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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Tav, quanto costa e chi paga: serve davvero l'opera più discussa d'Italia?

C'è chi ha paragonato l'alta velocità Torino Lione al ponte di Messina, ma sulle Alpi al confine tra Italia e Francia i lavori per il tunnel ferroviario sono partiti 30 anni fa e - benché in ritardo - si avvalgono di finanziamenti europei: fermarli ora avrebbe un costo e un triplice danno

La Commissione Europea "non commenta le indiscrezioni di stampa secondo le quali il governo avrebbe deciso di non procedere con la realizzazione della Tav Torino-Lione", ma spiega come e perché ritenga la linea ad alta velocità è un progetto importante, non solo per la Francia e per l'Italia, ma anche per l'Europa nel suo complesso.

"È importante che tutte le parti mantengano i loro sforzi per completarlo in tempo" spiega il portavoce della Commissione Europea per i Trasporti Enrico Brivio durante il briefing con la stampa a Bruxelles.

Ma quanto costa davvero la Tav

A quasi trent'anni dall'avvio del progetto della linea ad alta velocità Torino-Lione non sono state realizzate che alcune opere preparatorie. Durante l'ultima legislatura sono stati autorizzati dal Parlamento "l'avvio dei lavori definitivi della 'sezione transfrontaliera" con la ratifica degli accordi presi dai governi di Italia e Francia.

Ora il nuovo governo, in particolare il ministro dei Trasporti Toninelli, ha più volte sostenuto di voler "rivedere il progetto della Tav" anche alla luce di un documento prodotto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, [PDF qui], in cui l'osservatorio sulla Tav riconosce come il progetto della nuova linea Torino – Lione approvato da Francia e Italia sia basato su stime sbagliate e previsioni "smentite dai fatti".

"Si deve rilevare che le previsioni della Commissione Europea hanno ampiamente sovrastimato il traffico merci - si legge nel documento che conclude - molte previsioni fatte quasi 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione Europea, siano state smentite dai fatti".

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Per la Torino Lione l'Unione Europea ha stanziato 813 milioni di euro, ma l'Italia potrebbe perderli se non verranno fatti passi avanti significativi. Come riporta Europa Today l'avvertimento è stato lanciato da Violeta Bulc, commissario europeo ai Trasporti.

Tuttavia la Commissione Europea ufficialmente non si è esposta sulle conseguenze di un'eventuale decisione del governo di ritirarsi dall'opera che ha un costo totale stimato di 8,6 miliardi di euro, finanziato per la maggior parte dagli investimenti stanziati nel bilancio pluriennale dell'Ue.

Attualmente i cofinanziamenti europei coprono il 41% dei lavori concordati tra Italia e Francia che ammontano a quasi 2 miliardi di euro.

"Ovviamente, i finanziamenti vanno ad opere che verranno realizzate: non si possono finanziare progetti che non vengono realizzati, come è logico", ha spiegato il portavoce della Commissione Europea facendo intendere come gli stanziamenti possano essere revocati.

Perché l'Europa sostiene la Tav 

Secondo l'Unione Europea circa 4 milioni di camion all'anno attraversano longitudinalmente la Val Padana e non c'è una ferrovia che possa consentire di spostare una parte consistente di queste merci dal trasporto su gomma a quello su ferro. La Torino-Lione è concepita per questo, per diminuire l'inquinamento e per decongestionare il traffico delle autostrade della Pianura Padana.

La Commissione stima che il progetto sosterrà la crescita economica a livello regionale e locale, con la creazione diretta e indiretta di circa 15mila posti di lavoro, nelle imprese e nel turismo.

L'opera dovrebbe essere completata tra il 2027 e il 2030: fa parte del Mediterranean Core Network Corridor, uno dei pilastri della politica comunitaria Ten-T. La Lione-Torino è indicata come una sezione chiave per il finanziamento della Connecting Europe Facility (Cef), strumento Ue che finanzia lo sviluppo di reti di trasporto. Come ogni altro progetto della Cef, ritardi nella realizzazione della Torino-Lione potrebbero portare alla riduzione del relativo finanziamento Ue.

Anche i sindacati sono contrari a bloccare i lavori della Tav

Se da un lato del governo il Movimento 5 Stelle - con il ministro delle Infrastrutture Toninelli - si chiede se abbia "senso o meno portare avanti un'opera nata male", Salvini con la Lega che si è sempre detta contraria a fermare il cantiere.

Ora anche i sindacati si appellano al governo per scongiurare lo stop ai lavori. "Fermare tutto sarebbe sbagliato. Il Paese ha bisogno di grandi infrastrutture" spiegano in una nota congiunta, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi, segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil.

"L'alta velocità-alta capacità, così come il passaggio da gomma a ferro o ai corridoi del mare, sono una sfida fondamentale per un Paese che muove ancora il 90% delle merci con un inquinante e costoso trasporto su tir. La connessione con i grandi corridoi europei è parte indissolubile del rilancio delle nostre aziende manifatturiere e non solo e per rompere l'isolamento delle aree interne".

Tav, costa di più bloccarla che non proseguirla?

Secondo i sindacati le conseguenze dello stop ai lavori provocherebbero un triplice danno: oltre a perdere una infrastruttura strategica, per i cittadini italiani si avrebbe la beffa di dover pagare le penali contrattuali, scontando in futuro inoltre la mancanza di competitività.

"Vale per la Torino-Lione, vale per il terzo valico e la Gronda, per il Brennero, per la Napoli-Bari, per la Sassari Olbia o la Siracusa-Gela, vale per decongestionare nodi ferroviari fondamentali come Firenze o per potenziare la nostra capacità di guardare al mediterraneo, vale per la Ionica e per il potenziamento della linea Adriatica. Vale per la realizzazione di quanto previsto dai contratti di programma di Ferrovie o di Anas, gli unici miliardi di euro veri messi a disposizione per gli investimenti. Si mettano cioè i bisogni del Paese prima di campagne elettorali permanenti che non servono a lavoratori e cittadini".

Toninelli smonta le grandi opere: "Ridiscutiamo integralmente la Tav"

"La salvaguardia dell'ambiente e del territorio è una priorità, ma lo è altrettanto lo sviluppo: non si può prescindere, dunque, da progetti a cui è affidata la crescita economica del nostro Paese" Ha detto il leader Uil, Carmelo Barbagallo."È questo il caso della Tav a cui non possiamo rinunciare. Abbiamo bisogno di infrastrutture, altrimenti non cresceranno né il Pil né l'occupazione".

"Tutto ciò va coniugato con il pieno rispetto delle norme per l'ambiente, il territorio e la sicurezza e con il coinvolgimento dei cittadini interessati. La soluzione è in questa capacità di sintesi: i ''no'' non servono, anzi ci danneggiano".

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