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Sabato, 27 Aprile 2024
Gli esperti: "Rischiamo i numeri inglesi"

La terza dose di vaccino e il monito del Regno Unito

In Gran Bretagna, paese dove le restrizioni anti Covid sono state ormai praticamente tutte allentate, crescono i casi di contagio. Gli esperti concordi: "Avanti con vaccini e terza dose"

Il boom di casi Covid nel Regno Unito "ci deve esortare ad agire in fretta sui percorsi della terza dose" di vaccino, "al di fuori delle alchimie algebriche di chi, magari, prova a cavarsela richiamandosi al numero di anticorpi personalmente recuperati dopo le due dosi”. A parlare è l'immunologo clinico e allergologo Mauro Minelli, coordinatore per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina personalizzata, commentando la difficile situazione epidemiologica che si è venuta a creare in Inghilterra, dove negli ultimi giorni i contagi sono saliti in modo esponenziale con ricadute pesanti sul sistema sanitario.

“Faremmo bene d'ora in poi ad evitare improbabili letture di fenomeni complessi con l'approccio semplicistico di chi conosce le tabelline - ha detto Minelli all’Adnkronos - L'immunologia e le sue dinamiche sono complicate assai, e non si prestano ad interpretazioni dozzinali. Basiamoci sulle evidenze, e ce ne sono di robuste, che dimostrano come, a distanza di 6 mesi dalla seconda dose, la copertura efficace contro il Sars-CoV-2 cali dal 40 e fino ad oltre il 90%, e quella contro la forma grave di Covid dal 65 al 90%".

Il rischio, insomma, è che anche l’Italia debba fare i conti con una recrudescenza di contagi alla luce del tempo trascorso dalla partenza della campagna vaccinale e del calo graduale della copertura contro il virus. Soprattutto in autunno, periodo in cui diminuiscono le occasioni di restare all'aperto e in cui sulla scena si affaccia anche lo spettro influenza, virus che lo scorso anno ha latitato, complice mascherine e lockdown. Il rientro massiccio a scuola e in ufficio, inoltre, aumenta le possibilità che l'infezione possa diffondersi in particolare tra chi è rimasto dell'idea di non vaccinarsi, riprendendo così a circolare.

Non è un caso d’altronde che in molte regioni siano partite le somministrazioni della terza dose al personale sanitario (il primo a partire con le vaccinazioni già a dicembre 2020), soggetti ultra fragili e a quelli maggiormente a rischio come gli over 80: l’obiettivo è stimolare una reazione immunitaria dove non c’è stata o è stata bassa o rafforzare sistemi immunitari che, a distanza di otto-nove mesi dal completamento del ciclo vaccinale, potrebbero ritrovarsi con meno risorse per combattere il virus. Al momento ancora nulla è deciso invece per la restante parte di popolazione, e resta comunque da gestire quell'ancora ampia porzione di italiani che restano su una posizione no vax. L'ipotesi più probabile è che si proceda a gradi, tenendo conto del periodo di conclusione del primo ciclo, e si proceda con la terza dose gradualmente.

“Con la terza dose abbiamo la possibilità di mantenere la nostra primazia, visto che è un anno particolare per l'Italia, in cui più volte abbiamo invitato, per esempio, gli inglesi ad 'assaggiare gli spaghetti' - ha concluso Minelli - La vaccinazione su larga scala ci ha portati ai primi posti nel mondo per le classifiche di 'resistenza Covid', se così vogliamo dire".

Bassetti: "In Italia vaccinazioni vanno alla grande, a gennaio via le restrizioni"

Anche l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica Malattie Infettive del San Martino, ha invitato a proseguire sulla strada della vaccinazione lanciando anche una proposta: via le restrizioni, green pass compreso, a partire dal primo gennaio se si raggiungerà il 90% degli immuni. E ha invitato a concentrarsi sulla situazione italiana, senza fare paragoni con altri paesi: “Qui in ospedale i ricoveri non crescono, prova che in Italia i vaccini stanno riducendo contagi, ricoveri e decessi - ha detto Bassetti - Guardiamo al nostro paese in cui le vaccinazioni vanno alla grande senza dover sempre prendere ad esempio altri paesi (vedasi interesse degli ultimi giorni di alcuni per l’Inghilterra dove crescono i contagi, ma non i decessi)”.

"Gli inglesi hanno scelto una filosofia diversa dalla nostra, hanno levato tutte le misure di restrizioni da mesi - ha fatto notare l’infettivologo genovese - Da luglio non usano più la mascherina, prima di raggiungere la copertura vaccinale simile alla nostra. Noi invece, con piedi di piombo e piccoli passi, possiamo raggiungere a fine dicembre, tra vaccinati e immuni, il 90% della popolazione generale. Continuiamo con la strategia che abbiamo messo in campo fino ad oggi". Proprio al Gran Bretagna a fine settembre era partita con la somministrazione della terza dose agli over 50 e la dose singola per i ragazzi dai 12 ai 15 anni, un'accelerata previta alla luce del rientro a scuola e del timore dell'impatto della variante Delta sulla popolazione. 

Tra Italia e Gran Bretagna, insomma, le differenze ci sono e non è detto che la parabola debba necessariamente essere la stessa: “Sui numeri inglesi - ha spiegato all’Agi - occorre fare attenzione: è vero che c'è stata un'impennata di contagi, più alto che a luglio; ma poi, se vediamo i ricoveri e i decessi, non sono proporzionatamente così alti. Circa 145 decessi, ma è un Paese che viaggiava con oltre 1.000 morti al giorno".

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