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Sabato, 27 Aprile 2024
L'eredità del boss

Caccia al "tesoro" e all'archivio segreto di Messina Denaro

Gli inquirenti sono certi che il mafioso abbia nascosto documenti personali e anche legati alla storia di cosa nostra, come quelli spariti dall'ultimo covo di Totò Riina. Sono anche sicuri che avesse un patrimonio cospicuo. Alcune piste portano in Svizzera

Con la morte oggi del boss Matteo Messina Denaro non si fermano le indagini per cercare di trovare non solo il suo "tesoro" - per gli inquirenti è certo che il mafioso gestisse molti affari e assai lucrosi in vari settori - ma anche il suo "archivio", cioè quell'insieme di documenti, anche personali, che potrebbero aiutare a far luce sui più grandi misteri della storia di cosa nostra e che risalgono a ben prima del 2020. Non si esclude - e  anzi sarebbe piuttosto logico - che al mafioso possa essere stato affidato quanto già detenuto da Totò Riina (nel cui ultimo covo di via Bernini non fu ritrovato nulla), visto che per lui il "capo dei capi" aveva una predilezione, almeno in una prima fase.

Chi comanda nella mafia dopo la morte di Messina Denaro

La contabilità e le misteriose entrate

Già subito dopo l'arresto dell'ultimo dei Corleonesi, l'inchiesta del procuratore aggiunto Paolo Guido - che dopo anni a dargli la caccia, il 16 gennaio scorso, è finalmente riuscito a catturare il latitante - erano partiti degli approfondimenti, anche sulla scorta di pizzini e appunti ritrovati nell'ultimo nascondiglio del boss, a Campobello di Mazara. Dalla sua meticolosa contabilità (appuntava persino il regalo da 50 euro fatto per esempio alla maestra Laura Bonafede con cui aveva una relazione), per esempio, emergeva chiaramente che ogni anno i calcoli partivano da una cifra base e fissa di 20/23 mila euro. Come un reddito da lavoro, che tuttavia Messina Denaro poteva ricavare soltanto da affari illeciti. Da dove provenivano questi soldi, chi glieli trasferiva eventualmente?

Tutti gli omicidi di cui è responsabile Matteo Messina Denaro 

Soldi ma anche documenti "scottanti"

Negli interrogatori, il boss - che aveva detto chiaramente che non si sarebbe mai pentito - ha sempre sostenuto di non avere nulla, ma che se anche avesse avuto qualcosa non sarebbe stato così stupido da svelarlo agli inquirenti. Cosa ha e dove? Chi oggi - e a maggior ragione con il suo decesso - entra in possesso del patrimonio accumulato nei decenni di latitanza, ma anche magari di documenti "scottanti"?

Tante donne per un'eredità

Formalmente, ma sembra essere un dato molto simbolico, l'erede principale del mafioso è la figlia Lorenza, che ha riconosciuto poco prima di morire e che fino a poco tempo prima della sua cattura definiva "sciacqualattuga" e "degenerata" nelle sue lettere. Ma sono ancora in vita anche le sorelle del mafioso, nonché la madre. Fra non molto, peraltro, tornerà libera proprio Patrizia Messina Denaro. Tante donne sulla scena, dunque, come forse non è mai successo prima nella storia di Cosa nostra.

Le piste che portano all'estero e le bugie del boss

Le piste per trovare "tesoro" e "archivio" partono dalla Sicilia ma arrivano potenzialmente in tutto il mondo, perché si sa che il boss ha viaggiato molto e anche che, per sua stessa ammissione, per un periodo ha trascorso la latitanza anche nel Palermitano. Tutto potrebbe essere nascosto quindi molto lontano, ma anche, al contrario, estremamente vicino. Nell'interrogatorio del 13 febbraio scorso, il mafioso diceva inoltre che a volte aveva usato dei trucchi, anche per cercare di fregare chi gli dava la caccia, ovvero inserire nei pizzini dettagli - anche relativi agli spostamenti - che in realtà erano del tutto falsi.

"Il centro di tutto è la Svizzera"

Uno dei Paesi sui quali si concentra l'attenzione degli investigatori è la Svizzera, dove potrebbe esserci qualcosa, anche banalmente una cassetta di sicurezza nella quale trovare istruzioni o altro. E che i contatti con la Svizzera nel tempo siano stati saldi è stato ancora una volta Messina Denaro a dirlo, sempre nello stesso interrogatorio, quando aveva spiegato come suo padre, Francesco Messina Denaro (morto da latitante e il cui corpo ricomparve soltanto per il funerale) vendesse beni archeologici trafugati e che il "centro di tutto era la Svizzera". Monili e vasi antichi finivano poi in tutto il mondo, diceva il boss, ma una tappa nel Paese oltre le Alpi era obbligatoria.

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