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Venerdì, 26 Aprile 2024
Terremoto

Un anno dopo il sisma il Centro Italia è ancora un tappeto di macerie

A dodici mesi dal sisma di Amatrice e a nove dalle scosse devastanti di fine ottobre nelle quattro Regioni colpite è stato rimosso solo l’8,57% dei detriti. Legambiente: "Necessario accorciare i tempi e dare più poteri al commissario straordinario"

Forse è sbagliato dire che è ancora tutto fermo, ma a un anno dal terremoto che il 24 agosto ha colpito Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo e a nove mesi dalle scosse devastanti di fine ottobre, nelle zone del sisma è sempre più difficile guardare al bicchiere mezzo pieno. In questi giorni lo abbiamo scritto e documentato con diversi articoli: l’economia langue, la ricostruzione è in ritardo, la burocrazia troppo spesso è un ostacolo insormontabile. 

Un fallimento certificato dai numeri: ad oggi sono state consegnate solo il 10% delle casette Sae, mentre l’economia è praticamente all’anno zero. Solo il 3% delle attività commerciali e artigiane sono ripartite e la 'No tax area' dal Governo è divenuta un semplice credito di imposta.

E poi ci sono le macerie. Secondo Legambiente, che a primavera scorsa insieme a Fillea Cgil ha avviato un Osservatorio nazionale per una ricostruzione di qualità, finora è stato rimosso solo l’8,57% delle macerie: circa 227.500 tonnellate dei 2.657.000 stimati dalle quattro Regioni. 

I numeri Regione per Regione

La stima della Regione Marche, con l’area del cratere più vasta, è di 1.120.000 tonnellate di macerie, di cui 117.500 già raccolte, il 10,50%. Su 87 Comuni colpiti, 52 sono ancora invasi dalle macerie e ben 9 sono ancora inaccessibili a causa dell’inagibilità delle vie di comunicazione, impossibilitati quindi ad avviare la raccolta degli inerti. Situazione estrema è quella di Arquata del Tronto, con le sue frazioni di Pescara del Tronto, Tufo, Capodacqua, assolutamente impraticabili.

L’Umbria e l’Abruzzo stimano rispettivamente 100.000 e 150.000 tonnellate di macerie. E se l’Umbria ne ha raccolto il 10,20%, la Regione Abruzzo non ne ha ancora avviato la raccolta.

Complessivamente rimangono da rimuovere oltre 2.400.000 tonnellate derivanti per la stragrande maggioranza dalle attività di demolizione parziale e totale dei fabbricati che permetteranno di ridimensionare le zone rosse. Sono macerie derivanti da edifici pubblici e da edifici privati pericolanti, la cui rimozione è propedeutica all’avvio della ricostruzione materiale e della rinascita delle comunità colpite. Aspettano di esserne liberati oltre 60 Comuni, con le loro numerose frazioni. Ma a fronte di questi numeri persino la scadenza prevista al 31 dicembre 2018 difficilmente potrà essere rispettata.

Terremoto nelle Marche, un anno dopo

"C'è invece la necessità di fare molto prima di quella data - dichiara la presidente di Legambiente Rossella Muroni -. È opportuno che il governo ripensi il ruolo della struttura del commissario straordinario per dargli più poteri e le risorse necessarie per un reale coordinamento. Le differenze nella gestione delle macerie nelle quattro Regioni sono troppe; già chiedevamo un coordinamento più forte ed efficace e il rischio ora è che diventi più debole, visto l’annuncio delle dimissioni di Errani. Siamo consapevoli delle numerose difficoltà incontrate - le ripetute e importanti scosse sismiche, la vastità dell’area interessata, le strade inagibili e insicure per via delle case pericolanti, le demolizioni necessarie per operare in sicurezza - a cui si sono però sommati ritardi per i provvedimenti modificati in itinere, negli affidamenti dei lavori, nel coordinamento tra i diversi livelli istituzionali. Ma la rinascita dell'appennino ha bisogno, ora, di una visione unitaria". 

Centro Italia anno zero, 12 mesi dopo il terremoto 

Lo speciale di Today.it,  AnconaToday e PerugiaToday

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