Grillo punta ancora su Rodotà ma non chiude a Prodi
Romano Prodi non solletica i "peggiori istinti" di Grillo, a differenza degli altri candidati del Pd. Una convergenza è possibile
Romano Prodi è il candidato del Partito Democratico per la Presidenza della Repubblica. E secondo le ultime indiscrezioni sul nome dell'ex premier potrebbe convergere anche i voti del Movimento Cinque Stelle. Prodi d'altra parte compariva nel novero dei candidati alle Quirinarie del movimento guidato da Beppe Grillo.
Nella riunione dei Montecitorio dei parlamentari del Movimento 5 Stelle la maggioranza ha ribadito come la decisione sia quella di votare Rodotà ad oltranza. La strategia di Beppe Grillo si delinea alle 18:30 di ieri, quando da Trieste, dove è impegnato nella campagna elettorale per le amministrative, dice: "Porteremo avanti la candidatura di Rodotà fino alla quarta votazione". E sono proprio le ultime quattro parole pronunciate dal leader del M5S che fanno riflettere sulla possibilità concreta di cambiare "cavallo" se il capo dello Stato dovesse essere eletto a maggioranza semplice.
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Quello che è sicuro è che Prodi non solletica i peggiori istinti di Grillo, a differenza degli altri candidati del Pd, apostrofati così:D’Alema («il principe dell’inciucio»), Amato («il tesoriere di Craxi») e Marini («il presidente di Berlusconi»). Prodi non piace a molti parlamentari del Movimento: "È quello che non si è battuto per la legge sul conflitto di interessi", dice la deputata Giulia Sarti. "È impresentabile e non lo voteremo mai, neanche se ce lo chiedesse Grillo", chiude il parlamentare Andrea Cecconi. All'incontro di qualche settimana fa nell’agriturismo fuori Roma, rivela un parlamentare dei Cinque Stelle, lo stesso Grillo disse: "Prodi è meglio degli altri nomi graditi a Pd e Pdl".