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Domenica, 28 Aprile 2024
verso nuovi scenari

Finti feriti e pistole giocattolo, come ci si prepara alla guerra contro la Cina

Non solo il governo di Taiwan pensa a misure di deterrenza per scongiurare una potenziale invasione da parte della Cina. Anche parte della popolazione taiwanese, seppur minoritaria, si prepara a un'azione delle forze armate cinesi

Soccorrere un ferito, preparare un piano di evacuazione, combattere la disinformazione e raccogliere informazioni sui nemici. Ma soprattutto conoscere i probabili scenari di invasione cinese di Taiwan, l'isola che deve essere "riunificata" con la Cina, nonostante il Partito comunista cinese non l'abbia mai governata. Le minacce di una guerra lungo lo Stretto sono diventate più evidenti da quando il presidente Xi Jinping è diventato segretario del Partito. E che ora punta a completare il suo disegno di "riunificazione" dell'isola (anche se i taiwanesi parlano invece di unificazione) entro il 2027, centenario della fondazione dell'Esercito popolare di liberazione cinese e anno del XIX Congresso del Partito, dove Xi dovrebbe ottenere un quarto mandato (risultato di un emendamento alla Costituzione che ha rimosso il limite dei due mandati).

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Cresce la potenza nucleare della Cina

Dopo avere assistito alle difficoltà della Russia in Ucraina, sono nate varie domande sulla capacità militare del gigante asiatico. Eppure, Xi ha accelerato una ristrutturazione delle forze armate, avviato negli anni '80. Tanto che l'ultimo report del Pentagono evidenzia quanto Pechino stia portando avanti una importante espansione del proprio arsenale nucleare, aumentando la produzione di armamenti e rafforzando la Marina militare. Il Pentagono ha stimato che la Cina attualmente ha a disposizione circa 500 testate nucleari, 100 in più rispetto allo scorso anno. La previsione è che entro il 2030 i cinesi avranno 1000 ordigni nucleari pronti al lancio. Ma cosa ne farà Pechino? Tanti sono i dubbi e diverse sono le preoccupazioni alla Casa Bianca. Certo, tra le due superpotenze mondiali, il rapporto di forze è sempre sbilanciato a favore degli Stati Uniti, che hanno accumulato 5.244 testate, secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (la Russia, invece, ha in totale 5.889 testate).

L'esercito cinese è sottoposto alla direzione del Partito, che la esercita mediante la Commissione militare centrale, al cui vertice siede proprio il segretario generale del Partito, ovvero Xi. Per questo da lui partano gli appelli alle forze armate perché "rafforzino l’addestramento in direzione di combattimenti veri". Parole che vengono lette come l'intenzione di Pechino voler mantenere alta la pressione su Taiwan, che la Cina rivendica come proprio territorio da riportare sotto il proprio controllo anche con la forza, se necessario. Le frequenti esercitazioni aeree e navali cinesi hanno attraversato più volte la cosiddetta "linea mediana dello Stretto", ovvero la linea di demarcazione territoriale non ufficiale ma comunemente rispettata. Dalle esercitazioni si potrebbe passare presto alla guerra lungo lo Stretto. E qualsiasi conflitto tra le parti potrebbe coinvolgere gli Stati Uniti, il più stretto alleato di Taiwan. Da tempo Washington suggerisce al governo dell'isola di dotarsi di armamenti più leggeri e mobili, come appunto i sottomarini. 

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L'obiettivo è sempre quello: contenere la Cina ed evitare ripercussioni su scala globale. Così l'esecutivo guidato dalla presidente Tsai Ing-wen ha recentemente presentato il suo primo sottomarino di produzione autoctona, per evitare un conflitto che avrebbe "esiti disastrosi". Il giudizio, fin troppo esplicito, è stato dato dal ministro degli Esteri di Taiwan, Joseph Wu, che ha sottolineato l'importanza strategica dell'isola per l'industria dei semiconduttori e per il traffico marittimo delle merci. Taiwan gode assieme alla Corea del Sud di un monopolio quasi assoluto nella produzione di microchip, che sono una componente essenziale delle economie avanzate, ed è situata in una zona dove passa circa il 50 per cento del traffico marittimo di merci mondiale. La libertà di navigazione è quindi uno degli "elementi cruciali della sicurezza e della prosperità internazionale", ha precisato il titolare della diplomazia di Taipei in un'intervista all'AFP.

La preparazione della popolazione civile

Non solo il governo pensa a misure di deterrenza per scongiurare una potenziale invasione da parte della Cina. Anche parte della popolazione taiwanese, seppur minoritaria, si prepara a un'azione delle forze armate cinesi. "Se vuoi la pace, devi prima prepararti alla guerra", recita lo slogan della Kuma Academy, una delle organizzazioni di protezione civile che prepara i taiwanesi a una potenziale guerra.

L'organizzazione nasce dall'idea di due esperti in disinformazione e sicurezza, Puma Shen e Ho Cheng-Hui, nel settembre del 2022, poco dopo la visita dell'allora speaker del Congresso statunitense Nancy Pelosi a Taiwan. Il nome, invece, ha radici nazionaliste. Kuma significa "orso", un riferimento all'orso nero taiwanese, che nel folklore degli indigeni Rukai di Taiwan è conosciuto come il difensore delle montagne. A metterci i soldi è stato Robert Tsao, fondatore della United Microelectronics Corp, che ha donato circa 20 milioni di dollari alla Kuma per addestrare tre milioni di civili taiwanesi in tre anni. I partecipanti, o i corsisti, però sono tutti paganti: una lezione a settimana per circa 30 euro al mese. Le cose sono cambiate con gli ultimi eventi mondiali. L'accademia ha registrato un boom di iscrizioni dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. 

In aula, in un istituto nel centro di Taipei, circa 40 studenti apprendono quanto sia importante conoscere i pericoli della disinformazione e le teorie del complotto durante una guerra. Una missione a cui il governo di Tsai tiene molto, dopo aver registrato un aumento di cyber attacchi e fake news dalla Cina. Tanto è forte la minaccia della disinformazione, che è stato recentemente istituito il ministero degli Affari Digitali, guidato da Audrey Tang, che risponde alle fake news in modo rapido e arguto attraverso i meme. Lo strumento irriverente sembra riuscire a ridurre la potenza delle notizie false cinesi che mirano ad alimentare la paura dei taiwanesi e minare la fiducia nella democrazia, costruendo così il sostegno popolare per la "riunificazione" con la Cina.

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Durante il corso si seguono anche lezioni di intervento di pronto soccorso per sapere come fare una rianimazione o curare le ferite causate da un bombardamento. C'è poi la preparazione per elaborare un piano di evacuazione per sé e i propri cari, così come preparare scorte di cibo e acqua. Agli studenti viene consigliato di indossare occhiali e guanti in caso di invasione, per proteggersi dalle armi chimiche e biologiche e viene loro insegnato come classificare i pazienti e giudicare se un'area dove trovare riparo è sicura o meno. La scuola però non mira a creare una milizia armata, dal momento che non si impara a utilizzare un fucile. Taiwan ha infatti alcuni dei controlli sulle armi più severi al mondo, rendendo di fatto impossibile il possesso di armi da fuoco per la maggior parte dei civili.

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Dall'hobby alla necessità

Validi sostituti delle armi vere sono quelle giocattolo. I giochi di guerra con armi softair sono diventati un hobby diffusissimo a Taiwan. Ora, però, stanno assumendo una dimensione più seria: chi non aveva mai preso un'arma in mano, adesso entra ed esce abitualmente da un poligono di tiro. Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, le prenotazioni per lezioni su come sparare con armi ad aria compressa sono quasi quadruplicate. Questo perché molti dei movimenti e delle tattiche del softair, come la postura di tiro e la mira, sono molto vicine alla modalità di combattimento militare. L'addestramento diventerebbe così utile se il governo dovesse richiamare i riservisti per respingere un'invasione cinese.

L'esperienza della difesa dell'Ucraina, un piccolo Paese attaccato da una potenza come la Russia, è un insegnamento per parte della popolazione dell'isola. In un sondaggio pubblicato il 15 marzo 2022 dal think tank Taiwan International Strategic Study Society, con sede a Taipei, il 70,2 per cento dei 1.076 intervistati ha affermato che sarebbe disposto a difendere Taiwan se la Cina lanciasse un'azione militare. Si tratta di un aumento sostanziale rispetto al 40,3 per cento che ha dichiarato di essere disposto ad abbracciare le armi in un sondaggio pubblicato il 28 dicembre 2021. Eppure, riguarda una parte minoritaria della popolazione taiwanese, che da oltre 70 anni convive ormai tranquillamente con la minaccia cinese. 

Gli inviti di alcuni esponenti del partito del governo, come quello di Lin Ping-yu del Partito progressista democratico, a tenersi pronti in caso di invasione fanno da eco alle richieste di maggiori armamenti che Taiwan chiede agli Stati Uniti. I nuovo pacchetti militari da Washington arrivano con sempre più lentezza e a Taipei serpeggia il timore che con il conflitto tra Israele e Hamas, che si aggiunge alla guerra in Ucraina, rallentino o persino diminuiscano le forniture di armi statunitensi.

Il governo di Taiwan sembra non voglia farsi trovare impreparato. Ma come risponderebbe a una probabile offensiva della Cina? Come affermato a Today.it lo scorso anno da Oriana da Skylar Mastro, Center Fellow al Freeman Spogli Institute for International Studies presso la Stanford University"La Cina ha quattro principali strategie riguardo Taiwan". Le esercitazioni militari attorno all'isola, come era successo nell'agosto del 2022, "rientrano nella 'Joint Blockade Campaign', cioè la capacità cinese di bloccare il traffico marittimo e aereo di Taiwan (impedendo così l'ingresso e l'uscita di diversi prodotti, ndr), per costringere la capitolazione dell'isola. C'è poi la strategia del 'Joint Missile Campaign', che prevede un attacco missilistico di lunga durata su Taiwan. E ancora. C'è la valutazione sull'aiuto degli Stati Uniti all'isola, e infine l'attacco anfibio che è effettivamente l'approdo dell’esercito cinese a Taiwan". Mastro precisa che Taiwan ha la capacità di rispondere autonomamente agli attacchi militari della Cina, ma solo per qualche settimana.

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La lezione dell'Ucraina sulle sanzioni occidentali contro la Russia

Da qui la necessità di maggiori rifornimenti statunitensi. Le richieste di Taipei vanno di pari passo con gli sviluppi militari di Pechino. Attualmente, secondo il recente report del Dipartimento della Difesa americano, la Cina possiede la marina più grande del mondo, con oltre 370 navi e sottomarini. L'anno scorso i cinesi hanno varato la loro terza portaerei e commissionato la loro terza nave d'assalto anfibio.

Non c'è solo la preparazione militare, ma anche quella strategica. Perché una probabile invasione di Taiwan avrebbe risvolti anche economico-finanziari. Basti pensare alle difficoltà economiche che la Russia sta vivendo con le sanzioni occidentali imposte dopo l'invasione dell'Ucraina. Non è più un mistero, infatti, che la Cina stia studiando i probabili scenari diplomatici internazionali alla luce di un possibile tentativo di invasione di Taiwan. Secondo quanto riportato dalla Reuters, diversi analisti cinesi valutano quali potrebbero essere le risposte degli Stati Uniti attraverso l'elaborazione di sanzioni economiche. 

Nel frattempo Pechino guarda cosa accade internamente a Taiwan, dove la campagna elettorale per le presidenziali del 13 gennaio 2024 è ormai nel vivo e solo il 24 novembre si sapranno i nomi dei candidati ufficiali. La Cina spera in una vittoria del partito di opposizione Guomindang sull'attuale Partito progressista democratico che guida l'isola dal 2016 con Tsai. Al momento, ci sono quattro candidati: il vicepresidente di Taiwan, Lai Ching-te, esponente del Partito progressista democratico che ha rafforzato le sue relazioni con gli Stati Uniti e che è il più inviso a Pechino perché non riconosce il principio dell'"Unica Cina", si confronta con tre candidati diversi più vicini alla politica di Pechino. Il fronte dell'opposizione però è diviso sulla scelta di un candidato unico tra Hou Yu-ih del Guomindang, Ko Wen-je del Partito popolare di Taiwan e l'indipendentista Terry Gou, fondatore di Foxconn. Il voto assicurerà un dialogo o uno scontro ancora più forte con la Cina. C'è chi però, nella peggiore delle ipotesi, vuole farsi trovare già pronto. Magari capace di usare un'arma o soccorrere un ferito. 

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