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Martedì, 30 Aprile 2024
L'allarme / Cina

La Cina vuole colpire l'esercito degli Stati Uniti con un virus

La scoperta ha spinto l'amministrazione Biden a guidare una serie di riunioni nella Situation Room della Casa Bianca. Perché l'impatto avrebbe dimensioni ancora più grandi, perché riguarderebbe anche abitazioni e attività di cittadini americani

Lo spionaggio cinese non è più quello di una volta. Un tempo i cinesi avevano come obiettivo la sorveglianza delle attività degli apparati militari stranieri, in particolare quelli degli Stati Uniti. Adesso, invece, il loro scopo sembra interrompere le reti elettriche, i sistemi di comunicazione e le forniture idriche delle basi militari negli Stati Uniti e in tutto il mondo.

È l'allarme che circola in queste settimane alla Casa Bianca. L’amministrazione Biden è per questo impegnata a dare la caccia a un malware, un virus, introdotto presumibilmente dalla Cina nei sistemi militari statunitensi, per interrompere o rallentare le operazioni di schieramento e di rifornimento dell'apparato militare di Washington in caso di escalation e conflitto, e quindi di limitarne l’efficacia militare generale. E non si esclude che la portata del virus possa superare i confini del dominio militare e intaccare anche le infrastrutture civili.

Il malware potrebbe quindi intervenire nel momento "opportuno", ovvero quando viene richiesto un intervento militare di Washington, e causare con estrema rapidità danni alla rete di collegamenti militari. Il timore è che il virus possa entrare in azione in caso di conflitto, come un'ipotetica invasione cinese dell'isola di Taiwan. In questo modo, verrebbero rallentate di qualche giorno o settimane le operazioni militari, come il dispiegamento delle forze a stelle e strisce al largo dello Stretto di Taiwan, concedendo un vantaggio temporale e militare all'esercito cinese.

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A riportare la notizia è il New York Times, che cita funzionari dell’esercito, dell’intelligence e della sicurezza nazionale statunitense, secondo cui il timore è che gli hacker cinesi, che probabilmente lavorano per l’Esercito popolare di liberazione, abbiano inserito il codice per mandare in tilt la rete di collegamenti militari. 

Il quotidiano statunitense riporta che le prime tracce del virus sono emerse a fine di maggio, quando Microsoft riferì di aver trovato un misterioso codice informatico nei sistemi di telecomunicazioni a Guam, l'isola del Pacifico che ospita una grande base aerea americana e che rappresenta un avamposto strategico nella regione, soprattutto nell’ottica di una possibile invasione cinese di Taiwan.

Più di una dozzina di esperti tecnologici e militari, secondo il New York Times, avrebbero confermato l'opera di sabotaggio cinese, e indicato in almeno un anno la finestra in cui questo piano è entrato in funzione. I tentativi degli hackers cinesi sarebbero stati messi in pratica in una serie di strutture americane, anche fuori dagli Stati Uniti.

La scoperta ha spinto l'amministrazione Biden a guidare una serie di riunioni nella Situation Room - la sala blindata nel bunker della Casa Bianca che ospita gli incontri di livello massimo e sulle questioni più delicate in cui è in gioco la sicurezza degli Stati Uniti -, con il Consiglio di sicurezza nazionale, il Pentagono, il Dipartimento per la sicurezza interna e le agenzie di intelligence impegnate a comprendere la portata del virus e a mettere a punto una risposta. Risposta che si spera arrivi in tempi brevi, per evitare un nuovo scontro diplomatico come quello scoppiato con il caso dei palloni-spia

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