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Lunedì, 29 Aprile 2024
il summit delle differenze / Cina

Il vertice Ue-Cina si chiude con un nulla di fatto

Già alla vigilia del summit Cina-Ue le aspettative erano basse. Ma con la sua conclusione arriva la conferma che non sono stati adottati grossi cambiamenti

Già alla vigilia del vertice Cina-Ue le aspettative erano basse. Ma la conclusione del summit, che per la prima volta dopo quattro anni si è svolto in presenza a Pechino, non ha apportato grossi cambiamenti né miglioramenti. L'agenda presentata dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (accompagnati dal rappresentante della politica estera Josep Borrell) al padrone di casa, il presidente cinese Xi Jinping, era fin troppo vasta: temi geopolitici come la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente, la questione Taiwan e il rispetto dei diritti umani. Ma soprattutto, tanta attenzione al dossier economico, con Bruxelles che cerca di ricalibrare gli scambi sbilanciati a favore di Pechino.

Un deficit commerciale da 400 miliardi di euro

Proprio quest'ultimo è stato un tema caldo per la delegazione europea: il deficit commerciale europeo ha raggiunto i 400 miliardi di euro con la Cina, mentre 20 anni fa era dieci volte inferiore, pari a 40 miliardi, ha precisato von del Leyen in conferenza stampa con Charles Michel, al termine del 24esimo summit tra il gigante asiatico e l'Unione europea. "Se si guarda solo agli ultimi due anni il deficit commerciale è raddoppiato e questo è motivo di grande preoccupazione per molti europei", ha affermato la presidente della Commissione. E poi la chiosa: "Questo squilibrio è insostenibile". Le dichiarazioni arrivano in un clima di rapporti tesi, che certamente il leader cinese vuole rimodulare in ottica vantaggiosa per Pechino, dopo il parziale riavvicinamento del gigante asiatico agli Stati Uniti.

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Pechino ha avviato un'offensiva diplomatica da metà 2023 allo scopo di cercare di ricucire i legami con i principali partner commerciali, in particolare con Washington e Bruxelles, dopo che gli investitori stranieri hanno iniziato a diversificare il loro portafoglio a danno della Cina con flussi di capitali in uscita e il crollo degli investimenti esteri diretti. Le esportazioni hanno contribuito a sostenere l'economia della Cina durante i tre anni di pandemia in cui era chiusa al mondo, ma - dopo la rimozione delle restrizioni anti-Covid - hanno faticato a mantenersi positive scontando l'elevata inflazione globale e l'aumento dei tassi di interesse che hanno di conseguenza frenato la domanda internazionale.

Sullo sfondo del summit, però, resta l'indagine aperta da Bruxelles sulle auto elettriche cinesi che arrivano nei mercati europei dopo aver beneficiato di generosi sussidi statali di Pechino. Proprio alla vigilia del summit, l'Unione Europea ha annunciato tre miliardi di euro di sussidi per incoraggiare la produzione di batterie per veicoli elettrici, nel tentativo di ridurre la dipendenza dalla Cina.

Il cortocircuito dell'auto elettrica cinese 

Tutte mosse che, ovviamente, non piacciano al leader cinese. Pechino ha accusato Bruxelles di "un palese atto protezionistico" e ha criticato gli sforzi europei per tentare di ridurre la propria dipendenza da alcuni beni cinesi. Tuttavia, gli Stati membri dell'Ue non osservano un'identica e comune posizione nei confronti di Pechino, tanto che Bruxelles vuole raggiungere un compromesso sui disaccordi commerciali con la Cina, piuttosto che ricorrere a misure unilaterali. Per questo, il faccia a faccia con il numero uno della Cina ha confermato la necessità di un commercio equilibrato tra Bruxelles e Pechino. "Abbiamo una lista di elementi su cui lavorare per risolvere il problema degli squilibri", ha aggiunto von der Leyen in conferenza stampa, "nell'ampio contesto della capacità produttiva in eccesso sta creando problemi sui mercati e che la Cina è nelle condizioni di gestire".

La Cina non può allontanarsi dall'Ue

Pechino sembra volere abbandonare una posizione dura nei confronti di Bruxelles, di cui ha estremo bisogno. Il gigante asiatico ha un'economia che fatica a riprendersi dopo la crisi immobiliare e la fine della strategia zero Covid e, per questo, non può alienarsi il blocco dei 27 Paesi europei. All'inizio dell'incontro, Xi ha esortato la Cina e l'Ue ad "affrontare insieme le sfide globali", a "promuovere la stabilità e la prosperità del mondo" e ad "escludere interferenze di ogni tipo" nelle loro relazioni. Il presidente cinese ha rimarcato come Cina ed Europa siano legate da un passato e un futuro comune. Ricordando come quest'anno ricorra il 20esimo anniversario del partenariato strategico onnicomprensivo Cina-Ue, il leader cinese si è detto convinto che Pechino e Bruxelles "non dovrebbero considerarsi avversari". Ha insistito su "risultati vantaggiosi per tutti" e "sviluppo comune". A von der Leyen e Michel, Xi ha ribadito che Pechino e Bruxelles dovrebbero "farsi una percezione accurata l'una dell'altra" e "rafforzare comprensione e fiducia reciproche" in nome dello "sviluppo delle loro relazioni".

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Per il leader cinese, il gigante asiatico e l'Ue dovrebbero "completarsi a vicenda per quanto riguarda mercati, capitali e tecnologie, promuovere il miglioramento delle industrie tradizionali e di quelle emergenti, esplorare nuovi modelli di cooperazione, creare nuove aree di crescita". La Cina "sta promuovendo uno sviluppo di alta qualità e un'apertura di alto livello e vuole considerare l'Ue come un partner chiave nella cooperazione economica e commerciale, un partner prioritario nella cooperazione in campo scientifico e tecnologico e un partner affidabile per quanto riguarda la cooperazione nel settore industriale e delle catene di approvvigionamento". Il riferimento va agli Stati Uniti per i quali, secondo la Cina, Bruxelles sta perdendo la sua autonomia strategica. 

Xi non ha mancato di parlare dell'iniziativa Belt and Road, ovvero la Via della Seta lanciata esattamente dieci anni, durante i colloqui a Pechino con i leader dell'Ue. La Belt and Road Initiative (Bri) "è una piattaforma inclusiva che ha portato benefici tangibili a oltre 15 Paesi e alle loro popolazioni", ha ribadito e rivendicato Xi, stando alle dichiarazioni diffuse dal ministero degli Esteri di Pechino e dall'agenzia ufficiale Xinhua. E il leader cinese ha anche parlato di "sinergia tra la Bri e il Global Gateway", la 'risposta' dell'Ue alla Nuova Via della Seta, con l'obiettivo dichiarato di "aiutare i Paesi in via di sviluppo ad accelerare la crescita". Dopo l'addio dell'Italia, la Cina ha rivendicato tramite il suo ministero degli Esteri il successo della Belt and Road Initiative, un progetto 'globale', con ramificazioni in vari settori, che vede la Cina investire in infrastrutture e concedere prestiti nel mondo, con lo sguardo rivolto per lo più al Sud Globale.

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I malumori restano

Tanto la leader della Commissione quanto il presidente cinese sanno che la relazione tra i due blocchi è complessa. Von der Leyen, da parte sua, ha dichiarato che è necessario correggere gli squilibri e che il "de-risking", cioè la riduzione del rischio rispetto alla Cina, è un obiettivo condiviso per rafforzare entrambe le economie. D'altronde, i dati doganali cinesi pubblicati oggi mostrano come nei primi 11 mesi di quest'anno la Cina abbia esportato merci per 458,5 miliardi di dollari verso l'Ue e ne abbia importate per 257,8 miliardi. 

Le previsioni alla vigilia del vertice non erano ottimiste. La Cina, infatti, non ha fatto un passo indietro sulle politiche interne e commerciali, aggravando ulteriormente il surplus commerciale per compensare i deflussi di capitali. L'Ue, invece, non ha ceduto sul tema dei veicoli elettrici, nonostante i malumori di Pechino.

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