attenzione viene catturata solo da quelli che lo colpiscono. Incantesimo del trigger è proprio quello di andare a colpire quelle corde inconsce del pubblico, tanto da animarlo prepotentemente. Parliamo di temi capaci di scatenare emotività, rabbia, indignazione appunto, dunque dibattito. Dopodiché accade che, secondo un sistema completamente democratico, più il tema genera coinvolgimento, più l'algoritmo tende a renderlo virale. E, di pari passo, più il pubblico si affretta ad avere un'opinione, a schierarsi nel più breve tempo possibile, senza neanche quello necessario a sviluppare uno spirito critico: a polarizzarsi, insomma. Tradotto: è il pubblico, con la sua indignazione, a rendere virale la detestatissima 19enne Elisa Esposito, vero e proprio trigger vivente, la cui strada è segnata in partenza. 

Abbiamo così risposto al quesito primario sollevato dagli innumerevoli, noiosissimi ed identici a loro stessi commenti in calce alle Lezioni di corsivo: "Ma come si fa a dare visibilità a questa persona?". Siete voi a dargliela. 

Il fenomeno Elisa Esposito ha una sua dignità, ma su TikTok

Dicevamo, è una strada segnata in partenza quella di Elisa, perché l'ondata del populismo più basic ("con tanti ragazzi che studiano, diamo visibilità a questa scema"), figlia in qualche modo di un "trigger" legato all'indignazione e al benaltrismo, è pronta a deflagrare in tutta la sua potenza. E questo avviene per diversi motivi, di cui solo il più banale è che il "corsivo" è oggettivamente odiosissimo da ascoltare. Mentre quello più sostanziale è che Elisa non può essere capita se non si hanno gli strumenti per conoscerla: ovvero se non si conosce TikTok. TikTok che è il regno delle sbavature, del divertimento, dell'autoironia, dell'auto-rendersi un meme vivente. Un regno in cui il corsivo acquista una cornice di senso: è una gag. Una gag in cui si sfottono i giovani milanesi, nello specifico, come ormai è arci-noto. Mentre nel contempo, fuori da esso, la ragazzina che lo recita si ferma ad essere un fenomeno da baraccone e niente di più. E, dunque, genera quell'indignazione che è la moneta più preziosa nell'economia dei click sui social. 

Perché dovreste scaricarvi (e perché no) TikTok, anche se avete più di 25 anni

Letta così, insomma, capirete che il fenomeno non è tanto Elisa Esposito in sé. Quanto l'Elisa Esposito che (non) è in voi. E che i veri fenomeni siete voi. Fenomeni in senso sociale, perché parte sprovveduta di questo presente ormai diviso, seppur banalmente, tra "boomer" e "generazione z". Fenomeni in senso anche un po' spiacevole, perché inconsapevolmente "triggerati" e dunque parte attiva nello stipendiare le serate in discoteca della fanciulla.

L'autocompiacimento da divano

Ma che cos'è, nella fattispecie Elisa Esposito, che "triggera" così tanto le persone?

Oltre alla de-contestualizzazione da TikTok, la radice dell'indignazione non è niente di diverso dalle pigrissime ragioni neuronali che negli Anni Duemila portavano il pubblico a godere del trash più becero della tv commerciale. Ovvero quelle stesse ragioni che oggi continuano a portare ascolti alla sfortunatissima Gemma Galgani di "Uomini e Donne" oppure all'agghiacciante (e cosiddetto) minimondo di "Avanti un altro". L'innato desiderio di chi, stando seduto sul divano di casa, si compiace di avere nel cranio intelligenza superiore rispetto a chi invece va ridicolizzandosi in televisione. Illusi.

Insomma, Elisa che ammette di non conoscere Dante non è niente di diverso dagli aspiranti concorrenti del Grande Fratello che alla domanda "Qual è il tuo tallone d'Achille?" rispondevano "Intendi il mio tallone da killer?" (pura epica del trash televisivo, ricorderanno i fan della Gialappa's Band). In Elisa, non c'è alcunché di diverso di quel sottile trastullo che lo spettatore vive quando vede sfilare in abiti improponibili il parentame accorso ai matrimoni del "Boss delle Cerimonie" su Real Time. Un eterno ritorno dell'identico in cui le vecchie generazioni non sono certo "la meglio gioventù" e i follower di Elisa non sono la peggio. Ma in cui va preso atto che i media si sono moltiplicati e che, dunque, si è specularmente frammentata l'attenzione degli spettatori sulla base delle età. E, di riflesso, gli immaginari. 

L'epoca dell'indignazione facile

Come da repertorio, ad Elisa hanno augurato un ampio spettro di disgrazie, dalla morte ai malanni più seri. Questo nell'estremizzazione del veleno lasciato a corredo dei suoi post. Nell'estremizzazione dell'indignazione a comando, della polarizzazione. In cui, non essendo consentite sfumature né spazio alla comprensione, è sempre troppo facile schierarsi. Tra i tanti "povera Italia" e "dovremmo dare invece attenzione ai ragazzi che la meritano, quelli impegnati nella ricerca", spunta poi la vera perla del benaltrismo, del qualunquismo: un post virale su Facebook, con oltre 23mila condivisioni, in cui una fantomatica ragazza di nome Giulia sarebbe protagonista del topos contemporaneo tra i più diffusi e per cui, dopo tanti anni di studio, si ritrova a lavorare al McDonalds. Storia ovviamente mai verificata. "Apprezziamo lei che con sacrifici ha ottenuto una laurea, invece di Elisa", è la morale del post. Ma non serve certo una laurea per tenere presente che anche chi una laurea ce l'ha nel tempo libero gioca su TikTok. Forse servirebbe installarselo, TikTok, per capirlo. 

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Da Elisa Esposito a Ivano Monzani: l'immaginario dei giovani, questo sconosciuto

Del resto c'è un sottile filo rosso che lega Elisa Esposito, il concerto di Fedez Love Mi e l'adulatissimo Ivano Monzani diventato virale al concerto Love Mi proprio perché intento a disprezzare il concerto stesso e la musica trap nello specifico: è la mancata conoscenza dell'immaginario dei più giovani ("gioventù bruciata"), che sta strabordando dalle piattaforme di riferimento in tutta la sua potenza. Lo racconta, appunto, l'indignazione di Ivano, che di anni ne avrà circa 60 e che, ritrovatosi a fare il bodyguard alla serata, è stato immortalato dai tiktoker in una gallery di espressioni di puro disprezzo; lo racconta la perplessità del pubblico over rispetto ai trapper che si sono esibiti a Piazza Duomo: più che cantanti, sembravano personaggi usciti da Gomorra, ha scritto qualcuno. 

Preparatevi, perché su TikTok c'è roba più spinta

"Non conosco mio figlio", mi ha detto una donna un mese fa circa - ovvero in tempi non sospetti - quando gli ho spiegato che, se il figlio la chiamava "Amio", era sì per affetto ma soprattutto perché prendeva a modello TikTok. E sarà un brusco risveglio per tutti quando scoprirete che il corsivo è forse la cosa meno caratterizzante della piattaforma. E che due milioni di persone seguono Saverio Riccelli solo perché è il padrone di una capra sarda che si chiama "Manuè" e a cui ogni mattina dà il buongiorno nella stalla. Sarà un brusco risveglio quando scoprirete che i vostri figli (quelli laureati come Giulia!) invitano alla festa di laurea  Rita De Crescenzo, ex detenuta con tutto il diritto di rifarsi una vita ma famosa per via di una canzone virale e che suona qualcosa di terribilmente spiazzante come "O' bacin O' culett O' tacatà, o' tacatà". Ma ci sarà mica da preoccuparsi, signora mia? No, c'è da informarsi. Perché niente è più trash del trash che già conosciamo. 

Ad Elisa invece auguriamo un risveglio meno brusco possibile, quando tra qualche anno avrà raggiunto l'età della ragione e si renderà conto di aver messo la faccia in un mondo che l'ha voluta ridicolizzare a tutti i costi, perché - proprio come tutti i bulli e sebbene adulto - è stato incapace di capirla. E di capirsi.

@saverioriccelli manueeee biadu si #perte #ecumuiamu #saverioriccelli ♬ suono originale - Saverio Riccelli

@daffmarr #ritadecrescenzo #esami #festa #festadilaurea ♬ original sound - Dafne

Chi è Rita De Crescenzo: l'arresto, la famiglia e il successo su TikTok

*Desiderio spesso disatteso, visto che i "trigger" ormai funzionano così tanto bene da aver abbassato il livello del dibattito (e della polarizzazione) a temi quali "Gamberetto-Gate: sei con Chiara Nasti o con Zaniolo?" oppure "Ma Briatore fa bene o male a far pagare la pizza così tanto?". 

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